•Direzione Bracciano•

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Una leggenda popolare giapponese, narra che ogni uomo e ogni donna viene al mondo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che unisce indissolubilmente due anime gemelle, due amanti, due persone destinate a vivere insieme. È un filo che lega due anime per sempre.
E quelle due anime, quelle di Martino e Niccolò, erano legate più di quanto si potesse immaginare. Si erano promessi amore eterno, davanti alla porta della loro casa, in mezzo ad un corridoio, la notte di Natale.
Le loro anime erano così tanto unite, che dovunque loro due andassero durante il giorno, quelle rimanevano sempre unite. Si pensavano, si bramavano. Si preoccupavano l'un l'altro di quello che facevano. Si telefonavano, si mandavano messaggi e qualche foto fatta a caso.
Si amavano follemente. Si amavano come l'odore del caffè al mattino;come una doccia calda dopo una giornata frenetica; come un giorno di pioggia invernale, visto da dietro una finestra con una tazza di tè caldo in mano; si amavano come qualsiasi cosa meravigliosa potesse esistere al mondo.
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31 dicembre :
Erano passati pochi giorni dalla proposta, e Martino era ancora elettrizzato, eccitato. Non riusciva ancora crederci, gli sembrava un sogno. Ma, in fondo, Niccolò era sempre stato il suo sogno. Lo aveva bramato, desiderato. Lo aveva amato da lontano, come si fa guardando le stelle nel cielo. E poi, finalmente, era diventato suo, completamente. E avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di non farlo mai scappare via da lui.
La data ufficiale era il 15 maggio, la giornata mondiale delle famiglie. E Niccolò era la sua famiglia. Era il pezzo mancante di un puzzle. Lo completava. Senza di lui, era incompleto.
Ma quel pomeriggio, in quella casa, i loro pensieri erano volti ad altro. Mancavano poche ore alla loro partenza, e Martino stava piegando i vestiti sopra al letto, per poi metterli dentro ad un trolley blu. Avrebbero trascorso il Capodanno con i Contrabbandieri, a Bracciano, mangiando schifezze, parlando di cazzate, ma anche di cose serie, giocando a FIFA sul divano come quando erano al liceo. Tante cose erano cambiate da quel momento, tranne la loro amicizia. Quell'amicizia era vitale per ognuno di loro. Ed era indistruttibile, nonostante i casini e le litigate.
Come l'amore che Martino provava per Niccolò.
E nulla avrebbe fatto Martino più felice di tutto questo. I suoi migliori amici e il suo fidanzato. O meglio, futuro marito. Insieme. Come una famiglia.
E così, pensandoci, finì di piegare l'ultimo maglione invernale, chiuse la valigia e Niccolò la prese per caricarla in macchina.
Rimase una manciata di minuti a fissare la mano, o meglio, il suo dito. Quel piccolo anello che portava al dito era una delle tante cose che lo avrebbe unito ancora di più a Niccolò, l'uomo della sua vita.
Chiuse il portone, e si avviò verso la sua macchina, dove Niccolò lo stava aspettando. Il freddo di quel pomeriggio lo aveva subito avvolto, così si nascose velocemente il naso sotto il cappotto caldo. Quel Capodanno faceva particolarmente freddo, a Roma. La neve attorno a lui aveva creato un tappeto bianco e soffice sulla strada.
Era proprio bella, pensava Martino, mentre saliva in macchina, baciando Niccolò. Era bella quasi quanto lui. Quanto le sue lentiggini, quanto i suoi occhi così profondi, quanto le sue labbra così soffici e delicate, che amava tanto baciare. Tanto quanto il suo corpo, morbido e caldo, in cui lui passava intere giornate rannicchiato sopra, sprofondando tra le sue braccia.
Lo stereo dell'auto, a cui era collegato il cellulare di Martino, stava suonando "Friends" dei Chase Atlantic. Martino era diventato un fanatico di quel gruppo, tanto da sapere tutte le loro canzoni a memoria. E stando con lui, anche Niccolò aveva imparato ad apprezzarle.
Quelle canzoni ormai erano diventate la colonna sonora della loro vita. Ogni viaggio, ogni giorno a casa, oppure durante il giorno, andando al lavoro, o girando per Roma. Quelle canzoni gli trasmettevano belle sensazioni. Lo facevano sorridere, gli facevano provare sensazioni che nessun' altra canzone avrebbe mai potuto fare.
E così, dopo quel bacio intenso e pieno d'amore, Niccolò accese la macchina e partirono. Direzione Bracciano.
Ad ogni chilometro che percorrevano su quella strada piena di neve, spalata ai lati della strada, lo stomaco di Martino si stringeva sempre di più. Agitava le gambe, e si mordicchiava le unghie, mentre il suo sguardo era fisso sulla strada, ma la mente era persa tra i pensieri.
Fortunatamente la casa al lago di Gio non era distante dalla loro, e così la sua ansia cessò in fretta. A bracciano la neve era quasi del tutto assente, tranne qualche chiazza qua e là. Il sole era più caldo e l'aria era meno pungente. Scese dalla macchina e si diresse verso i suoi amici, stringendo la mano di Niccolò. Li guardava, da lontano, mentre facevano i cretini e ridevano. Si fermò a guardarli, quasi a voler scattare una foto con gli occhi.
La sua felicità ormai era alle stelle, non vedeva l'ora di annunciare la notizia a quegli amici, tanto pazzi quanto leali. Li avevano visti meno di una settimana prima, ma la felicità nel rivederli era sempre uguale, come se non si vedessero da mesi.
Niccolò gli accarezzò la guancia e lo baciò, per tranquillizzarlo.
Con lui, l'ansia sembrava diminuire.
Era incredibile il loro amore. Niccolò, con la sua sola presenza , o semplicemente con le mani intrecciate a quelle di Martino, sembrava calmare tutte le ansie, le paure, la rabbia, la tristezza.
" essere innamorato è come essere costantemente ubriaco", qualcuno aveva detto. E Martino ci credeva, perché era ubriaco d'amore.
La voce di Elia colpì nelle sue orecchie, distraendolo da quei pensieri.
" eccoli i miei polipetti, venite qui!"
li raggiunsero anche Gio e Luchino, sudati e pieni di foglie secche addosso.
Passarono la prima metà del pomeriggio a distruggere legnetti per il camino, e quando calò il sole entarono in casa, recuperando qualche schifezza dal frigo, avanzata dal pranzo.
Martino stava quasi per addormentarsi, con le carezze leggere che Niccolò gli stava dolcemente regalando su quel divano, dove ormai erano diventati una cosa sola. E si godeva la visione, con la testa completamente vuota dai pensieri, dei suoi amici seduti un po' per terra e un po' sulla poltrona, che gareggiavano con i joystick a FIFA.
Doveva decisamente annunciare la cosa per cui stava patendo da tutto il giorno.
Guardò Nico, con sguardo di intesa, e si mise a sedere.
"regà, potete staccare un attimo per favore? vi devo dire una cosa, o meglio, devo chiederla ad uno di voi."
"finimo la partita prima." Luchino.. sempre il solito.
" zì no rompe er cazzo. Martino ce deve dì na cosa, te pare il caso de giocà?" intervenne Mamma Orsa Garau, sempre pronto a rimproverare, dolcemente, il suo migliore amico un po' stupido.
Erano tutti un po' incuriositi, con la fronte aggrottata e seria.
Staccarono il filo della Playstation e si girarono verso il divano, dove erano seduti Martino e Niccolò, tenendosi la mano. Martino si schiarì la voce, e iniziò a parlare.
" Gio, sei il mio migliore amico da anni ormai, mi hai sempre spalleggiato e protetto. Sei stato come un fratello, per me. Per questo, e per mille altre cose che mi uniscono a te, vorrei che tu fossi il mio... testimone di nozze." ed esibì la mano, mostrando l'anello che portava la dito a quei ragazzi, seduti per terra. Giovanni sapeva già tutto, da Niccolò, ma mai si sarebbe aspettato un discorso simile. Così andò ad abbracciarlo, seguito da Elia e Luca, stupiti e commossi. Si abbracciarono senza dire una parola, tutti insieme. Quell'abbraccio parlava da solo.
Mancavano 15 minuti all'inizio del nuovo anno. Un altro anno insieme a Niccolò... Di meglio non poteva desiderare.
" regà cazzo mancano 15 minuti!" luchino esplose, guardando distrattamente il cellulare e accorgendosi dell'orario.
Così Gio prese i fuochi d'artificio che aveva nello zaino, e raggiunse i suoi amici, fermi davanti a casa, sotto il cielo stellato.
Niccolò e Martino guardavano abbracciati le stelle, sussurrandosi le prime cose che pensavano mentre Gio, Elia e Luca preparavano i fuochi d'artificio, pronti a farli partire nel cielo.
23:57. 3 minuti.
La mente di Niccolò proiettò in un secondo tutte le immagini dell'anno appena vissuto, che stava ormai finendo. Tutti i loro momenti insieme, quelli mai se li sarebbe potuti dimenticare. E pensò di amarlo da impazzire, stringendolo ancora più a sé, baciandogli la fronte.
23:58. I fuochi cominciano a rimbombare nel cielo.
Giallo. Rosso. Blu. Erano magnifici.
23:59.
Martino amava stare rannicchiato in quelle braccia. Non si sarebbe mai voluto staccare.
In sottofondo, i ragazzi facevano il countdown dei secondi.
10... 9... 8...
" Marti?"
"mh?"
7... 6... 5... 4...
"vuoi passare il nuovo anno insieme a me?"
3... 2... 1..
" ma certo, scemo."
00:00.
L'urlo dei ragazzi stravolse il loro momento coccole. E scoppiarono a ridere, guardandoli mentre si divertivano e ballavano sotto una canzone messa a caso sul telefono.
" non potrei desiderare niente di meglio. Ti amo."
"ti amo anch'io, signor Rametta."
E si baciarono appassionatamente, tra le urla felici dei loro amici, il suono delle birre che si scontravano in un brindisi, sotto quel cielo stellato di pieno inverno.
Per Martino, quel momento era il vero significato di "casa".
O forse, più semplicemente, Niccolò era la sua casa.

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