•Soli e innamorati•

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I telefoni dei due ragazzi non smettevano di squillare, da interi minuti.
E loro erano lì, sul loro letto, accoccolati e ancora ansimanti d'amore. C'era aria di intimità, quella che apparteneva solo a loro due.
Martino se ne stava abbracciato al suo Niccolò, con la testa sul suo petto nudo, e lo stringeva. Si sentiva protetto, tra le sue braccia.
Niccolò teneva un braccio sotto la testa, mentre con l'altro accarezzava dolcemente quei capelli rossi, che amava da impazzire. Erano sempre morbidi, profumati, e amava passarci le dita in mezzo.
D'altronde, amava tutto di lui.
"Forse è il caso di rispondere ai ragazzi." esclama Martino alzando il capo, guardando il suo ragazzo negli occhi, con un sorriso.
"Sto così comodo qui..." aveva un viso angelico, Niccolò. Si sentiva in paradiso.
Erano solo loro due, si ripeteva nella testa.
Stare con lui, gli dava la stessa sensazione di essere ubriaco, o fatto di qualsiasi sostanza possibile.
Era drogato d'amore.
Si sa, essere innamorati ti fa sentire come dipendente da una droga. E Martino era la sua, e ne era completamente dipendente.
Ma al contrario delle altre, questa dipendenza faceva bene, al cuore, alla testa, faceva bene ad ogni cosa. Gli migliorava la vita.
"Okay, mi alzo io, tranquillo. Tu riposa." risponde Martino, alzandosi svogliato.
Gli stampa un bacio, e prende il suo telefono appoggiato sul comodino.
"Che dicono?" chiede incuriosito il ragazzo, con gli occhi chiusi e il viso rilassato.
" Fanno i deficienti, come sempre. Chiedono cosa devono comprare." ride guardando i messaggi che arrivavano sul loro gruppo, che era rimasto quello di sempre, ma con aggiunto Niccolò. Erano una famiglia, ormai.
"In frigo non c'è nulla, ho usato quasi tutto per preparare gli aperitivi. Magari aggiungi qualche snack, e basta, credo."
"Okay, fatto." Martino finisce di scrivere il messaggio, blocca il cellulare e lo posa sul comodino.
Si rimette accanto al suo fidanzato, si appoggia sul fianco e lo guarda. Nella sua testa, non fa che ripetersi quanto possa essere bello, con quelle labbra, quelle lentiggini, quei capelli neri.
Non erano cambiati, dai tempi delle superiori. In fondo, erano passati solo 2 anni, da quel momento.
Ed erano rimasti i soliti, forse con qualche preoccupazione in meno, qualche in più. Forse più maturi. Ma sicuramente, più innamorati che mai.
2 anni d'amore, di convivenza, di serenità.
Lo guardava, sdraiato a pancia in su, le sue labbra socchiuse, il suo viso angelico.
Decide di mettersi nella posizione di prima.
" Cosa facciamo nel prossimo minuto?"
" Non lo so, potremmo baciarci..." si tira su, e si mette sopra di lui, con le braccia tese, guardandolo negli occhi intensamente.
Come quel giorno, ma senza preoccupazioni, senza le chiamate di Maddalena, senza frasi tristi dette a caso.
" Okay, stavolta i denti li ho lavati." Sorride Niccolò, con il suo sorriso grande.
In quel momento, dallo stomaco di Martino proviene un rumore strano. Aveva fame, e non solo di baci.
" Forse è il caso che prima ti sfami, o qui rimango davvero l'ultimo uomo sulla terra!" ridono entrambi, al ricordo di quel film. Lo avevano rivisto, insieme. Ma a loro piaceva più la loro versione, con la loro giraffa, il BioParco, il Vaticano, l' 1 contro 1 all'olimpico. Le passeggiate nudi, per Via del Corso, o via Cola di Rienzo.
"Carbonara? Però la cucino io, altrimenti viene 'na schifezza." sorride, e gli stampa un bacio sul naso.
"Okay, forse faccio un po' schifo a cucinare, lo ammetto. Ma eravamo in botta, e poi, esiste una cosa chiamata fame chimica."
" Puzzava di piedi, Nì, Dai." che ricordi, quel momento. Uno dei loro primi momenti insieme, per loro era indimenticabile.
Si alzarono dal letto, insieme, e si diressero a cucinare.
" Sei il mio paradiso, Marti." esclama il più grande, fermandosi per guardare il suo ragazzo negli occhi, in mezzo al corridoio.
Martino arrossì. Aveva ancora la mano intrecciata alla sua, e guardava in basso.
"Si, un vero paradiso" pensò ancora di più Niccolò , con gli occhi colmi d'amore.

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