Turner

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L'anziana donna sedeva su una vecchia poltrona di pelle consumata. Il suo abito di cotone non era molto curato, pulito o lavorato con fitti ricami, ma era comunque di una fattura raffinata. Gli occhi contornati da rughe emanavano ancora un bagliore giovanile, dolce, di chi era stato molto felice, anche se per poco tempo.
L'orologio a muro e l'odore di thè segnavano le cinque in punto, uno dei suoi orari preferiti, assieme all'alba, la piena notte e al tramonto.
Sorrise al suo ospite, spostando di poco la veletta per osservarlo meglio.
Gli sorrise con le labbra assottigliate dal tempo, contornate da una delicata ragnatela di rughe, che tuttavia non eliminava la sua bellezza, come se fosse eternamente giovane.
Le tazzine di porcellana erano a malapena macchiate dalle foglie di thè che rimanevano incollate sul bordo per via dello zucchero.
Il suo ospite era un ragazzo, un giovane giornalista, dai capelli scompigliati, con un abito color crema, come un damerino della fascia altolocata della popolazione. Tra le mani teneva un blocco per scrivere degli appunti e una penna calamaio, che ogni tanto intingeva nella boccetta d'inchiostro che si era portato dietro. Era nervoso, gli tremavano le ginocchia e si guardava intorno.
《Desiderate dei biscotti al burro? Non vergognatevi di accettare.》.
Il ragazzo sollevò lo sguardo dal tappeto al volto della sua ospite.
《Io non credo, no. Dovevo solo farvi delle domande riguardo a... Joseph Mallord William Turner, dico bene? Il suo nome, il suo secondo nome almeno, mi è difficoltoso da pronunciare.》.
Era artificioso, il ragazzo, costruito con una facciata rococò, come un vecchio palazzo francese, uno di quelli sopravissuti alla rivoluzione del secolo prima.
La donna gli porgeva il piattino di biscotti, con fare cordiale.
《I cockney sono sempre stati... particolari. Lui era un artista, un genio, il pittore della luce, come lo chiamavano. Ed era l'uomo più controverso e affascinante che abbia mai conosciuto.》
Il giovane le sorrise, colto dalla curiosità e dalla sorpresa di quell'affermazione.
《Perfetto, raccontate.》 La spronò prendendo la penna a calamaio in mano e poggiandola sul blocco degli appunti.

Era una soleggiata giornata di novembre, l'aria fredda del lungo Tamigi si mescolava alla densa nebbia mattutina e i pescatori scaricavano il pesce dalle barche umide dall notte, i knocker-up bussavano sulle finestre degli impiegati e le domestiche si affrettavano a fare compere per i loro padroni, mentre gli studenti e gli spazzini affollavano le strade con sacchi e cartelle pieno di ogni cosa possibile, gli ubriaconi invece vagavano con le bottiglie nelle buste di carta in mano, puzzolenti di birra e gin rancidi.
Lui camminava portandosi il blocco e la matita sotto braccio, con una pagnotta bollente avvolta in un panno bianco e sporco di marmellata di mirtilli rappresa sotto alla giacca, a scaldargli la pancia e la mano destra.
Sorrideva, andando verso l'East End per avere una migliore visuale del sole pronto a sorgere.
Con il naso puntato all'insù osservava la luce riflessa sulle nuvole e i colori che tingevano il cielo prossimo all'alba.
Amava l'alba.
Era uno di quei momenti sospesi tra il freddo e il calore di due momenti completamente diversi della giornata in cui la luce dava il meglio di sè.
Vedere quel primo cristallo di luce sollevarsi dal suolo era un'emozione unica e meravigliosa.
Il ragazzo dai capelli biondi prese una sorta di rincorsa e accelerò il passo, imboccando  le stradine labirintiche di Londra.
Qualcosa lo fermò subito prima di proseguire oltre una piccola bottega di imbianchini.
Una risata cristallina, dolce, qualcosa di giovanile e sincero, lo interruppe dalla sua ricerca di un buon punto di osservazione dell'alba.
William Turner si girò in direzione di una bancarella di cianfrusaglie usate e osservò una... non una ragazza, una creatura talmente simile a un angelo che non poteva essere di quella terra.
I capelli neri come la notte, la pelle chiara come la luce delle stelle e gli occhi che parevano il cielo come l'alba... e il sorriso. Quel meraviglioso sorriso scarlatto, delicato e incantevole.
La guardava incantato, in preda a una sorta di ineffabilità degna di un poeta stilnovista.
La guardò sorridere a quello strano specchio ricurvo, chiedendone il prezzo.
Quando si girò nella sua direzione peró lui non c'era più.
Rimase in silenzio per qualche secondo e poi tornò a trattare con il venditore, senza sapere che due occhi bruni, dall'altro lato della strada, la stavano osservando dalla bottega buia di un imbianchino.
Lui, con il blocco in mano, sorrise.

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