iv. Anakin

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Anakin è consapevole di cosa dicono i polsi di Obi-Wan.

 Su quello sinistro è scritto Anakin Skywalker con lettere chiare e taglienti, la grafia elegante di Obi-Wan.

 Su quello destro è scritto Darth Vader, scempiato e quasi indecifrabile, i caratteri affilati ed estranei, circondati da quelle che somigliano a delle bruciature.

 Si chiede che aspetto avrebbero i suoi tatuaggi.

 Agli schiavi non è concesso il privilegio, il lusso di avere un'anima gemella: adesso lo sa. Non conserva alcun ricordo del momento in cui gli sono stati rimossi i marchi. Probabilmente è accaduto molto tempo fa, quando era ancora piccolo. Un promemoria di come la vita non gli appartenesse.

 Non è più un bambino, né uno schiavo. Ha tuttavia ancora l'impressione di non avere una vita sua.

 A volte discute con Obi-Wan, minaccia di abbandonare l'Ordine, cerca conforto tra le braccia amorevoli di Padmé. Lei lo ascolta incessantemente, lo capisce, lo persuade a lasciar perdere le idee avventate e lo aiuta a prendere le giuste decisioni: quando è con lei, ogni cosa ha senso.

 Lui l'ama: è l'unica cosa di cui è pienamente sicuro. Lei è radiante e bellissima, è come le stelle calorose e scintillanti della galassia, i fiori di un prato illuminato dal sole, ciò che rimane di buono al mondo. Farebbe di tutto per lei, per proteggerla. Gli è impossibile immaginare una vita senza Padmé, senza il suo sorriso, la sua risata, le sue mani delicate che gli carezzano il viso come se Anakin fosse la cosa più preziosa di sempre.

 Ma lui ama anche Obi-Wan.

 Obi-Wan, che gli bacia le vecchie cicatrici sui polsi, le iridi grigie-blu che lo scrutano con un amore così puro, così gentile, così assoluto da obbligarlo a distogliere lo sguardo. Obi-Wan, che gli è eternamente accanto, non importa quanto litighino e non vadano d'accordo, non importa quanto si arrabbino con l'altro. Anakin continua a tornare da lui a fine giornata, si scusa, scorge i polsi di Obi-Wan e si sente mortificato.

 Quale onore è essere amato da un essere così splendente e celestiale, di una bontà tale da rendere quasi doloroso ogni tentativo di guardarlo direttamente.

 Anakin stringe i pugni quando, con il passare dei giorni, sorprende se stesso nell'atto di scandagliare dei nomi che non ci sono, scandagliare una certezza: qualsiasi cosa sarebbe meglio di questa ignoranza, della conoscenza che gli spetta ma che gli è stata strappata via. L'universo però toglie e toglie, a quanto pare, e non restituisce alcunché in cambio.

 «Non fa niente, Anakin» gli sussurra all'orecchio la voce dolce di Obi-Wan, «e va tutto bene. Non mi devi nulla». E Anakin seppellisce la faccia nella spalla di Obi-Wan, piange, piange finché non gli si asciugano gli occhi e gli si svuota il cuore. Obi-Wan lo bacia sulla sommità del capo.

 «È un dono, Anakin. Il fato ti ha permesso di scegliere».

[🇮🇹] you sing it out loud, "who made us this way?"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora