Cap 27

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                        MARATONA 1/3

"Jorge, perfavore , sono già due settimane che non mi vuoi parlare, superalo! Si non mi importa di star perdendo tempo scrivendoti questa maledetta nota.

Perfavore, parlami :(

Benji."

Quel tipo di nota venne dalla discussione con benji. A jorge faceva male, ovviamente, ma non perché era innamorato di lui, avvolte lo avrebbe lasciato amare.

Tutto molto strano, no? Il giorno prima della litigata, Jorge stava saltando di gioia perché benji gli aveva dato l'opportunità di conquistarlo. Anche se nulla cambió nei suoi sentimenti verso benji, non voleva vederlo,almeno per un po' di tempo. Poi quando avrebbe smesso di comportarsi da stupido poteva tornare a conquistarlo.

Benji voleva avvicinarsi a lui, però uno dei suoi amici le lo impedí tirandolo per il braccio e incominciandoli a parlare.

Sospirò e perstò attenzione al ragazzo.

In parte, Jorge avrebbe voluto che benji lo avvicinasse, però sapeva che se lo avrebbe fatto non sarebbe resistito e si sarebbe lanciato nelle sue braccia, d'avanti a tutti. Per questo ringraziò mentalmente a quello stupido del suo amico che lo tirò.

Non poté smettere di pensare a benji tutto il giorno, molto meno quando nel libro di letteratura che stava incominciando a leggere, il protagonista si chiamava Benjamin—come facevano sempre— cominciarono a nominare benji come se fosse l'unica persona al mondo che si chiamasse così.

Ringraziò quando la campanella di fine classe suonò per tutta la scuola. Prese le sue cose e incominciò a camminare per il corridoio.

Si mise le sue cuffie quando sentí la voce di benji chiamarlo, alzando tutto il volume quando If i Could Fly de One Direction, cominciarono a suonare.

Sapeva che Benji avrebbe smesso di chiamarlo perché aveva allenamento e i suoi amici lo stavano chiamando. Così andò camminando fuori dalla scuola dirigendosi a casa.

La sera, era nella sua casa, guardando un film, quando un messaggio arrivò al telefono.

Numero sconosciuto: ciao, ci sei?

Jorge corrugò la fronte

Numero sconosciuto: qualcuno.

Jorge rotò gli occhi, era serio?

Jorge: benji, non mi dare fastidio, va bene? Ne parliamo un'altro giorno.

Era al punto di bloccarlo sul suo cellulare quando gli arrivò una risposta.

Numero sconosciuto: cosa ti fa pensare che io sia benji? So la situazione ma ti assicuro che non sono lui, però non ti dirò chi sono perché sono sicuro che mi odi. Ma allora, voglio parlare con te, domani, ci sei?

Jorge: ci vediamo a scuola?

Numero sconosciuto: si domani nell'parco nell'ora di pausa, va bene?

Jorge dubitò per un secondo

Jorge: va bene

All'entrata dell'istituto si sorprese a non vedere Benji da nessuna parte, neanche nel salone, gli mancava e non sapeva perché. Il quale cominciava a svegliarlo, aveva bisogno di parlargli...

Erano in pausa e per un momento stava per cercarlo, ma si rese conto che aveva una persona da incontrare.

Guardò il telefono e incominció ad andare verso il parco. Nessuno era lì, molto meno in quell'epoca di freddo.

Si sedette ad una panchina, tiró fuori il suo cellulare e si mise a giocare un po'.

Non sentì che qualcuno si stesse avvicinando finché non lo vide accanto a lui.

Alzó lo sguardo e aprì di più gli occhi.

—che fai qui e che merda vuoi?— fu l'unica cosa che disse. Non pensó neanche che fosse lui quello del messaggio.

— Ciao

—Ti ho chiesto che merda fai— si, era scortese ma Noen non si era comportato per niente bene.

Noen era il migliore amico di benji, uno di quelli che lo danno fastidio e che non permettono a Benji di essere felice.

O almeno Jorge pensava questo.

—Bene, uhm... Ciao— si notava il suo nervosismo, inoltre non si sarebbe immaginato parlare con Jorge. — prima di tutto, e se te lo stavi chiedendo, Benji non è venuto perché é dovuto andare di corsa in ospedale— Jorge rimase scioccato ma prima di dire qualcosa, Noen lo fermó — tranquillo, sta bene, non ha nulla di grave. E di più, sono sicuro che lo hanno rimesso e sta riposando a casa sua— Jorge tornò a respirare regolarmente.

—Garzie per... avermelo detto, volevi dirmi solo questo? Posso già andarmene?

—No!— lo tiró da un braccio quando se ne stava per andare. Jorge levó il suo braccio velocemente. Noen sospiró —io... sembrerà strano, perché sono sicuro che per tutto questo tempo hai pensato il contrario, però giuro che è la verità— Jorge corrugó le sopracciglia— so che tu tieni molto a benji e... non lo giudicherei mai.

Il minore spalancò gli occhi, sorpreso.

— io sono l'unico del gruppo che lo sa e che lo appoggia, so della sua bisessualità e non lo giudico. Hai tutte le ragioni per arrabbiarti con lui, peró capiscilo, Jorge. Lui non è pronto e tu per di più gli chiedi di star con lui pubblicamente, non puoi obbligarlo a farlo quando lui non é pronto. Lo desidera, sul serio, però la società è una merda, e anche gli dà fastidio e gli importa di quello che pensa, però ci sta lavorando.

Jorge era paralizzato, non poteva dire nulla. Si sentiva in colpa per aver obbligato a Benji di fare quello di cui non si sentiva sicuro. Era maledettamente arrabbiato.

I suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.

—I-io...

—tranquillo Jorge.— mise una mano sulla sua spalla e strofinó, calmándolo, Jorge non si mosse.

—S-stai bene?

—si tranquillo. Il cambio di clima mi fa sempre questo effetto.

La campanella di fine ricreazione suonó.

—Posso andare a vederlo oggi?

—Puoi— sussuró Noen.

Jorge lo ringraziò e andó nella sua classe.

Quel giorno andó a casa di benji per sistemare le cose.

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