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Statistica per la ricerca sperimentale è probabilmente il corso che mi è piaciuto meno nel corso di questi tre anni. Non ho frequentato tutte le lezioni, perché essendo un corso del terzo anno il suo orario andava spesso a sovrapporsi con quello del secondo, ossia il mio reale anno di studi.

La mia determinazione mi ha portata a esaurire gli esami del primo anno in anticipo, tanto che sono riuscita a sostenerne un paio del secondo anno prima di esservi iscritta ufficialmente. Così facendo, la stessa situazione si è ripetuta al secondo anno e ora, che sta volgendo al termine con la sessione estiva, sto preparando due esami del terzo anno in modo da potermi laureare in anticipo.

Al primo anno, studiare come una dannata era un modo come un altro per non pensare alla recente rottura col mio ragazzo. Michelle si era lasciata col suo ragazzo circa nello stesso periodo e usciva ogni sera a bere, mentre la mia vita si era tramutata in un triangolo "lezioni-pasti-studio". Ricordo che vedevo spesso Michelle rientrare a casa verso le tre o le quattro di notte, mentre io stavo ancora studiando. La vedevo trascinarsi verso la porta di casa, sedercisi contro, fumare una sigaretta o due. Ogni tanto, quando era più lucida, alzava lo sguardo verso la mia finestra e mi salutava con un cenno della mano, che io ricambiavo sempre con l'aggiunta di un sorriso. Mi rendeva felice vederla ed essere consapevole che, nonostante tutto, lei era sempre lì per me, dall'altro lato della strada. Qualche volta sono perfino scesa e l'ho raggiunta per aiutarla, altre la osservavo fino a quando non entrava in casa per accertarmi che fosse al sicuro. E non nascondo che a volte mi sono persino unita a lei e alle sue bevute.

Ricordo ancora che una notte, dopo averla vista sedersi sotto al portico di casa sua con una bottiglia di vino in mano, che di tanto in tanto portava alle labbra per bere, l'ho raggiunta con una bottiglia di vodka. Abbiamo bevuto e pianto insieme per parecchio tempo, lei con la testa appoggiata alla mia spalla, io con la testa posata sulla sua. Poi la situazione è degenerata, e il telefono della mia amica custodisce ancora un video in cui mi si vede bere dalla bottiglia di vodka e poi alzarla al cielo, in una posizione che ricorda quella della Statua della Libertà, mentre urlo "questo è in onore di Kimi e in culo a quello stronzo di Hamilton!".

Ancora devo capire cosa mi abbia portata a urlare quella cosa, anche perché l'ultima gara prima di quella notte era stata vinta proprio da Kimi, e soprattutto perché un secondo video mi vede abbracciata alla bottiglia di vodka mentre la riempo di baci e la chiamo "Kimi". Ma ci sono cose che a volte è meglio non sapere.

Ad ogni modo, io e Michelle abbiamo sviluppato una relazione molto solida nel corso degli anni. Ci prendiamo cura l'una dell'altra, ci confidiamo ogni cosa, ci copriamo le spalle dai rispettivi genitori. Purtroppo non ci vediamo spesso, dal momento che lei ha deciso di andare a studiare in un college fuori città e torna a casa solo quando le lezioni sono sospese, ma quando succede è come se non ci fossimo mai separate.

Mi reputo fortunata a poter contare su un'amica come lei.

Improvvisamente sento una forte voglia di contattarla, anche solo per chiederle come sta, ma quando afferro il cellulare trovo una notifica che mi fa dimenticare di tutto il resto.

Charles Leclerc: hey fisioterapista, ho un forte dolore al ginocchio, puoi passare? xx

Cerco di reprimere il sorriso che involontariamente nasce sulle mie labbra nel leggere il suo messaggio, consapevole che si tratti solo di una mera scusa per vedermi.

Forse dovrei decidermi a dargli il mio numero, così che possa smetterla di contattarmi tramite Facebook e possa farlo in modo più immediato, ma non voglio espormi tanto. Mi renderebbe vulnerabile ai suoi occhi, e non voglio dargli conferme dell'influenza che ha su di me.

Noelle Reynolds: hey paziente, sai descrivermi i sintomi?

Rimango sorpresa nel vedere la sua risposta arrivare immediatamente, nonostante il suo messaggio sia stando mandato più di due ore fa.

Rise Up || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora