Capitolo 12

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Il rapporto con Fabio aveva iniziato ad avere una fase calante, una fase che non aveva vissuto neanche durante l'inizio del silenzio di Timothy.

Non era successo nulla di particolare, ma erano i suoi occhi che parlavano a Timothy, lui era da un'altra parte anche quando stava con lei, ed era con lei sempre più di rado.

"Non so che fare Niccolò" scrisse sperando che il suo amico le suggerisse una soluzione.

"Parlaci, il video messaggio doppiato a lui non lo puoi mandare".

"Dici che non apprezza?" chiese lei scherzando.

"Dico che si incazza" la freddò.

"Ma perché deve essere sempre tutto così complicato?".

"Sai come mi sento adesso?" scrisse Timothy "mi sento come Obelix quando fa il portatore di menhir"

"Cosa?" chiese Niccolò aggiungendo un'infinità di punti interrogativi.

"Ma tu i fumetti non li leggevi da ragazzino?".

"Si ma non ho idea di cosa sia un portatore di menhir".

"Ecco qual'è il dramma delle nuove generazioni, non sono curiose, guardano ma non indagano" lo punzecchiò Timothy. "I Menhir sono delle grandi grandi pietre, gli antichi le posizionavano in gruppi di due o tre. I vari studiosi e luminari non hanno ancora ben capito a caso servissero, forse a delimitare la proprietà, forse erano commemorativi, forse servivano per riti della fertilità, insomma a qualcosa servivano".

"Perfetto" commentò Niccolò "grazie per la lezione di storia, ma tu con i menhir e Obelix che c'entri?"

"Ignorante e lento negli abbinamenti" scrisse ridacchiando Timothy.

"Mi sento come Obelix che va in giro con il pietrone poggiato sulla schiena e nonostante tutto sorride, ma ha comunque un pietrone sulla schiena".

"Più ti conosco e più mi convinco che forse per il bene del mondo è meglio che tu rimanga zitta" Niccolò per un momento immaginò Timothy travestita da Obelix e sorrise.

"Comunque per ritornare sulle lamentele classiche, è tutto troppo complicato".

"Dillo a me" rispose Niccolò ricevo squilli sul cellulare a tutte le ore del giorno e della notte".

Niccolò era alle prese con un ex fidanzata indecisa, lo voleva vicino ma non lo voleva accanto, un concetto di coppia un po' bizzarro che richiedeva la messa in atti di comportamenti assurdi per poter essere realizzato.

Timothy aveva una sua opinione sulla vicenda, ma la teneva per se. Considerava l'ex fidanzata di Niccolò la classica ragazzina che desidera mantenere sull'ex un diritto di proprietà, senza avere però la minima intenzione di utilizzare tale diritto.

Niccolò doveva rimanere lì a suo servizio, consolarla quando l'esame andava male, essere presente nella sua vita perchè lei una vita senza di lui non sapeva immaginarla e altre fesserie del genere.

Per Timothy quel perverso meccanismo era incomprensibile, ma aveva deciso di non intervenire in nessun modo poiché sapeva che quelli erano i classici casi in cui un amico non si vuol sentir dire quanto è stupido.

Ascoltava Niccolò con affetto e pensava che doveva essere bello essere amate così tanto da qualcuno.

"Dobbiamo allenarci Timothy, un giorno faremo partire un vaffanculo sincronizzato che lo sentiranno fino a Palermo"

Il vaffa sincronizzato era il loro migliore progetto, lo ritiravano sempre fuori quando qualcosa andava male ad uno dei due.

Immaginavano la situazione estrema, quella in cui hai ingoiato l'ultimo boccone amaro e quella parola liberatoria che comunicava al mondo, che i bocconi amari non potevano essere più serviti alla loro tavola.

Volevo chiamarmi AnnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora