Capitolo 11

307 29 15
                                    


11


L'ufficio di Big Mama era come lo ricordava. Ordinato, pulito, efficiente... e ti metteva addosso una strizza da paura.

Tutti i mobili, la loro disposizione, il modo in cui la luce penetrava dalla finestra per posarsi sulle spalle ampie di Magdaleine Bennett, tutto cospirava contro coloro che avevano la sfortuna di essere convocati lì.

Ma Summer, quel giorno, neppure se ne accorse.

Lei aveva già incontrato le ombre più oscure e terrificanti che potessero esistere, perciò penetrare nella tana di Big Mama non era che un corollario insignificante a un periodo di merda.

Quando la donna la invitò ad accomodarsi su una confortevole poltrona di pelle, accavallò le lunghe gambe abbracciate da jeans scuri e scrutò dubbiosa la cartella che Magdaleine teneva aperta sulla scrivania.

Le mani fresche di manicure sostavano apparentemente pazienti sul sottomano di pelle scura, ma gli occhi della donna lasciavano trasparire un'ansia feroce, molto vicina alla rabbia.

Accanto alla cartella, infatti, si trovava la sua lettera di licenziamento.

«Ho letto il rapporto preliminare sul Kilauea. Come sempre, ottimo lavoro» esordì Big Mama, fissandola con attenzione nei brillanti occhi da gatta.

Summer accettò il complimento con un cenno del capo – quel giorno, le onde ramate erano rigorosamente strette in una treccia – e mormorò: «Tendo sempre a pensare che il meglio sia la scelta giusta.»

«E questo fa di te la più giovane leader che io abbia mai spedito in giro per il mondo, ragazza, ma proprio non capisco cosa ti sia saltato in mente, stavolta» brontolò Magdaleine, prendendo finalmente in mano la busta per sventolarla con irritazione. «Cosa vorrebbe dire che intendi andartene di qui?!»

Le ottave salirono di parola in parola, ma Summer non vi fece caso. Ormai, era diventata cieca e sorda a qualsiasi cosa. Anzi, gli scoppi d'ira le piacevano ancor più del solito, perché se ne abbeverava spudoratamente.

«Esigenze lavorative mi spingono ad allontanarmi da Washington D.C.» asserì laconica la vulcanologa, facendo spallucce.

«Posso spedirti in uno qualsiasi dei nostri uffici sparsi per gli States, se è solo un problema di spazio» precisò il suo capo gettando la busta in un angolo della scrivania. «Ma vorrei sapere il perché

«Divergenze comunicative. Non me la sento più di lavorare qui» si limitò a dire la giovane, imperturbabile in viso.

Aggrottando la fronte, Magdaleine borbottò contrariata un'imprecazione.

«Quel farfallone di Brenton ti ha fatto delle avances non gradite?»

«Mike è a posto, e così pure John. Nessun problema simile, ma ho divergenze d'opinione con una persona e, in tutta onestà, non me la sento di lavorarci assieme. Il mio lavoro non ne trarrebbe alcun profitto» le spiegò un poco meglio, preferendo però non dire con chi avesse dei problemi.

Big Mama sospirò pesantemente, scosse il capo e infine disse: «Senti, facciamo così. Ti respingo la richiesta di dimissioni, perché per nulla al mondo ti lascerò a quei cervelloni del MIT, e ti spedisco nel nostro Centro Studi a Hilo, va bene? Vai d'accordo con il dottor Kaneda e soci, no?»

«Certo» assentì Summer, ripensando ai giorni trascorsi sull'isola hawaiiana. Tolta la parentesi tragica con John, quei giorni erano stati splendidi, e lei aveva un rapporto speciale con quel grosso, anomalo vulcano.

The Lady of Fire - Volume 3 "The Power of the Four"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora