La stagione primaverile era quasi giunta al suo termine, e lo si avvertiva dall'instabile clima umido, a tratti freddo improvviso altre volte un caldo asfissiante, che colpì tutta la città.
Michelangelo si stava vestendo di fretta mentre i suoi amici lo aspettavano nel salotto del suo appartamento, quando all'improvviso fu attratto da un lampo viola che illuminò la sua stanza. Andò in salotto dal gruppo di amici e non fece in tempo a parlare che il cielo esplose in un boato assordante. Subito dopo si avvertì l'acqua scrosciare sui vetri delle finestre con una certa violenza.
"No, cazzo!" lagnarono alcuni di loro raggruppati uno sopra l'altro a guardare la tempesta che sovrastava la città. "Ma non doveva piovere così tanto, avevano detto che sarebbe piovuto più tardi, quando noi stavamo in discoteca!" esclamò uno di loro deluso.
"Non si può mica prevedere il meteo con certezza ormai." fece ironico il moro, con le mani sui fianchi mentre decideva sul da farsi.
"Fanculo la pioggia, io ci vado." disse Valerio dirigendosi verso la porta. Michelangelo lo afferrò per un braccio. "C'è il diluvio universale qua fuori, dove diavolo vorresti andare?"
"Al club. Senti, amico, c'è Silvia Montalto lì, che mi ha detto che mi aspettava. Silvia Montalto!" esclamò afferrandolo per le spalle e scuotendolo con finta rabbia. Lui rise.
"Non c'è da ridere, guarda che vestito da porca si è messo." aggiunse poi aprendo la storia di instagram con la ragazza, che indossava un vestito cortissimo in latex rosso lucido, lo calzava talmente stretto che per poco le sue tette non esplodevano come palloncini, pensò Michelangelo camuffando una risata.
"Non possiamo andarci raga, avete visto che diavolo di tempo? Con tutto il rispetto per te e la tua chiavata, Vale ma io resto qui, vedo se papà mi verrà a prendere." prese parola un altro.
"No, vi accompagno io a casa, tranquilli, aspettiamo solo che spiova un po'." propose un quinto ragazzo nell'affollata comitiva.
"E ora che si fa?" chiesero. "Non so, Mattia mi ha scritto e ha detto che se continua così, resterà a casa della sua ragazza." parlò Gregorio con Michelangelo.
"Che ne dici? Vediamo un film?" avanzò proposta il riccio. "Non contate su di noi, torneremo a casa, appena possiamo, che qui la tempesta mi fa paura." rispose uno.
Il moro spostò lo sguardo sul suo migliore amico. "Ti prego, non faccio questa cosa da quando avevo quattordici anni. E poi staremo solo io, tu e il tuo stron-qulino." sfotté frustrato. Gregorio alzò il dito medio.
"Beh, posso sempre vedere se Edoardo ed i suoi amici stanno giù." fu il primo pensiero che fece. In effetti non aspettava occasione migliore per stare con il suo ragazzo.
Ormai erano diventati una coppia a tutti gli effetti da un paio di mesi, uscivano insieme quasi tutti i fine settimana, frequentando uno il gruppo dell'altro per non sprecare quelle giornate; e durante la settimana invece rimanevano per lo più a casa di Edoardo, a guardare film o semplicemente a chiacchierare sul letto, accoccolati uno sull'altro.
"Oh certo invitiamo i froci a far festa stasera e magari perché no, ci mettiamo anche a guardare Per Colpa Delle Stelle." commentò con pessimo sarcasmo. Michelangelo gli lanciò un'occhiataccia torva.
"Guarda che è un cazzo di film Per Colpa Delle Stelle, idiota. Scommetto che non sai neanche di che parla." intervenne Gregorio, visibilmente urtato dall'insensibilità del ragazzo.
"Che me ne frega, so solo che è una di quelle storie d'amore che tanto piacciono alle ragazzine." commentò sulla difensiva. "Certe volte mi chiedo come fai ad essergli amico." sussurrò il suo coinquilino all'orecchio, andando in cucina per preparare un aperitivo al volo.
Michelangelo scosse il capo, infastidito dai soliti stereotipi dell'amico, prendendo il cellulare. Lesse la prima notifica.
"Come procede la serata? Spero tu abbia preso un antipioggia ed un ombrello con te. Che c'è una tempesta qua fuori, ti bagnerai tutto quando tornerai."
Il moro fece un ghigno pensando al messaggio dal sottile doppio senso.
"Geloso che la pioggia mi bagni più di te?" scrisse aggiungendo un'emoji perversa.
Vide che il suo contatto lesse subito il suo messaggio, come se non stesse aspettando altro.
Lesse la scritta sta scrivendo... e già immaginava la risposta nella sua mente.
"Ha-ha divertente." fu la risposta del castano. "Sai cos'altro sarà divertente? Tu che ci vai in bianco stanotte." aggiunse subito dopo.
Il moro non poté trattenere il suo sorriso divertito. "Se tu, Clemente e Max non avete nulla di meglio da fare, salite su, io, Greg e Vale stiamo per vederci un film perché la tempesta ci ha colto alla sprovvista." propose attendendo risposta.
Un paio di interminabili secondi dopo, Edoardo scrisse.
"D'accordo, stiamo arrivando, dacci cinque minuti per raccogliere un po' di schifezze e saliamo su da voi." concordò.
Michelangelo poggiò il cellulare soddisfatto.
"Allora, le ballerine salgono oppure no?" chiese Valerio, sconfitto sul divano. "Ehi, il fatto che la sera ti sia andata male non significa che debba andare male anche per noi." puntualizzò andando ad aprire la porta.
Poco dopo i tre vicini entrarono con una busta della spesa. "Abbiamo portato due birre, un paio di bottiglie di vino e patatine... mi spiace, avevamo solo questo." parlò Edoardo.
"Ehi, ma guarda chi si rivede, effe-uno ed effe-due." li salutò Valerio con un palese sfottò che subito fece irritare il castano appena entrato.
"Ma tu guarda, c'è stronzo-unico-e-solo." ricambiò il saluto Clemente, intervenendo al posto dell'amico, lanciandogli un falsissimo sorriso.
Michelangelo ed Edoardo si scambiarono un lungo sguardo con cui si spiegarono tutto.
Gregorio entrò nel salotto, poggiando le ciotole ed i bicchieri, sul tavolino di fronte la televisione.
"Voi che fate, rimanete?" chiese al gruppetto di ragazzi che si era messo in disparte mentre aspettavano che spiovesse per andarsene. "No, ha appena smesso di piovere, scappiamo ora prima di acchiappare altra acqua." intervenne l'amico con la chiave dell'auto in mano.
"Sicuro? Non volete restare a guardare un film?" insistette il riccio, ma i tre negarono col capo, e si congedarono uscendo dalla porta.
"Max trovaci un film streaming, che qui siamo troppo poveri per Netflix." parlò Edoardo al coinquilino scherzando. Si avvicinò al divano, sedendosi al centro tra Clemente e Valerio che si allungò sul tavolino per prendersi una bottiglia di birra e facendosi uno shot di vodka liscia offertogli da Gregorio.
Quest'ultimo si sedette sulla poltrona e, contento per l'assenza del loro severo coinquilino Mattia, si tolse le scarpe e poggiò i piedi sul tavolino, completamente rilassato.
Massimiliano prese posto all'angolo del divano, facendo stringere Clemente, Edoardo e Valerio. Quando Michelangelo giunse lì, si guardò attorno cercando di capire dove potesse sedersi.
"Prenditi una sedia, no?" gli suggerì il suo migliore amico. "Nah, preferisco sedermi a terra." disse accomodandosi per terra, davanti a Edoardo che raccolse le gambe incrociandole come un indiano per fargli spazio.
"Che cosa vediamo?" chiese Gregorio, lanciandosi una manciata di popcorn appena sfornati dal microonde, in bocca, spargendone alcuni anche sulla poltrona.
"Raw, una cruda verità. È un horror francese, stava nella playlist del migliore sito streaming." rispose avviando il film sulla televisione, dopo averla collegata al suo cellulare.
"Ehi Micky, mi passeresti..."
Non fece in tempo a finire la frase che Michelangelo allungò la mano verso un bicchiere colmo di vino rosso che gli passò.
"Del vino rosso, il tuo preferito." completò addirittura la frase. Il castano prese il bicchiere e ne bevve un sorso, nascondendo un timido sorriso dietro il bicchiere.
Il film procedette abbastanza in silenzio, ad eccezione di qualche commento o qualche battuta dei ragazzi. Le reazioni esplosero nel culmine di una scena molto angosciante.
Occhi sgranati, palpebre socchiuse e facce disgustate erano puntate sullo schermo.
"Vi prego, non ditemi che lo farà sul serio." disse Edoardo, sentendosi leggermente nauseato e con un pugno chiuso sulle labbra.
"Giuro che se lo fa, credo di poter vomitare." commentò Massimiliano, sconvolto.
La ragazza stava seduta per terra, che osservava quella cosa, grondante di un liquido di un colore molto vivo. La videro come la osservava con un certo desiderio, e la studiava passandosela tra le dita.
I ragazzi la implorarono di non fare ciò che aveva in mente, che ormai appariva chiaro.
Grida di disgusto e insulti vari sovrastarono la scena silenziosa del film.
"Gesù Cristo, che schifo." esplose Valerio distogliendo e riponendo lo sguardo da quel terribile spettacolo.
"Cazzo, non so se è più disgustoso questo, la scena in cui si mangiano il fegato di coniglio crudo, quella in cui la sorella aveva il braccio nel culo della mucca o i due gay che stavano scopando..." puntualizzò turbato.
Edoardo gli gettò un'occhiataccia.
"Sul serio? Stai veramente paragonando questa cosa... orripilante alla scena in cui il tipo stava facendo un pompino al ragazzo?" chiese infuriato.
"Sì, faceva abbastanza schifo."
"Tu hai dei seri problemi."
"Dai, hai visto la testa che faceva su e giù da dietro."
"Valerio, Justine si è appena mangiata un dito. Un dito umano." puntualizzò parlando scandalizzato. "Lo ha scarnificato. Cioè, ho visto umani mangiati in The Walking Dead almeno un milione di volte, ma questo... questo è peggio. Questa è una ragazza, un personaggio... umano, reale... che si è mangiata il dito della sorella svenuta. E... e si vedono i particolari, vedi la carne che si stacca dall'osso ed è..." quasi trattenne un conato. "Okay, basta Edo, o vomiterò se ne parli ancora una volta." intervenne Massimiliano alla sua destra, scandalizzato.
"Beh, e quello che ha preso un cazzo in bocca? È una cosa innaturale e fa schifo." si difese Valerio.
"Ma se neanche l'ha inquadrato!" inveì sentendo la rabbia ribollirgli dentro.
"La questione è come cazzo ti è saltato in testa di paragonare una scena di sesso con... questo scempio." aggiunse Clemente. "È quando ti fa schifo una cosa no? Se uno di viene vicino e ti chiede quale categoria di film ti fanno schifo, tu rispondi, i romanzi, i gialli, quelli dove la gente si divora da viva e quelli in cui vedi due uomini scopare." parlò sentendosi nel torto.
"Cazzo, amico qui parliamo di moralità. Quello che ha fatto Justine è innaturale e immorale oltre che schifoso, mentre invece quello che ha fatto Adrien con... quel tizio, è solo... strano." gli rispose il biondo stando attento a pesare bene le parole.
"Beh, non è che due uomini che scopino sia naturale."
Edoardo all'improvviso scattò in piedi, e si allontanò in cucina, afferrando il bicchiere di vino che aveva poggiato sul tavolo con una certa violenza.
"Vado a prendermi un bicchiere di vino." pronunciò incollerito.
Valerio lo osservò non capendo il suo atteggiamento.
Michelangelo lo guardò con disapprovazione. "Dai Miche' non puoi dirmi che non è così, ne abbiamo parlato un sacco di volte." gli disse cercando appoggio in quella situazione imbarazzante.
"Non c'entra nulla, Vale, il paragone è sbagliato a priori." ammise rammaricato, alzandosi da terra per raggiungere Edoardo.
"Ehi." lo salutò il moro, vedendolo fermo davanti la bottiglia di vino chiusa. "Non riesco ad aprire questa fottuta bottiglia di vino, il sughero si spezza ogni volta che tiro il cavatappi." borbottò, tastandosi le tasche alla ricerca di una sigaretta che non trovava.
Michelangelo aprì la bottiglia di Solopaca e la scolò nel bicchiere. Il castano ne bevve un sorso come se fosse assetato.
"Dai, non prendertela." provò a consolarlo. "Sul serio, Micky?" chiese con rabbia, mantenendo il bicchiere all'altezza della spalla.
"Lo sai che Valerio è stupido, fa così solo perché crede di far ridere."
"Beh qui non fa ridere a nessuno." sentenziò bevendo un altro sorso di quella bevanda rossa alcolica.
Il ragazzo più alto gli prese un braccio, accarezzandoglielo. Quel contatto lo confortò tantissimo. Gli guardò le labbra sottili e chiare e desiderò baciarle, ma dovette trattenersi perché il suo ragazzo non voleva ancora che si sapesse della loro relazione e questo trasformò la sua rabbia in sconforto.
"Ehm, ragazzi, vorremo riprendere il film se non vi dispiace." disse Clemente sbucato all'improvviso dall'ingresso della cucina. "E raga, di lì si vede che siete un po'... vicini." aggiunse indicando con la testa il salotto alle sue spalle.
"Lo abbiamo capito, Leme. Grazie, ora arriviamo." ringraziò Edoardo, afferrando la bottiglia di vino che si sarebbe portato appresso.
"Dai Eddy, lascialo perdere." lo incoraggiò Michelangelo prima di uscire dalla cucina.
"Mi dispiace ma non lo sopporto, il tuo amico lo posso sopportare davvero a piccole dosi." ammise un po' dispiaciuto per come avesse sbraitato prima. "E comincio un po' a detestare il fatto che non possiamo trascorrere più tempo da soli." aggiunse mettendo il broncio.
"Si tratta di un altro paio d'orette, poi... scendiamo da te..." parlò in maniera provocatoria e sensuale. "...e magari potremmo fare quello che stavano facendo Adrien ed il suo amico." gli sussurrò all'orecchio, lasciando che la sua mano si poggiasse poco più in basso della vita, avendo cura di non essere visto dagli altri, sfruttando la sua posizione verso la porta ed una sorta di punto cieco di quella stanza. Edoardo lo allontanò spingendolo con un leggero pugno sullo sterno.
"Ti odio." mormorò sentendosi ora tremendamente eccitato. Michelangelo gli sfilò la bottiglia ed il bicchiere dalla mano.
"Sistemati, se non vuoi che il tuo amico si veda." lo punzecchiò uscendo dalla cucina. "Stasera farai la fine dell'amico di Adrien." lo minacciò alzando la voce di poco, mentre si risistemava il bozzo sotto il jeans nella maniera che fosse la meno visibile possibile. Michelangelo rise divertito, e si voltò per un momento lanciandogli un ghigno provocante.
"Non sai quanto mi dispiacerà."
Il castano sollevò il dito medio, e dopo essersi risistemato per l'ennesima volta, prese un lungo respiro e ritornò in salotto.
"Ah, siete tornati finalmente, iniziavo a sospettare che ve lo stavate chiavando a culo." inveì di nuovo Valerio.
"Certo che sei proprio un cogl..." disse Clemente irritato prima di venire interrotto da Michelangelo.
"Geloso di me perché ti piacerebbe chiavarmi? O di Eddy perché hai una cotta per lui e non lo vuoi ammettere?" chiese sarcastico, facendo arrossire il compagno che si zittì subito.
"Vai a farti in culo." pronunciò sottovoce sentendosi offeso nell'orgoglio.
"Vuoi venire con me?" continuò a stuzzicarlo sedendosi lui sul divano sta volta, facendo spazio tra le sue gambe per la schiena del castano che si sedette per terra.
Il gruppo riprese a guardare la seconda parte del film, che aveva perso di interesse dopo quella scena cruda.
Nel silenzio e nel buio di quella stanza, dove le uniche fonti di rumore e di luce erano dettate dal televisore, la mano di Edoardo sfiorò il piede del moro, che iniziò ad accarezzare con il pollice spensieratamente, disegnando dei ghirigori su quella piccola superficie di pelle disponibile.
Una folla di ragazzi sostava fuori una porta antipanico, che ridevano e parlavano tra di loro, mentre fumavano o si passavano una sigaretta a vicenda. Erano tutti vestiti con completi che ancora odoravano di nuovo, e truccati con colori leggeri come quelli dei loro abiti.
"Cazzo, sento il fondotinta sciogliersi." disse Anna Laura mentre si tamponava la fronte asciutta con lo stesso polso con il quale manteneva la sua sigaretta.
"Ma, no, fammi dare un'occhiata." parlò Edoardo mettendosi la cicca ancora accesa per metà sulle labbra, afferrò delicatamente il mento della ragazza per scrutarne il trucco.
"Stai bene." sentenziò riprendendo la bionda tra le dita, buttando via la cenere. "Grazie, anche tu sei uno schianto con quel mascara e quel leggero tocco di matita, ti rendono ancora più il sesso di quello che sei." disse lei, facendo sciogliere la tensione del gruppo e ridendo.
"Divertente." commentò sorridente ma nervoso al contempo. "No comunque sul serio, Anna ha ragione sei proprio una scopata, mette di più in risalto i tuoi occhi verdi questo sottile contorno nero." aggiunse Cristina squadrandolo dalla testa ai piedi. "Già, peccato solo per l'altezza." commentò Marco, un altro ballerino. "Ma sentitelo, ha parlato Shaquille O'Neal. Ma se sei più alto di me solo di due centimetri." intervenne il castano continuando a sorridere.
"Due centimetri in più fanno la differenza." parlò facendo l'occhiolino e dandogli una leggera gomitata.
"Beh, in questo caso è comunque un'occasione. Cioè voglio dire, fai che lo incontri in discoteca una sera ad uno così, gli vai vicino, ci provi con lui e magari ci sta pure, che fai? Non te lo fai, scusa?" riprese la parola Anna Laura, andandogli vicino per abbracciarlo.
"Okay, basta lusingarlo sennò va a finire che si monta la testa e poi me lo devo pure subire io a casa." si aggiunse Clemente alla conversazione facendo ridere il resto del gruppetto.
"Ah, è qui che siete. Che diavolo!" imprecò un uomo vestito con un elegante giacca blu. "Che ci fate qua fuori?"
"Ci stavamo rilassando, maestro."
Mario li guardò un po' preoccupato. "Ve l'ho detto un sacco di volte di non fumare." li rimproverò.
"Disse l'uomo che si è appena fumato un intero pacchetto da quando siamo arrivati." puntualizzò Cristina. "Okay, okay. Allora ragazzi, giusto una parolina e poi rientriamo. Questo non è un semplice saggio, e lo sapete già il perché, tra le tante persone presenti a teatro ci so..."
"...no anche i maestri dell'Accademia di Lione, lo sappiamo." completarono la frase in coro.
L'uomo rimase basito per un momento.
"Faremo del nostro meglio, maestro. Non la deluderemo." disse Clemente. "Non ne ho alcun dubbio ragazzi, e mai l'ho avuto, altrimenti, non staremmo qui. Voglio solo che sappiate una cosa. Divertitevi, non siate troppo tesi. Ballate con sentimento, sentite l'amore che guida i vostri piedi e le vostre braccia. Non abbiate paura di sbagliare, state tranquilli. Lasciatevi guidare dal cuore e dalla pancia." raccomandò guardando i ragazzi uno ad uno negli occhi.
"Parole sagge." commentò Edoardo, proponendo di mettere le mani al centro. Quando furono tutti uniti gridarono un incoraggiamento e slanciarono le braccia eseguendo un lento ed elegante port de bras.
I ragazzi rientrarono dentro, rinfrescando il trucco, riscaldando e distendendo bene tutti i muscoli.
Salirono sul palco, aspettando dietro le quinte mettendosi in posizione mentre l'annunciatore finiva la loro presentazione.
Edoardo sentì la tensione all'improvviso salirgli tutta in un botto. Aveva troppo caldo, e la testa gli pulsava, senza fargli male.
Avvertì ginocchia e gomiti tremolargli, e si sentiva in ansia per lo spettacolo. Quel saggio rappresentava tutto per lui, e non perché c'era un gruppo di maestri tra i migliori della Francia ad osservarli, ma perché sapeva che tra la folta folla di gente, c'era un ragazzo, l'unico di cui gli importasse in quell'istante. Quel ragazzo moro che per vederlo danzare assieme ai suoi amici, si era presentato con ben tre ore d'anticipo ad osservare anche gli altri spettacoli, per paura di perderselo.
Quel ragazzo, che lo avrebbe filmato perché sua madre durante una delle sue videochat in cui apparse anche Michelangelo per caso, gli chiese di filmargli il saggio perché per la prima volta dopo anni, non poteva essere presente a causa dell'enorme carico di lavoro da svolgere.
Quel ragazzo, il suo ragazzo, che amava, e che ogni volta aveva paura di dirglielo in faccia perché gli faceva venire le farfalle allo stomaco. Il suo ragazzo che migliorò il suo umore in quegli ultimi mesi.
Le tende si aprirono, e nonostante le luci del palco furono proiettate contro di loro, la sua mente disse "Eccolo!" non appena i suoi occhi riconobbero la sua sagoma un po' oscurata. Forse la sua mente gli giocò un brutto scherzo ma giurò di averlo visto lanciargli un occhiolino ed un bacio con la mano, un gesto che gli fece venire un colpo al cuore.
Ed ecco che Vivaldi partì. Il senso di agitazione che provava non gli fece neanche capire se stessero ballando sulle note dell'Estate o dell'Inverno, i suoi brani preferiti, ma nonostante ciò danzò a tempo, cercando di seguire l'unico ritmo oggettivo di cui poteva fidarsi, quello del battito del suo cuore, come gli era stato suggerito poco prima da Mario, che sedeva in prima fila, e che si tratteneva dall'istinto di mangiarsi le unghie.
Le ballerine eseguivano i loro passi sincronizzati, e volavano come denti di leone al vento su quel parquet scuro, l'uno seguiva l'altro, e così fecero. I ballerini si misero in fila e si introdussero anche loro, spostandosi sulle mezze, unendosi e sciogliendosi in un cerchio che emulava il battito di un cuore.
Continuarono a ballare fino ad arrivare a quel punto critico. Clemente era fermo da un lato, ed Edoardo dall'altro che si guardavano negli occhi. Dovevano eseguire quei due grand-jetè, che erano diventati un passo ormai difficilissimo per la caviglia di Edoardo, che a volte nelle prove azzardava a fargli qualche scherzo.
Al cenno della musica, partirono. Fecero il passo e poi saltarono, i due si librarono nell'aria lentamente come se potessero controllare la velocità e la delicatezza d'appoggio. Edoardo atterrò con passo felpato, eseguendolo alla perfezione. Ora doveva eseguire il secondo, trovandosi di spalle a Clemente, quindi non aveva possibilità di vederlo per sincronizzarsi, doveva affidarsi al ritmo che si erano dettati al primo sguardo, e così fecero.
I due amici partirono; sincronizzati e leggeri come due farfalle delicate che si poggiavano sulle camelie rosa per succhiarne il nettare, ne imitarono la delicatezza per cadere sul parquet come da scenografia e lasciare entrare in scena tutti gli altri per un ultimo passo di danza.
Ed era finita. Due secondi di silenzio fecero esplodere l'enorme sala di applausi con tanto di standing ovation, anche da parte dei giudici che a quanto pare, rimasero molto colpiti dal loro talento. I ragazzi si tennero per mano e fecero un inchino per ringraziare tutti.
Edoardo, con il fiatone e le mani tremolanti allargò un enorme sorriso, diretto all'unica persona che lo stava guardando proprio come lui stesso stava guardando l'altro.
Fu dietro le quinte che si diedero alla pazza gioia, saltellando ed abbracciandosi a vicenda, ricevendo le congratulazioni anche dagli altri ballerini che avevano mostrato il loro saggio.
Dopo aver sentito l'annuncio di conclusione della serata, ed essersi presentati sul palco, appena cinque minuti dopo che ne erano scesi, sta volta assieme alle altre scuole per ringraziare tutto il pubblico, furono raggiunti da Mario, e dai vari genitori o amici che avevano assistito al saggio. Edoardo rimase un po' amareggiato per il fatto che era l'unico che non aveva i genitori presenti lì con sé in quel momento, soprattutto perché erano presenti persino quelli di Clemente, che lo salutarono, lo abbracciarono e si congratularono con loro. La madre di Clemente non si fece sfuggire un lungo bacio sulla guancia al castano, quell'enorme gesto affettivo che lo fece arrossire, alleviò la sua mestizia.
"Complimenti ragazzi, siete stati perfetti. Sono veramente orgoglioso di voi. E... non voglio assolutamente nascondervelo, ma, avete fatto colpo sui giudici. Ci ho parlato con loro, e mi hanno confidato che siete stati i migliori della serata, ci ha puntati, ha detto che molto probabilmente torneranno l'anno prossimo con l'intenzione di selezionare i migliori ballerini di talento per formare un nuovo corpo di ballo, lì a Lione. Offrono una borsa ai pochi selezionati." comunicò la notizia Mario, che aveva preso il loro gruppetto da parte per un momento, destando una nota di eccitazione tra il gruppo.
"Perciò, già vi dico cosa faremo a settembre quando ritorneremo ragazzi, ci concentreremo fondamentalmente sul migliorare tutto per farvi superare la selezione, se lo vorrete. Ma ora lasciate perdere tutto, e godetevi l'estate." annunciò applaudendo e salutando uno ad uno i suoi allievi e genitori.
Mentre Edoardo lo attendeva per salutarlo si sentì toccare una spalla. Era il suo ragazzo. Aveva indosso una camicia bianca a maniche lunghe e dei pantaloni eleganti neri. I capelli sistemati con tanto di gel ed il suo profumo preferito indosso.
"È stato... wow, e tu sei stato... insomma sì, sei... cioè quella..." balbettò senza parole, e il più basso lo interruppe abbracciandolo forte, trattenendo le lacrime d'emozione che provava per averlo visto lì.
"Ehi... tutto bene Eddy?" chiese chiamandolo con quel nomignolo, facendogli sciogliere ancora di più il cuore. Lui annuì sulla sua spalla e Michelangelo, gli accarezzò la testa.
"Non hai la minima idea di quanto significhi il fatto che tu sia qui in questo istante." mormorò con voce rotta. La dolcezza di quel viso angelico e di quelle parole gli inumidirono gli occhi.
"Cazzo mi rovini il regalo così." disse stringendo gli occhi per scacciare le lacrime. "Regalo?" ripeté con una risata liberatoria.
Gli diede la busta.
"Sì, beh, vedo che alle ballerine si regalano i fiori, e per quanto so che ti piacciano, ho preferito prenderti una bottiglia di Jack Daniel's con dei cioccolatini, così, stasera magari potremmo festeggiare il tuo successo." propose, facendo rabbonire ancora di più il castano a cui mancava davvero poco per non scoppiare in lacrime.
"E questo cos'è?" domandò incuriosito aprendo un enorme biglietto bianco, cacciando quattro fogli ed una brochure, di una spiaggia bianca con un mare azzurrissimo. Edoardo alzò lo sguardo sul sorriso del più alto, non capendo cosa fossero tutti quei fogli.
"Dai leggi cosa sono quelli." parlò con l'entusiasmo di un bambino che stava per ricevere il regalo più bello di tutti i tempi.
"Civitavecchia-Porto Torres." lesse. "Sono dei biglietti per Porto Torres? Non so neanche dove sia Porto Torres." parlò continuando a leggere. "In Sardegna, dai, leggi la brochure." insistette.
Edoardo si sentì un po' confuso perché sapeva che il moro stava cercando di dirgli qualcosa ma non sapeva cosa. O almeno, non voleva capire perché troppo incredulo.
"Bellissime spiagge in Sardegna e dieci cose imperdibili della più bella isola italiana. Micky, non sto capendo." ammise iniziando ad avere una certa sensazione.
"Beh, ricordi quando un po' di tempo fa mi dicesti che ti dispiaceva non poter passare un po' di tempo in più da soli? Anche a me non andava a genio questo fatto, così mi sono messo di buona lena a cercare qualcosa di accessibile per un paio di giorni... solo io e te. So che tu e Clemente siete soliti tornare giù dai vostri tutta l'estate, e infatti, ho parlato con tua madre e le ho chiesto se le dispiacesse dover aspettare un altro po' prima di vederti. Così mi ha detto di sì, a patto che dopo la gita in Sardegna fossimo andati direttamente da lei. Ha chiesto che ci fossi anche io, è ansiosa di conoscermi e non so perché." spiegò.
Il castano era allibito e spalancò la bocca stupito per l'enorme quantità di informazioni che aveva appena ricevuto.
"Non so che dire... insomma..." Balbettò. "Nulla, la tua faccia dice già tutto e non ha prezzo."
"Ti amo." ammise timidamente, sentendosi liberato di un enorme peso.
Sta volta fu il moro a rimanere senza parole.
"Mickey, io, io ti amo, quello che hai fatto oggi, non ho le parole per descrivere come mi sento e... ed è una cosa che volevo dirti da tempo. Ti amo, cazzo. Ti amo e vorrei baciarti, sempre davanti a tutti, ma mi rendo conto che alcune volte devo trattenermi e riservare questi momenti nella nostra intimità, ed è proprio questo... questo aspettare che mi spinge a pensare quanto cazzo ti amo e a desiderarti sempre di più. Mickey io ti amo quasi alla follia. Dico quasi perché non ho ancora perso le staffe, non del tutto."
Michelangelo rise per la battuta finale molto romantica.
"Anche io ti amo Eddy." parlò stringendolo a sé.
Edoardo si alzò sulle punte e immerse il naso nell'incavo tra il collo e la spalla, annusando quel profumo di cui si era invaghito, facendosi stringere tra quelle braccia che erano diventate ormai come delle mura che lo facevano sentire al sicuro.
Clemente, che stava parlando con i suoi genitori, con Cristina e con i genitori di lei, alzò lo sguardo sulla coppia.
Lo vide come Edoardo stava sulle punte, con le braccia e la testa nascoste nel collo del più alto, che invece lo abbracciava dalla schiena. Era una molto dolce e fu in quel momento che si sentì felice e sollevato per il suo migliore amico.
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Lucid Dreams
RomanceEdoardo è un ballerino di danza classica, Michelangelo è un karateka; i due si incontrano un giorno perché per aumentare le prestazioni dei suoi allievi, il maestro di karate decide di far prendere ai suoi ragazzi lezioni di danza classica. Tutto s...