cap 4

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In questo momento sto aspettando tutto il cofanetto di shadow hunter. Non so chi la segue ma sono diventata una mega fan della Malec.



«Lasciami solo...ti prego»

«Va bene amore...mi dispiace» mormorò chiudendo la porta

«PORCA TROIA!!» urlò staccando il poster dal muro per poi stracciarlo. Appoggiò la testa sul porta plettri, come aveva potuto?! Perché tutto stava andando nella direzione sbagliata?

Dopo pochi minuti una farfalla entrò nella sua camera

«Mi dispiace Marinette, ma non sono abbastanza forte» bisbigliò prima di venir akumizzato.

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Ladybug saltò da un tetto all'altro guardandosi attentamente intorno finché lo vide. Era inginocchiato nel mezzo della strada, con le mani che stringevano la testa in un modo che lei reputò straziante. Cosa diavolo era successo? Scese con cautela iniziando ad avvicinarsi, grazie al cielo chat noir non era ancora arrivato.

«Luka»

Quest'ultimo alzò lo sguardo, sembrava disperato. Ad un certo punto gridò «NON FARÒ DEL MALE A NESSUNO!!» stava lottando mentalmente contro Papillon.

«Luka..cos'è successo?»

«Marinette...ti prego portami da Marinette...devo parlarle» un altro grido

Ladybug lo fissò, come poteva portarlo da Marinette se si trovava proprio lì davanti?

«My lady!»

Ecco ci mancava solo lui «Chat allontanati! Non dobbiamo combattere» ora doveva trovare un modo...potevano benissimo attaccarlo per rompere l'oggetto. Probabilmente era il porta plettri che aveva dietro la schiena. Sentiva però qualcosa di strano, non voleva combattere, non voleva fargli del male. Era già successo che un akumizzato si rifiutasse di eseguire gli ordini di Papillon, ma questa volta...non lo sapeva neanche lei. C'era qualcosa di diverso...era sempre stato così cattivo? Eliminò questo pensiero doveva alleviare il suo dolore, quelle urla erano troppo per lei. Doveva far capire a Luka che lei era Marinette senza però rivelare la sua identità nè a chat noir benché meno a Papillon. Inoltre alla fine dell'akumizzazione lui non si sarebbe ricordato niente. Era pericoloso, lo sapeva benissimo, ma in quel momento la sua parte emotiva prese il sopravvento su quella razionale. Restò per qualche secondo in silenzio notando lo sguardo sconcertato del suo collega. Ecco cosa doveva fare!

Cominciò ad avvicinarsi con più sicurezza, non le avrebbe fatto del male. Quando era stato akumizzato per la prima volta era riuscito in parte a rimanere lucido. Lei confidava in lui, con tutta se stessa.

Chat cominciò ad agitarsi, cosa voleva fare quella ragazza.

«Luka...guardami» disse mentre gli prendeva la testa con le mani

«Siamo proprio due stupidi vero?» chiese lei ironicamente, lui lo avrebbe capito, lo sapeva

Il ragazzo la guardò smarrito poi spalancò gli occhi «Direi di sì» rispose sorridendo impercettibilmente.

Iniziò ad alzarsi a fatica, voleva che lei sapesse tutto, voleva liberarsi dalle grinfie di Papillon

«Ho scoperto chi è mio padre» mormorò sottovoce prendendo l'oggetto akumizzato per farglielo distruggere «è Jagged Stone»

Ladybug spalancò gli occhi, il loro cantante preferito? «Mi dispiace...» Prese l'oggetto e lo distrusse sotto la bocca spalancata di Chat e il sorriso dolce dell'akumizzato accompagnato da una lacrima amara. Erano messi proprio male. Appena tornò normale si guardò intorno confuso, fissò Ladybug davanti a lui e fuggì.

«LUKA!!!»

«My lady?»

«Che succede chat?»

« T-tu e lui...voi»

«Io e lui? Che stai dicendo?»

«Voi state insieme? Lui sa la tua vera identità?»

«No che non stiamo insieme!»

«Non hai smentito la seconda però» ribatté acido

«Chat..ascolta»

«No non voglio! Ho bisogno di pensare» se ne andò via sparendo tra i tetti.

«Chat...»

Non avendo usato il lucky charm aveva ancora tutto il tempo che voleva. Non poteva essersi allontanato tanto. Le prime gocce iniziarono a scendere...sarebbe scoppiato un bel temporale. Dove caspita era andato a finire? Decise di allontanarsi dal centro arrivando fino ad un parchetto. Guardava assorto il cielo. Le goccioline scendevano lentamente, sembrava così perso. Si detrasformò e lo chiamò. Come riscosso dai suoi pensieri si girò incontrando io suoi occhi da lontano...e le sorrise.

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Guardava assorto il cielo plumbeo facendo scivolare sulla faccia le piccole goccioline di pioggia che avevano iniziato da poco a scendere. Le ciocche di capelli ormai si erano attaccate al volto, così come la consapevolezza di aver sbagliato tutto. Era seduto su una delle tante panchine fradice di quel parco della periferia. C'erano solo lui e la pioggia, non si era mai sentito così solo in tutta la sua vita, non un solo clacson, una persona o qualsiasi altra forma di vita. Si mise le mani nelle tasche inzuppate sospirando, dai non era così male aveva solo scoperto che il suo vero padre era Jagged Stone, si era fatto akumizzare e aveva ferito probabilmente metà città e combattuto contro ladybug e chat noir. Non male per essere passata solo qualche ora. Ma chi voleva prendere in giro, si sentiva una merda, nel vero senso del termine. Appena ritrasformato era scappato, non voleva fare del male a nessuno, se l'avesse saputo lei....non voleva deluderla ancora, vedere quegli occhioni azzurri farsi lucidi, il sorriso spegnersi era qualcosa che non poteva perdonarsi.

«Luka!!» una voce si fece strada nell'oscurità.

I loro incontri dovevano per forza avvenire sempre tra la pioggia? Lui si voltò catturando con i suoi occhi spenti, quelli di lei così vivi e splendenti. Lei cominciò a correre fino a raggiungerlo. L'acqua aumentava sempre di più e i passi rieccheggiavano tra le pozzanghere.

«Mi hai fatta preoccupare idiota!» urlò tirandogli uno schiaffo

«Lo so» soffiò lui guardandola dal basso, era zuppa dalla testa ai piedi. L'aveva ferita ancora, perché continuare a frequentarsi, perché soffrire? Aveva una sola risposta, non poteva stare lontano da lei.

«I-io ero così preoccupata, sei sparito per una settimana! Vengo per tirarti uno schiaffo e cosa scopro che tu sei stato akumizzato e che tuo padre è Jagge-» venne interrotta dalle labbra morbide di Luka che si posarono sulle sue con titubanza per poi farsi sempre più sicure. Dio se era sbagliato, ma in quel momento venne messo tutto da parte, Marinette dopo un primo momento di shock si lasciò andare stringendo tra le dita la sua felpa fradicia per poi risalire scompigliandogli i capelli bagnati. Erano morbidi come la seta. Luka ancora titubante le mise una mano dietro la schiena per avvicinarla a sé mentre con l'altra le delineò la figura partendo dalla mandibola fino ai fianchi. Aspettava quel momento da sempre, dal loro primo incontro. Marinette sentì il suo profumo pervaderà, il suo sapore di menta le inondò la bocca. Avrebbe continuato all'infinito, ma dovevano riprendere fiato. Appoggiarono la fronte l'una sull'altra e si guardarono negli occhi. Marinette andò letteralmente nel pallone, aveva sbagliato tutto. Strinse per l'ultima volta la sua felpa farfugliando uno scusa e scappò via lasciando lì Luka sotto la pioggia. Questultimo la guardò fuggire da lui, si risedette sulla panchina. «Sono un idiota» sbuffò rimescolando i suoi occhi glaciali con il cielo scuro e spento.

Rainy song#LukanetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora