Michelangelo aprì gli occhi lentamente. La sua stanza era molto buia. Si mise seduto reggendosi la tempia dolorante con un palmo. Si sentiva confuso, aveva fame e la testa gli doleva come se avesse un martello che batteva senza sosta.
Abbassò lo sguardo verso il suo addome scoperto e lentamente i ricordi della serata prima vennero a galla.
Aveva fatto sesso con Edoardo, lì, sul suo letto, con decine di persone che festeggiavano il suo compleanno dietro il muro della sua camera. Si ricordò di aver trascinato il ragazzo castano sotto le coperte e di essersi addormentato con un braccio su di lui, ma non lo vide nei dintorni, e la cosa gli dispiacque. Un pensiero però gli si formulò: se si fosse alzato per andare a fare colazione nella sua cucina? O peggio, se si fosse alzato e avesse incontrato uno dei suoi tre coinquilini? Che cosa avrebbe raccontato ai suoi conviventi? Di come è stata fantastica la serata trascorsa con lui?
Si alzò dal letto gemendo per il dolore alla testa, afferrò un asciugamano pulito dal suo armadio e se lo avvolse in vita, andando a cercare Edoardo per l'appartamento.
Quando entrò in cucina, i suoi tre amici che stavano facendo colazione assieme lo guardarono in silenzio.
"Ehm... buongiorno." salutò cercando di capire a cosa fosse dovuto quel silenzio.
"Ehilà festeggiato." disse uno dei tre con una nota di malcontento. "Vuoi del caffè?" gli chiese il secondo. Lui annuì e si prese la tazzina che l'amico gli servì.
"Ho preso una bella sbronza ieri sera." parlò il terzo. "Anche io."
"Non ditelo a me." pensò il moro, aspettandosi qualche battuta stupida riguardo la sua sessualità.
"È stata un casino di festa, che ora dobbiamo sistemare." osservò il primo con tono severo, facendo sbuffare gli altri due che subito iniziarono a protestare con tono decisamente troppo alto per i suoi timpani.
"E tu signorino, mettiti in sesto, hai del vomito da pulire." pronunziò lui osservando il suo volto distrutto. Michelangelo si limitò ad annuire, anche se non apprezzava per niente il tono di voce perentorio del compagno, ma non aveva né la forza né la voglia di controbattere.
Piuttosto una domanda gli premeva fare.
"Quando è finita la festa?" chiese alla fine rimanendo col fiato sospeso perché i tre compagni si guardarono prima tra loro e poi risposero.
"Mattia ha fatto smammare tutti attorno le tre." rispose Gregorio. "Per forza, altrimenti non se ne andavano più, a proposito, tu che fine hai fatto?" chiese poi Mattia.
"Quindi non hanno visto Edoardo." pensò tirando un sospiro di sollievo. "Ero impegnato." si limitò a rispondere rialzandosi.
"Vado a farmi una doccia." li congedò."Io esco, ci vediamo domani." salutò Edoardo, uscendo dall'appartamento. Scese le scale e s'incamminò fino alla fermata dell'autobus.
Si trovava in pieno centro tra la movida della città, si fece largo tra le persone che sostavano di fronte ai bar, o alle panche. Raggiunse l'insegna del locale, prese il suo cellulare e scrisse un messaggio:
"Sono qui fuori, dove sei?"
Si guardò attorno un po' nervoso.
"Eccoti qui, finalmente!" disse una voce maschile un po' stridula. Il castano si voltò verso l'amico con cui si salutò abbracciandosi.
"È da tempo che non ci vediamo, mi ha fatto piacere che tu mi abbia scritto, zuccherino." parlò usando quel vezzeggiativo che tanto odiava, ma per sua fortuna non era un trattamento riservato solo per lui.
"Anche a me fa piacere vederti, Mauro." ammise stringendogli un braccio.
"Ho tante di quelle cose da dirti, ma prima... voglio presentarti un paio di amici e ho un disperatissimo bisogno di prendermi un drink. Vieni entriamo." esortò prendendogli la mano e trascinandolo dentro il locale.
Era un normale bar, con musica soft con luci calde e soffuse, con tavolini e divanetti morbidi in pelle rossa o nera, piena di coppie che potevano abbandonarsi alle loro effusioni anche più spinte senza essere giudicati da nessuno.
Il ragazzo dai capelli rossastri andava avanti, facendosi strada tra le persone e salutando molti ragazzi, mentre continuava a mantenere la mano del castano.
Si fermarono ad una postazione in un angolo del bar, dove c'erano tre poltrone posizionate a U attorno ad un tavolino di legno, su cui era già stato servito l'aperitivo.
"Ragazze!" parlò con tono scherzoso attirando l'attenzione del suo gruppo. "Lui è il mio amico Edoardo." li presentò, ed i ragazzi lo salutarono con una stretta di mano presentandosi uno ad uno.
Prese posto e aspettò che Mauro ordinasse il suo drink prima di poter parlare con lui.
"Dunque, c'è questo tipo che ti piace, Michele."
"Michelangelo." lo corresse ingerendo uno shots.
"Michelangelo scusa. Questo in pratica è un po' omofobo da quanto mi è sembrato di capire, e ti ha baciato e avete scopato nella sua camera da letto, il giorno del suo compleanno, con altri invitati che erano lì pronti ad ascoltarvi a distanza di muro." riassunse cercando di capire il lungo racconto dell'amico.
"Esatto."
"Il punto è?"
"Il punto è che è strano. Fa battute sugli omosessuali continuamente coi suoi stupidi amici."
"Beh, anche noi facciamo battute sui gay. Ehi, frocio, lanciami una nocciolina." parlò chiamando un amico all'altro capo del tavolo che gli lanciò una nocciolina nella bocca aperta, susseguita da una serie di commenti sconci.
"Sì ma per noi è diverso. Non sono battute che facciamo con disprezzo. È piuttosto come i neri che si chiamano negri a vicenda." esplicò cercando di farsi capire.
"Ah quindi usa toni di disprezzo?" chiese Mauro, che mentre discuteva con il castano si distraeva con l'amico a dalla parte opposta al tavolino.
Edoardo tirò un sospiro di esasperazione.
"Non proprio. Disprezzano la danza sicuramente, anche se mi ha ringraziato per il mio aiuto perché grazie a me ha vinto una gara."
Mauro distese le sopracciglia.
"Tesoro, non so se sei tu, o è l'alcool, ma io ti giuro che non ci sto capendo una mazza di questa storia." ammise prendendolo per le mani.
"Tu. Figurati io." fu la prima cosa che pensò il castano. "Tutto sommato, tutto quello che posso dirti zuccherino, che l'omofobia, secondo me, non è il provare del disgusto o paura nei confronti dei gay, quanto piuttosto quella di avere paura di esserlo. Non sono un matematico e non so farti una stima precisa, ma quasi la maggior parte dei casi in cui una persona è omofoba lo è perché teme di poter provare qualcosa per qualcuno dello stesso sesso e quindi, dato che non sa gestire la cosa, si prende in odio e prende in odio chi ci riesce." si spiegò.
Edoardo rimase in silenzio a elaborare le parole dell'amico.
"Non lo so, il fatto è che io non ce lo vedo gay. Non mi dà, non posso credere che lo sto dicendo, gay vibes."
"E quindi? Neanche tu dai gay vibes, altrimenti le ragazze non ti si avvicinerebbero in discoteca. Sei tu che lo fai capire a loro." scherzò con una risata. "Zuccherino la cosa migliore che tu possa fare, è parlargli. Solo così puoi capire cosa fare con lui. Magari, quella sera era solo un po' arrapato ed ha bevuto tanto e si è lasciato trasportare..."
Il castano era consapevole del fatto che potesse essere andata così, ma sentirlo da un'altra persona comunque lo fece rimanere male.
"Mi spiace." lo consolò Mauro, sentendosi in colpa per l'amico. Gli afferrò una mano e gliel'accarezzò piano.
Edoardo avvertì il forte sbalzo termico che c'era tra l'esterno e l'interno del locale. Si mise la sua giacca di pelle addosso, e frugò nella tasca interna. Sfilò una sigaretta dal pacchetto e se l'accese con il suo accendino a benzina. Poggiò la schiena sul muro del locale, vicino ad un posacenere con la sabbia e si guardò attorno un po' sconsolato. C'erano delle coppie che si stavano baciando sotto al porticato o contro il muro ad un paio di metri di distanza dal castano, che quando lo notò, non fece altro che aumentare il suo senso di sconforto.
Portò la sigaretta stretta tra pollice e l'indice alle labbra. Lasciò che i suoi polmoni tirassero un lungo respiro caldo e amaro che trattene per qualche secondo e poi fece uscire fuori dalle narici e dalla bocca contemporaneamente.
Osservò le coppie ed i gruppi di persone che passavano davanti a lui, mente ridevano e scherzavano tra di loro.
Decise di incamminarsi per schiarirsi le idee, e ad un paio di passi dal locale, incrociò il suo sguardo. Lo vide, con un piumone blu notte che rideva e scherzava con i suoi amici, afferrando il collo di uno per fargli un nocchino sulla testa. Le sue gambe si pietrificarono, immobili, così come il suo sguardo.
Provò a voltarsi ma si sentì chiamare. Il suo nome pronunciato da quelle labbra gli resero le ginocchia da pietrificate a molli. Voleva allontanarsi il più possibile per evitare quell'imbarazzo che si sarebbe creato sicuramente tra i due.
"Ehi Edo, ragazzi, vi ricordate di Edoardo?" disse Michelangelo sorridente, avvicinandosi a lui.
"Certo la ballerina di danza classica." parlò Valerio con tono provocante. Il castano avvertì subito un senso di rabbia quando sentì le sue parole.
"La ballerina di danza classica più cazzuta che abbia mai incontrato." aggiunse poi.
Edoardo si sentì confuso.
"Lo ammetto, nessuno aveva osato affrontarmi così come hai fatto tu, hai le palle ballerino." proseguì porgendogli la mano. Il castano gliela strinse incerto, e dopo la stretta fu strattonato in una sorta di abbraccio con tanto di pacca sulla spalla, un gesto che lo colse completamente di sorpresa.
"Mi hai quasi rotto il naso, complimenti." gli sussurrò all'orecchio.
"Va bene, dacci un taglio." intervenne Michelangelo dividendoli per poi salutarlo anche lui con abbraccio. Lo vide che si muoveva verso di lui con uno vago senso di sicurezza, mentre tutto quello che poteva provare lui era imbarazzo.
Salutò poi anche il terzo componente del team e il resto del gruppo di Michelangelo e Valerio.
"Noi andiamo a bere qualcosa, perché non ci raggiungi?" propose Valerio. "Ehm, no grazie, sono apposto." declinò l'offerta. Il ragazzo fece spallucce e lo salutò proseguendo col suo gruppo per la loro passeggiata. Michelangelo rimase lì, fermo ad osservarlo, con quel suo sorriso ammaliante in volto.
"È strano vederti in giro, sai?" fece il più alto. "Sì, beh, ogni tanto mi piace uscire col mio gruppo di amici."
Michelangelo si guardò attorno. "Amici?" disse poi.
"Sono dentro ad un locale ad aspettarmi." rispose sentendosi sempre più agitato. La verità stava per venire a galla. Calò il silenzio tra i due, che si fece sempre più imbarazzante.
"Dov'è che vi state divertendo?"
Ecco la fatidica domanda.
Si fece coraggio e poi rispose.
"Lì." indicò con un pollice dietro le spalle. Michelangelo osservò l'insegna esterna, leggendone i dettagli. Rimase per una buona manciata di secondi ad osservare la bandiera arcobaleno che fungeva da tenda su una finestra. Poi abbassò lo sguardo sul ragazzo più piccolo, attonito.
"Che ti aspettavi?" disse. "Dopotutto sono un ballerino gay." ammise usando le stesse parole che usarono lui ed i suoi amici in una delle tante conversazioni che facevano nei bagni dopo l'allenamento.
Ammettere quella frase fu quasi più difficile di quando fece outing con Clemente, pensò.
Michelangelo lo guardava sbalordito, e quello sguardo era come se lo stesse bruciando vivo. Per poco non vedeva il fumo uscirgli dalle orecchie o apparire i mille puntini interrogativi sulla sua testa come accadeva nei cartoni animati.
Edoardo si sentì chiamare da lontano e si voltò. Era Mauro ed i suoi amici che gli dicevano di avvicinarsi.
"E quelli sono i miei amici. Gay. Ora se non ti dispiace devo andare da loro." disse congedandosi da lui e camminando prima ad un passo lento, poi più veloce come se avesse paura che il moro potesse iniziare una serie di domande.
"Ci vediamo domani all'allenamento." lo salutò lui, facendogli venire i brividi.
Edoardo si avvicino al suo gruppo.
"Ehi, chi era quella chiavata di ragazzo." notò Mauro sporgendosi e facendo facce strane per osservare meglio il tipo dal piumone blu.
"Smettila." sussurrò dandogli una gomitata sul fianco. "No, sul serio... guarda lì..." commentò per far innervosire l'amico.
"Dai, non ti incazzare, sto scherzando zuccherino." gli disse poi. "Non sei tu che mi fai incazzare." mormorò a bassa voce.
"Era lui." aggiunse continuando a seguirlo con lo sguardo finché non si dileguò.
"Lui? Intendi Michele? La chiavata sconvolgente? Oh cazzo." parlò entusiasta.
"Oh cazzo sì, è stata la cosa più imbarazzante in vita mia." ripeté poi.
"Fammi indovinare, è la prima volta che vi vedete dopo quello che è successo?"
"Già."
"E lui ha reagito come se fosse successo nulla."
"Già." sussurrò.
"E gli hai detto che sei gay."
"Già." sillabò di nuovo con tono più basso e sconfortato.
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Lucid Dreams
RomanceEdoardo è un ballerino di danza classica, Michelangelo è un karateka; i due si incontrano un giorno perché per aumentare le prestazioni dei suoi allievi, il maestro di karate decide di far prendere ai suoi ragazzi lezioni di danza classica. Tutto s...