"Sono tornato! C'è qualcuno?"
Nessuno rispose e l'unico rumore esistente era il silenzio. Come sempre d'altronde.
Oliver richiuse violentemente la porta dietro di sé, buttò la borsa con l'album da disegno e le matite colorate per terra e salì le scale che portavano alla sua stanza molto silenziosamente, anche se poteva fare tutto il rumore possibile tanto non c'era nessuno ,ma era così forte questa abitudine che non riusciva a liberarsene.
Ricordava che quando tornava a notte tardi a casa aveva sempre avuto paura che i suoi avrebbero potuto sentirlo sentirlo tanto che avvolte per non far alcun rumore strusciava per terra come un serpente. Era talmente vergognosa la sua vita che la odiava davvero tanto.
Sua madre non c'era quasi mai a casa e chissà per quali strani motivi, il padre era un ubriacone di prima classe e non ci pensava due volte a picchiare il figlio continuamente quando era piccolo finché non scappò di casa a diciotto anni ,ma ,purtroppo se la prendeva sempre con sua madre picchiandola o insultandola e questo gli dava un fastidio tremendo. Il suo unico desiderio per il padre era quello che potesse crepare al più presto.Quel giorno era tornato a casa sua per prendere dei libri che aveva lasciato lì. Non sembrava ,ma Oliver adorava leggere, i libri erano la sua droga quotidiana e riuscivano a farlo stare bene sia a casa sia a scuola. I ragazzi più popolari lo trattavano sempre come uno stupido e un ritardato solo perchè vedeva ciò che c'era di più dietro le cose. Vivere gli è sempre stato impossibile ,ma con forza riusciva sempre a cavarsela. Poi arrivato all'età dell'adolescenza cominciarono i problemi con la giustizia, piccoli furti erano giornalieri e risse a scuola lo aspettavano sempre.
Aperto il frigo prese una birra e si buttò sul divano, non si era neanche disturbato di accendere la luce ,ma, non aveva alcuna importanza. Ad un certo punto sentì uno strano pizzichio sul viso e si ricordò del nuovo tatuaggio e della tatuatrice. Che dolce ragazza, lo aveva trattato come un essere umano e non come un oggetto e lo ha guardato negli occhi. Solitamente le persone hanno paura a guardarlo negli occhi, hanno paura della loro vera natura, invece, lei non aveva il terrore di nulla perlomeno di Oliver. Aveva dei bellissimi occhi indaco e durante la stesura del tatuaggio egli non faceva altro che osservarli. Chissà quale fosse il suo nome, non glielo aveva neanche chiesto, che idiota pensava.
Osservando l'orologio si rese conto che si era fatto tardi. Si alzò gettò la bottiglia vuota nel secchio, riprese la sua borsa e si precipitò fuori.
La notte era scesa e le stelle restavano coperte da strani filamenti di nuvole scure, Oliver sperava che non piovesse perchè non portava con sé un ombrello e la giacca si sarebbe bagnata e non aveva tempo per farla asciugare, avendo solo quella.
Purtroppo le sue speranze vennero distrutte quando iniziarono a scendere delle piccole goccioline d'acqua dal cielo.
"Merda!"
Si mise il cappuccio e iniziò a correre, era difficile raggiungere il proprio appartamento a piedi e quindi cercava un bar o una pizzeria per rifugiarsi finché non cessasse la pioggia.
Fortunatamente a neanche un isolato da lui c'era una specie di bar-ristorante. Entrato si accomodò su uno dei sgabelli al bancone.
"Una bottiglia di birra, per favore"
"Certamente"
Rispose con gentilezza l'uomo dietro il bancone.
Nel frattempo Oliver si guardò un po' attorno e la cosa che gli risalto più agli occhi era un enorme quadro raffigurante un girasole blu con lo stelo nero. Era veramente straordinario. Vicino ad esso vi erano una ragazza e un ragazzo, forse era la prima uscita insieme che facevano perchè lui non sputava un secondo per terra mentre la ragazza era girata di spalle a Oliver quindi non poteva osservare il suo viso ,ma, sembrava annoiata. In fondo al locale c'erano due ragazze intente a osservare la coppia e a commentarla.
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Ricordo di un domani
ParanormalPossiamo vivere fino alla morte...ma avvolte si continua all'infinito.