Sento qualcosa fare pressione sul mio bacino ma nonostante sia abbastanza pesante un calore appagante mi percorre tutto il corpo. Apro con difficoltà gli occhi e sbatto le palpebre più volte per mettere a fuoco ciò che mi accerchia; le mura della stanza sono decorate da un’infinità di foto, quadri e scritte varie di colori differenti. La stanza è estremamente ordinata: nero, bianco e qualche tocco di rosso, questi sono i colori che dominano. E’ piccola e buia ma non mette inquietudine, anzi mi rilassa. 

Il grande letto su cui sono stesa è coperto da un soffice duvet bianco,magnifici cuscini neri ed è affiancato da piccoli comodini bianchi da entrambe le parti. 

Al mio fianco, in tutta la sua maestosità, si trova Alec con i capelli spettinati e il capo appoggiato sul braccio sinistro mentre con quello destro mi tiene stretta a lui. Ha un'espressione calma e tutto il suo corpo è rilassato; indossa la tuta di ieri sera ed è a petto nudo.

Altro che dio greco

Allungo la mano per scuotere leggermente il suo braccio ma vengo prevenuta dalla sua voce.

“Ti piace quello che vedi?” dice con voce così profonda da far smuovere qualcosa nel mio basso ventre.
“Da quanto sei sveglio principino?” 
“Un’oretta” risponde alzando le spalle con gli occhi ancora chiusi
“E perchè non mi ha svegliata?” chiedo aggrottando le sopracciglia 
“Stavi così bene, non mi andava” afferma stringendomi di più a lui.

In queste due settimane è cambiato parecchio, i primi giorni sembrava non importargli di me ma da quella sera a casa di Clea il suo modo di rivolgersi a me è mutato. Viene sempre al bar, mi fa compagnia la notte fino a che non mi addormento, mi accarezza e soprattutto cerca sempre di farmi ridere. Quando sono seria oppure mi perdo tra mille pensieri mi scuote un po’ per tornare con i piedi sulla terra e poi mi regala uno dei suoi sorriso mozzafiato capace di illuminare il mondo intero.

Alza leggermente il busto tenendosi sui gomiti per poi passare una mano tra i capelli scompigliati, mi guarda con quegli occhi color cioccolato che mi mettono così tanto in imbarazzo da farmi alzare dal letto e dargli le spalle. Mentre mi avvicino allo specchio per sistemare i capelli intravedo i suoi occhi scorrere per tutto il corpo per poi fermarsi su un punto preciso e mordersi il labbro.

Porco.

“Forza Alec, alzati” dico in imbarazzo guardandolo in faccia
“Hai fretta ragazzina?” chiede alzando un sopracciglio ghignando
“Si e smettila di chiamarmi così” mi avvicino mentre lui alza gli occhi al cielo
“Cosa devi fare di così urgente?”
“Vorrei tornare a casa” rispondo pungente.

Per un attimo questa mia risposta sembra offenderlo tanto da chiudere gli occhi per qualche secondo ma poi torna ad avere sulle labbra quel sorrisino strafottente da SoTuttoIo che tanto odio. 

“Impossibile” scosta le coperte alzandosi prima di continuare “Non so se ricordi ma a casa ci sono Aron e Clea che si staranno godendo ancora il loro anniversario, e sarebbe davvero un peccato se arrivassimo noi privandoli della privacy che non riescono mai ad avere. Quindi ragazzina sei costretta a stare con me fino a stasera, a meno che tu non voglia fare la guastafeste” dice guardandomi dall’alto con un sorrisino malefico. Serro la mascella e lo incenerisco facendolo ridere della mia espressione. 
“Io vado a farmi una doccia” mi supera andando verso la porta “Tu fai pure come se fossi a casa tua” grida dal corridoio.

A volte proprio non lo sopporto ma senza di lui mi sentirei un pò persa. Forse sto esagerando, in fondo io non so quasi niente di lui. Non so niente del suo passato, non so quanti anni ha, anche se non sembra troppo grande, tanto meno so cosa gli piace e cosa odia. Praticamente sono in casa di uno sconosciuto.

Scaccio subito questi pensieri dirigendomi in cucina per preparare la colazione. L'orologio segna le dieci e mezza e nonostante l’aria fresca il sole splende in cielo.

Accendo la piccola radio che si trova sul frigorifero e lascio che la musica mi accompagni mentre cucino; il frigorifero è pieno di pietanze di tutti i tipi e non essendo a conoscenza dei gusti di Alec decido di preparare sia qualcosa di dolce che salato.

Adagio i pancake in un piatto e metto le uove con bacon in altri due differenti per poi portarli a tavola, prendo anche la bottiglia di latte, una di succo d'arancia e la caffettiera.

“Alec!” lo chiamo sistemando le posate e muovendomi a tempo con la musica ma non ottengo risposta quindi decido di andarlo a chiamare.
“Alec è pronto!” dico un’altra volta prima girarmi e vederlo appoggiato allo stipite della porta che mi sorride.

Ha un asciugamano legato in vita e con un altro si tampona i capelli da cui continuano a scendere piccole goccie d’acqua. Si avvicina al tavolo e mette una mano sul mio fianco destro.

“Ti sei data da fare” dopo avermi dato un leggero bacio sulla guancia lasciandomi senza parole per qualche secondo.
“Vai vestirti, si fredderà tutto” affermo con un filo di voce 
“Arrivo subito” annuisce e dopo si dirige verso il corridoio.

Torna dopo nemmeno un minuto con indosso dei pantaloncini sportivi e rigorosamente senza maglietta. 

“Dovresti dormire da me più spesso si mangia così bene” asserisce dopo aver addentato un pancake. So di essere brava in cucina ma quando me lo dice lui fa un’altro effetto, alzo il capo e gli sorrido per dedicarmi alle mie uova e al bacon. 
Improvvisamente mi ricordo del discorso fatto tra me e me prima e decido di fargli qualche domanda per conoscerlo meglio.

“Quanti anni hai?” 
“Ventidue, tu?” mi rivolge tutta la sua attenzione curioso quanto me
“Diciannove” affermo lasciandolo sorpreso
“Pensavo fossi più grande” dice mentre alzo le spalle e poi lui riprende a parlare “Quand’è il tuo compleanno?” 
“Diciassette marzo” rispondo constatando che mancano solo tre mesi “Il tuo?” chiedo indietro
“Venti maggio” dice serio abbassando il capo.

Non capisco il motivo di questo improvviso cambio d’umore. Che quel giorno gli ricordi qualcosa di brutto? Non vorrei sembrare scortese e farmi gli affari suoi ma sono veramente curiosa e se c’è qualcosa che lo turba mi piacerebbe aiutarlo.

“C’è qualcosa che non va?” chiedo cauta dopo qualche attimo di silenzio
“No, tranquilla” risponde alzando di nuovo la testa e accennando un sorriso.

Si vede che mi sta mentendo ma non voglio mettergli pressione, quando vorrà aprirsi lo farà di sua spontanea volontà.

“Cambiamo argomento” dice cercando di nascondere la sua sofferenza. 

“Hai fratelli o sorelle?” 

How To Save A SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora