MARATONA 2/3
Si trovava lì, davanti a casa di benji, al punto di suonare la porta.
Era nervoso, molto. Però sapeva che a benji non gli infastidiva la sua presenza... o almeno questo disse Noen.
Non sapeva cosa dirli, come scusarsi ne come guardarlo negli occhi.
E dire che era nervoso? Perché era realmente nervoso.
Sospiró e suonò la porta.
Sentì un "un'attimo " e pochi secondi dopo la madre di Benji si affacciò alla porta.
—ciao tesoro, di che è hai bisogno?— disse la donna cortesemente.
—C-ciao signora io... sono venuto per vedere Benji. É che, oggi non é venuto a scuola e mi hanno detto che non si sentiva bene, sono venuto a vederlo.
—Oh, é bello da parte tua— sorrise— vieni, entra, qui é la sua camera.
Jorge entrò nella casa, non era grande ne piccola però era carina.
Alejandra, la mamma di Benji, lo fece camminare per un corridoio fino ad una camera che era lì. Poteva riconoscere quella di benji dal colore della porta, aveva anche un cartello con scritto "Benjamin".
—Ti lascio qui, qualunque cosa puoi chiamarmi, sono in cucina a fare un dolce— Jorge la ringraziò e vide come la donna si allontanava.
Entró senza toccare. Fu la cosa migliore che riuscì a fare.
Benji stava riposando sul letto, con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, uscirono piccoli sospiri da ella. I suoi capelli erano disordinati e il suo dorso seminudo lasció Jorge senza fiato.
Lo fissava per qualche secondo, era tanto bello ai suoi occhi.
Si avvicinò lentamente, e si sedette a lato del letto. Il suo nervoso sparì.
Toccó la guancia di Benji lentamente, facendo, ancora addormentato, raggomitolando il suo viso nella mano di Jorge. Fu inevitabile non sorridere.
Però quel sorriso svanì quando un pensiero venne nella sua mente. Abbasso la vista alle sue spalle. L'apparenza così calda del suo copro.
Incoscientemente passó la mano dal suo collo al suo addome, mordendosi il labbro inferiore. Fece piccoli cerchi con il dito.
—Ti piace quello che tocchi?— sentí una voce ruvida che lo fece saltare dal letto.
—I-io.. Mi dispiace! Mi dispiace, sul serio non volevo!— gridò imbarazzato, coprendosi il viso.
Sentí una risata siccome il letto era spostato benji si alzò.
—Tranquillo, bello...— disse, avvicinandosi a lui.— Che fai qui?
—I-io... se non vuoi che sto qui posso andarmene, ti capisco— mormorò
—Che? No no no, grazie per essere venuto— gli prese la mano, facendolo avvicinare al letto e sedersi di nuovo — solo.. chi ti ha portato qui?
—E che... non sei venuto in classe, e il tuo amico, Noen...
—Che ha fatto? Non ti ha fatto del male? Giuro che se non é così, i-io posso spie-
—Tranquillo, mi ha raccontato tutto— sorrise per calmarlo.
—che?
—Bene...
Cominciò a raccontarli del messaggio, del numero sconosciuto e di tutto quello che gli disse.
—Wow, Bene allora lo sai..— era nervoso.
—io voglio chiederti scusa— comonciò Jorge —per averti costretto a fare qualcosa di cui non eri pronto, sul serio mi dispiace, giuro che non era mia intenzione— i suoi occhi cominciarono a lacrimare, odiava essere tanto sensibile.
—Hey, no— Benji passò la sua mano sulla guancia di Jorge, asciugando le poche lacrime che scendevano dai suoi occhi.—tranquillo, é fatta. So che non fú tua intenzione, sul serio, tutto sta bene, si?
—Però..— ispirò dalle narici — ti ho fatto stare male, e solo immaginarti piangere per colpa mia, fa troppo male benji.
Benji lo abbracciò, nascondendo il suo viso sul suo petto. —é fatta, bello. Tutto sta bene, io sto bene.
—suona tutto affrettato, però ti amo benji, e mi piaci veramente— disse guardandolo negli occhi.
Benji non disse niente, sorrise soltanto. Si avvicinò alle sue labbra, senza poter contenersi, e si fiondarono in un tenero bacio, il quale Jorge ricambiò.
La mano del maggiore era sopra la guancia del minore, accarezzandola lentamente.
Per sbaglio, benji passò la lingua sopra il labbro inferiore di Jorge, e a lui saltò un piccolo gemito, che rabbrividì Benji.
Il bacio stava per tonificarsi, quando fu aperta la porta.
—Mi dispiace!— si scusò immediatamente Alejandra, uscendo dalla stanza.
Entrambi i ragazzi si separarono subito.
—volevo solo farvi assaggiare il dolce— entrò dinuovo nella camera arrossata —Però per quello che ho visto state già mangiando — sussurò.
—Mamma!— gridò benji vergognato. Jorge rise—Volete il dolce?— si riferì al riccio, che annuí —veniamo subito, mamma.
Ella annuí con un sorriso, e se ne andò da lì.
Jorge é benji si guardarono e le loro risate si sentirono per tutta la casa.
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Ti amodio
Teen FictionHo tradotto una storia spagnola di nome te amodio perché è tipo bellissima e penso che tutti dovrebbero leggerla.