i. Obi-Wan

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Note della traduttrice: la storia non è mia, ma è di imaginarykat, una fantastica fanwriter di Obikin e probabilmente anche la mia preferita. (Se sapete l'inglese, vi consiglio caldamente di leggere ogni cosa che ha scritto). Ho ottenuto il suo permesso di tradurre questa fanfiction parecchio tempo fa; il link alla versione originale è questo. https://archiveofourown.org/works/6149122
 Questa fic è ambientata in una soulbond!AU, ovvero in un universo in cui tutte le persone sono destinate a trovare l'anima gemella che il destino ha scelto per loro. Questa in particolare è collocata in una realtà in cui ogni individuo ha dei tatuaggi sui polsi, uno in cui è indicato il nome della propria anima gemella e l'altro in cui è scritto quello del proprio acerrimo nemico.
 Il titolo è tratto dalla canzone Various Storms & Saints dei Florence + The Machine.
 Buona lettura!

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La prima volta che Qui-Gon lo informa che porteranno con loro il bambino di Tatooine, Obi-Wan ruota gli occhi.

 «Il Consiglio non lo apprezzerà» dice al suo Maestro. «Non lo apprezzerà per niente».

 L'occhiata che Qui-Gon gli scocca da sopra la spalla, sebbene breve, è carica del parere che ha dell'opinione del Consiglio in proposito. Obi-Wan sospira, ma non ribatte: è impossibile cercare di convincerlo del contrario quando si fissa su qualcosa.

 Quando il bambino entra nella nave, Obi-Wan gli si avvicina attraverso la Forza con cautela, curioso di scoprire quello che ha percepito Qui-Gon in lui. Nota immediatamente che, dentro di sé, il bambino ha del potere, ma anche... qualcos'altro, una strana sfumatura di intimità che Obi-Wan non sa come interpretare.

 Scrolla le spalle e si ritira. Lo chiederà a Qui-Gon. Più tardi.

 Per adesso, si piazza di fronte al bambino, le presentazioni d'obbligo. Si appoggia contro il muro e si schiarisce la gola. Il bambino solleva il mento e lo scruta con uno sguardo audace e Obi-Wan sorride.

 «Allora, tu chi sei?» gli domanda.

 «Mi chiamo Anakin Skywalker».

 Il sorriso svanisce dal viso di Obi-Wan e, per un momento, ha paura che svanirà anche lui: è come se il suolo gli fosse scomparso da sotto i piedi. La voce del bambino gli rimbomba nelle orecchie come un'eco e si fa burla di lui. Anakin Skywalker. Un nome che ha visto talmente tante volte da diventargli familiare, un nome al centro della sua attenzione sin dall'infanzia, un nome che ha sempre fatto parte di lui, che lo marchia sul lato interno del polso sinistro con affusolate lettere nere.

 Obi-Wan si inginocchia lentamente, affinché le sue iridi siano allo stesso livello di quelle di Anakin. Spera che l'espressione che ha assunto abbia almeno la parvenza di affabilità e non somigli piuttosto a una smorfia leggermente turbata.

 «Piacere di conoscerti, Anakin Skywalker. Io sono Obi-Wan Kenobi» si introduce e attende, attende, ma il bambino non ha alcuna reazione, neanche il più piccolo barlume di identificazione.

 «Che nome buffo» commenta Anakin con tutta l'innocenza di un bambino ignaro.

Non ha idea di chi io sia si rende conto Obi-Wan, un peso che gli si annida nelle ossa. D'un tratto si sente assurdamente vecchio, la sabbia sotto le palpebre, il nome del bambino inciso nella pelle.

 Obi-Wan non esamina i polsi di Anakin. Invece lo sollecita a parlare delle corse degli sgusci, della vita su Tatooine, di sua madre, e fa del suo meglio per respingere la delusione e rinchiuderla a chiave in un angolo della memoria.

[🇮🇹] you sing it out loud, "who made us this way?"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora