Se vivere è un po' morire, e vivendo soffriamo, il dolore allora è la definizione ultima della nostra esperienza vitale. D'altronde cosa è una definizione se non ciò che pone limiti, delimita ciò che è da ciò che non è? In questo senso il dolore è la più profonda, racconta di paure e di attitudini. Definisce il nostro agire, ciò che accettiamo da ciò che non possiamo sopportare. Ciò che ci auguriamo da ciò che evitiamo. Ma è soprattutto la reazione al dolore ciò che veramente, per me, definisce una persona. Ne modella il carattere, ne segna il vissuto ed il da vivere. Come affrontiamo il dolore dice di noi stessi più di quanto possa fare qualsiasi espressione, dialettica, artistica o pratica. C'è chi si impegna in una fuga esistenziale dal dolore. Chi lo accetta, chi ne è sopraffatto. Con il tempo ho capito che per me è sempre stata una sfida. Un conto in sospeso con l'universo, una battaglia da vincere. Dimostrare a me stesso, a chiunque, alla vita stessa, che io sono più duro, che nulla può abbattermi. L'ho imparato quando ero piccolo, ore ed ore chiuso in un corsetto ortopedico che mi correggeva e mi distruggeva. Quel dolore fisico, ma anche psicologico, compagno di viaggio in un'età troppo giovane. A quel dolore reagii con rabbia, conquistandomi la mia felicità senza lasciare che nulla potesse fermarmi. Morì un amico, giovanissimo, e mi tuffai nella sofferenza per poterne sentire il sapore metallico. Per capirmi, per poter prendere l'impulso giusto per mangiarmi il mondo. Anche per lui, che credeva in me. Scavare a fondo nel mio dolore è sempre stato il primo passo per me. Sprofondare nell'abisso, sentire in ogni vena del mio corpo lo scorrere di quell' emozione. Farlo mio, fondermi con esso. Per poi, con il dovuto tempo, curare le cicatrici, rinforzare la corazza, uscirne più duro. A volte credo che incluso esagero, mi faccio prendere troppo dalla mia passione. Non era necessario, ma anche grazie agli eccessi mi conosco meglio. E a quelle volte in cui il dolore l'ho cercato, abbracciato, preso per mano. Non sono mai scappato, l'ho sempre sfidato. Mai dato per vinto, tenere duro per dimostrarmi che non può avere il controllo della mia vita. Oltraggiarlo, avvilirlo, superarlo. Prendere da me le redini del mio cammino, senza lasciarmi intimorire dalle spine nelle piante dei piedi. Sentirmi veramente vivo, come chi si pizzica per capire se sta sognando. Il dolore è realtà, è esistenza, è vita. Il dolore è insegnamento, maturazione, benzina. È la voglia di farcela nonostante tutto. È l'istinto di sopravvivenza, perché arrivi un domani migliore. Una prova del Signore, direbbe qualcuno. L'essenza stessa della persona, dico io. Crescere vuol dire conoscere il dolore e superarlo, andare avanti. E di riflesso conoscersi meglio, accettarsi, prima o poi. Con l'orgoglio di avercela fatta.
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Monologhi Notturni
PoetryLa notte porta consiglio, specialmente in un momento di pausa. Cosi ho iniziato a scrivere delle riflessioni sul mio stato personale, in ordine sparso, che mi aiutano a mettere in ordine il mio cervello mentre non posso uscire di casa.