Ricordo ancora il giorno che imparai a piangere.
Ancora ero piccolo, avevo pianto per tante cose.
Erano morti i miei nonni, mi ero rotto un braccio, avevo fatto capricci.
Era una mattina soleggiata di dicembre, insolitamente calda.
Era tutto cosi luminoso.
E tutto si spense.
Poche parole.
Tante lacrime.A 13 anni risulta troppo grande concepire che un amico fraterno non lo vedrai piu, che non ci sarà mai piu.
È qualcosa che non ha senso, perché morire a 16 anni a scuola non ha senso.
Tutto diventa surreale.
Le foto al telegiornale, il corteo funebre, la sua faccia sulla lapide che non riesci a mettere a fuoco tra una lacrima e l'altra.
Da quel giorno, avendo imparato a piangere, smisi di farlo.
Non piansi per il dolore della mia schiena, neanche dopo un'operazione da 24 viti e 40 centimetri di cicatrice; non piansi quando mi lasciò la mia prima ragazza, nonostante pensassi di amarla; non piansi lasciando il liceo, eppure li avevo incontrato la maggior parte delle mie conoscenze e delle mie amicizie.Fino a che arrivò il giorno che tutte quelle lacrime che negli anni non erano uscite dai miei occhi si liberarono di botto.
Era l'estate dei miei 21 anni e mi trovavo a Lourdes come volontario, aiutando i malati.
Fu una casualità, di quelle cose che succedono perche devono succedere.
Nulla di cosi grandioso, in realtà.
Però nella mia mente si affollò una immensita di pensieri.
Io, che avrei potuto stare sulla stessa seria a rotelle di quelle persone che mi guardavano, con la mia schiena malandata le avevo regalato un momento toccante.
Le emozioni furono troppe, e imparai a piangere di nuovo.
Il mio cervello ando totalmente in tilt, sopraffatto dalla forza di quell'attimo.Dopo quel pianto liberatorio, violento e disperato, fu tutto diverso: le lacrime tornarono in libertà, se sospinte da un contrasto di emozioni.
E io che mai avevo pianto per una ragazza, vidi i miei occhi inumidirsi nel mio letto, guardandola nelle pupille mentre esprimeva il mio valore per lei.
Fu solo la prima volta, perché quella ragazza continuò a farmi emozionare una serie infinita di notti.
Ritrovai dunque il piacere di piangere, quella forza purificatrice delle lacrime, mezzo potentissimo di comunicazione.Le lacrime raccontano di profondità, sensibilità, forza.
E non mi vergogno di piangere.
Le mie lacrime sono la mia forza, sono espressione pura della mia anima, in qualche modo sono arte.
Regalare le proprie lacrime a una persona penso sia il dono più difficile.
Bisogna sconfiggere la sensazione di debolezza, confidare nell'altro, abbandonarsi.
Ancora di più essendo un maschio, condannato dal culto del sesso forte a non potersi permettere di farsi vedere debole, anche se solo attraverso un sano pianto.
Le lacrime sono preziose.
Sono anima allo stato liquido, che si mostra solo a chi veramente è riuscito a toccarla, oppure che rimane nel privato di ognuno, sfogo di un incidente tra emozioni che porta l'anima a concretizzarsi, per ricordarci che ciò che conta è sempre ciò che sentiamo.
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Monologhi Notturni
PoetryLa notte porta consiglio, specialmente in un momento di pausa. Cosi ho iniziato a scrivere delle riflessioni sul mio stato personale, in ordine sparso, che mi aiutano a mettere in ordine il mio cervello mentre non posso uscire di casa.