Capitolo 2

29 10 3
                                    

L'esistenza perfetta di Timothy fu sconvolta dall'arrivo di due persone, il Dott. Foglia nuovo dirigente dell'azienda in cui lavorava e Niccolò.

Da anni era impiegata in un'importante azienda di costruzioni edili, specializzata in appalti pubblici, lei si occupava del settore qualità, riempiva ogni giorno moduli di controllo che inoltrava ad altri uffici.

Per fare quel lavoro non era necessario parlare, si vistava un formulario e si passava a quello successivo, se non era corretto, si apponeva il timbro difforme e si rispediva al reparto mittente.

Le comunicazioni interne Timothy le faceva e le riceveva via e-mail, il telefono di cui un tempo era dotato il suo ufficio era stato spostato nell'ufficio della signora Ciardi, che aveva distrutto il suo contro il muro durante una crisi isterica.

Alla riunione di benvenuto al Dott. Foglia aveva dovuto partecipare anche lei, le mille scuse che aveva provato a inventare, non avevano convinto il suo capo reparto, che quella mattina era andato a prelevarla di persona nella sua stanza e l'aveva scortata fino alla sala riunioni.

Le sedie della sala riunioni erano state allontanate dal tavolo centrale e disposte in modo da comporre una sorta di platea. Dalla disposizione delle sedie era facile intuire che il nuovo dirigente doveva essere uno che amava stare al centro dell'attenzione.

Timothy scelse una delle sedie collocate in fondo alla sala e si sedette.

Il nuovo dirigente era un uomo sulla cinquantina, con un colorito innaturale per il mese di Novembre e due interessanti occhi blu che spiccavano bene sul marroncino della sua faccia.

Durante la sua autocelebrazione, nella quale aveva ripercorso i grandi successi professionali ottenuti, aveva elargito ampi sorrisi a tutti i presenti e aveva soffermato un istante il suo sguardo su Timothy.

"Non dovevo mettere questa maglietta, lo sapevo che mi portava sfortuna" disse tra di se.

Aveva le mani sudate come una scolaretta in attesa che il professore pronunci il suo nome.

Mosse lo sguardo a destra e a sinistra per controllare l'umore della sala, nessuno sembrava teso, molti erano visibilmente annoiati o presi da altri pensieri.

"Sono sicuro che insieme riusciremo a creare una squadra in grado di realizzare qualunque obiettivo, l'unione fa la forza e noi saremo una grande forza" con questa frase il Dott. Foglia aveva terminato il suo prolisso discorso.

Con la mente Timothy era già alla macchinetta del caffè a festeggiare con un mocaccino la fine della riunione, ma la voce del dirigente la riportò alla triste realtà, non era ancora finita.

"Mi piacerebbe che ora vi presentaste, lavoreremo fianco a fianco per molto tempo, vorrei avere con voi tutti un rapporto cordiale, schietto e paritario" a sentir pronunciare quelle parole a Timothy scappò un sorrisetto.

"Dal capitolo 8 del perfetto manager, l'ipocrisia è la chiave del successo" detestava quel patetico tentativo di appiattimento dei ruoli per conquistare la simpatia dello staff, la sua stima professionale se la sarebbe dovuta conquistare dimostrandosi un manager esperto e non certo portandole una tazza di caffè in ufficio.

Al sorrisetto divertito arrivò presto a fare compagnia uno sguardo di sfida, sfortuna volle che quello sguardo incontrò gli occhi blu del Dott. Foglia.

"Ad esempio quella sorridente signorina con la maglietta rossa, sarei felice se mi dicesse come si chiama, in che settore è impegnata, che si presentasse insomma".

Nella sala scese un gelido silenzio, anche chi stava parlottando con il vicino, cessò immediatamente di farlo, la scena era imperdibile.

"Maledetta maglia rossa" pensò lei.

C'erano un paio di opzioni possibili.

Iniziare a parlare e presentarsi, fissarlo e rimanere in silenzio o la terza via.

Si alzò dalla sedia, attraversò la sala, strinse la mano al Dott. Foglia, gli mostrò il pass con il suo nome e cognome, si voltò su se stessa e tornò indietro.

Non aveva potuto osservare l'espressione del dirigente di fronte a quella scena, ma appena gli aveva voltato le spalle aveva udito il suo capo reparto affrettarsi a spiegare la situazione e un vociferare fitto fitto di sottofondo.

"La signorina Timothy Grossi è impiegata nel settore qualità e purtroppo non parla" aveva cercato di spiegare il capo reparto al dirigente.

Il Dott. Foglia aveva afferrato il dossier che era sul tavolo e aveva iniziato a sfogliarlo freneticamente.

"Ma nell'organico non leggo di nessun impiegato portatore di handicap" aveva affermato sventolando in faccia al capo reparto il dossier, quasi a dimostrare che lui era un manager cui non sfuggiva nulla.

"Timothy non è un nome da donna" aveva proseguito e poi abbassando il tono della voce, ma non abbastanza da non poter essere udito aveva aggiunto "ma è un transessuale?".

Il capo reparto era diventato paonazzo dall'imbarazzo e fissava Timothy con uno sguardo supplichevole perché lo togliesse da quella situazione.

"Non parlo, ma ci sento" scrisse lei con un pennarello blu e mostrò il foglio al dirigente.

Tutta la sala scoppiò a ridere, gli sguardi di sfida s'incrociarono di nuovo, ma non c'era più il sorriso a fargli compagnia.

"Penso che sia ora di tornare alle nostre scrivanie, situazioni anomale mi saranno illustrate dai capi reparto, vi ringrazio del tempo che mi avete dedicato" con quella frase, il Dott. Foglia concluse la riunione, anche il bianco sorriso spiccava bene sul marroncino della sua faccia.

Volevo chiamarmi AnnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora