vii. Obi-Wan

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Mentre cammina tra gli anditi del Tempio dei Jedi, ipotizza che sia questa la sensazione che si prova quando si muore.

 Si inginocchia tra i Jedi massacrati, Maestri e Cavalieri e Padawan. Persino i bambini non sono stati risparmiati. Si raddrizza, si appoggia contro una delle colonne perché non è certo che le sue gambe siano in grado di sostenerlo. Assassinati, tutti loro, con noncuranza, senza un briciolo di compassione o un perché valido, un male così inesplicabile che non crederebbe ai suoi occhi se non fosse per ciò che sente nel cuore, nell'anima, la Forza che canta sommessamente per compiangere gli innumerevoli caduti.

 «Chi può averlo fatto?» chiede, il tono di voce appena più alto di un sussurro, ma non vuole udire la risposta. «Perché?»

 L'aria è silenziosa in una maniera terrificante, i passi lenti di Yoda sono l'unico suono che echeggia nei corridoi vuoti. Obi-Wan abbassa le palpebre, emette un unico singhiozzo soffocato mentre si copre la bocca con una mano.

 Muoversi gli sembra la cosa più difficile che sia mai stato costretto a fare. Che senso ha? Come fai a continuare ad andare avanti quando non sei stato capace di impedire l'omicidio di tutti i tuoi cari?

 Non tutti, si dice tra sé e sé. Se Anakin fosse morto, lo saprebbe. Anakin è ancora là fuori e Obi-Wan lo raggiunge, dischiude se stesso, cerca freneticamente la sua anima gemella per controllare che stia bene. La presenza di Anakin è annebbiata e stranamente distante, ma c'è, e dalla nozione Obi-Wan raccoglie le forze per ricomporsi e seguire Yoda all'interno del Tempio.

 Anakin è ancora vivo da qualche parte. C'è ancora speranza.

 Quando accende l'oloproiettore, è sicuro che si troverà davanti lo sfuggente Signore dei Sith che ha crudelmente orchestrato la guerra e le loro sofferenze. Non afferra perché Yoda lo avverte: ha già visto quello che è accaduto al Tempio. La prospettiva che il suo dolore possa accrescere gli pare impossibile.

 Il video si avvia, mostra il viso di Anakin, e il cuore di Obi-Wan smette di battere.

 È come se gli stessero bruciando le viscere: il volto in lacrime ma impassibile di Anakin mentre colpisce i Jedi con cui si è allenato, con cui ha chiacchierato, con cui ha riso. Li ammazza tutti, senza pietà, senza esitazione.

 È come se Obi-Wan stesse assistendo allo spettacolo della sua stessa vita che finisce.

 Anni fa era convinto che la morte del suo Maestro fosse la cosa peggiore che gli potesse capitare. Mentre Anakin si prostra ai piedi del Signore dei Sith e lo chiama Maestro, tremando e piangendo, Obi-Wan realizza di non aver mai conosciuto prima d'ora il vero significato della parola "dolore".

 D'ora in poi sarai chiamato con il nome di Darth Vader, recita la registrazione, e Obi-Wan incespica all'indietro. Il suo polso destro è in fiamme e lui ha l'impulso di bruciare il marchio, mozzare la mano intera per non essere costretto a guardare quel nome, per non essere obbligato a ricordarlo, pensarlo e affrontare la realtà. La sua schiena sbatte contro il muro, mentre lui piange lacrime di esterrefazione e mormora, la voce tremula e rotta: «No, no, vi prego, no, tutto, tutti tranne lui, vi prego...»

 Ma non c'è nessuno che possa ascoltare le sue suppliche e le mani gli vacillano talmente che spegne l'oloproiettore a fatica.

 «Vi prego» dice implorando Yoda, il cuore penoso in una maniera che non credeva fosse possibile, «mandatemi a uccidere quel Maestro, quel Signore dei Sith. Vi prego, non Anakin, non lui, non ne sarei mai capace. Non posso... Non potrei... vi prego».

 Yoda scuote la testa. «Sconfitto tu sarai. Troppo forte il Maestro è».

Non m'importa si rende conto Obi-Wan. Non m'importa. Preferirei morire piuttosto che uccidere Anakin.

 «Il ragazzo che hai addestrato non esiste più. Fermato il Sith deve essere».

 Obi-Wan sa che non è vero. Può ancora percepire la presenza di Anakin, distante e spaventata, ma inconfondibilmente sua. Tuttavia sa anche che Yoda non è nel torto.

 Lui è un Jedi. La sua devozione va all'Ordine.

 Cerca di rassicurarsi ribadendo che ne parlerà con Anakin. Lo persuaderà ad arrendersi. Non sa come riuscirà a perdonare i suoi crimini. Ma ci proverà.

 Quando si esamina i polsi, gli viene quasi da ridere, una risata amara e arrabbiata.

 Le leggende sostenevano che i nomi sui polsi delle persone fossero quelli dell'anima gemella e dell'acerrimo nemico.

 Nessuna storia accennava al fatto che si riferissero a colui a cui Obi-Wan ha affidato il suo cuore e a colui che gliel'ha infranto in tanti frammenti, inferendogli dei tagli profondi che sa che non guariranno mai.

 Nessun racconto fa allusione all'eventualità che un'anima gemella e il nemico più mortale siano la stessa persona.

[🇮🇹] you sing it out loud, "who made us this way?"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora