Alle diciassette in punto Fabio era sotto l'ufficio di Timothy.
Stavano insieme da cinque anni, tre dei quali passati in silenzio.
All'inizio Fabio si era disperato, poi si era arrabbiato, aveva minacciato di lasciarla se non avesse ripreso a parlare e alla fine si era rassegnato.
Seguendo l'esempio generale, aveva deciso anche lui di assecondare quello strano capriccio. Aveva pensato che Timothy non fosse tipo da vivere nel silenzio e che una volta passato il periodo di crisi interiore sarebbe tornata la ragazza di sempre.
Immaginava che passati pochi giorni, avrebbe spiazzato tutti con una delle sue pungenti battute e che tutto sarebbe tornato come prima, come se mai nulla fosse accaduto.
Le cose erano però andate in modo diverso da come aveva immaginato Fabio e nessuna battuta era giunta in suo soccorso.
Tra il non voler parlare e il non voler vedere non c'è nessuna differenza, cambia il mezzo ma non il fine, non si affronta un problema.
Timothy era una presenza silenziosa che molti preferivano far finta di non vedere, perché vederla avrebbe significato prendersi anche l'onere di comprendere, indagare, domandarsi, riflettere, insomma sarebbe stato necessario fare un lavoraccio che di solito si cerca di non fare neanche con se stessi, figuriamoci con gli altri.
In apparenza tutti rispettavano e accettavano più o meno volentieri la scelta di Timothy, nella realtà tutti evitavano accuratamente di andare più a fondo nella questione.
"Com'è andata la giornata?" chiese Fabio.
Per risposta Timothy diede due testate leggere sul cruscotto e poi lo guardò facendo una smorfia mostruosa.
"Sono contento che ti sia divertita anche oggi" le disse e mise in moto l'automobile.
Lei amava quel ragazzo perdutamente, in modo totale, incondizionato e nonostante questo non rivolgeva la parola neanche a lui.
Il loro era un rapporto strano, nonostante stessero insieme da molti anni si vedevano di rado, Timothy non dava importanza a questa cosa, capiva che non doveva essere semplice stare accanto ad una persona che non parlava e quindi non reclamava mai la presenza di Fabio al suo fianco.
Dell'amore di quel ragazzo era comunque certa, anche se non si erano mai detti ti amo, neanche prima dell'inizio della fase silenziosa.
Timothy non era mai stata una ragazza prodiga di smancerie, secondo lei quelli che contavano erano i fatti e non le parole e Fabio per aver scelto di starle accanto, nonostante tutto, doveva amarla enormemente.
Arrivata a casa del suo fidanzato si diresse verso il bagno, lui si lasciò sprofondare sul divano e iniziò a scorrere i canali tv.
"Imbecille" pensò, mentre controllava se l'acqua della doccia era calda a sufficienza.
Continuava a pensare al nuovo dirigente, al marroncino della sua faccia e al suo fastidioso sorriso.
"Perché è lecito che le persone dicano cose idiote e non è lecito che una persona scelga di rimanere in silenzio?" pensava, mentre si massaggiava le gambe con la spugna viola.
"Speriamo che il capo reparto gli abbia spiegato la situazione, non ho voglia di essere stressata da quel tizio" uscì dalla doccia e s'infilò l'accappatoio.
In realtà non esisteva un vero e proprio motivo per il quale si ostinava a non parlare, era iniziato come un gesto di sfida con sua madre, poi con il passare del tempo si era resa conto che il silenzio facilitava i suoi rapporti.
Le liti con sua madre erano cessate, le incomprensioni con Fabio erano sparite, era diventata l'amica più ricercata, silenziosa confidente di tutti i peccati.
Il silenzio le aveva regalato la quiete dell'anima che cercava da sempre e così aveva continuato a rimanere in silenzio.
"Quando torno a casa gli scrivo un'e-mail" le sembrò la soluzione migliore, dopo la doccia e con i nervi più distesi la situazione le sembrava meno complicata.
"Nulla da dichiarare?" le domandò Fabio, mentre le accarezzava la schiena.
Le faceva sempre quella domanda, quando avevano finito di fare l'amore, Timothy gli sorrise con dolcezza e fece cenno di no con la testa.
"Ti amo" pensò "sarebbe proprio una frase d'effetto se la dicessi ora, degna del più struggente film d'amore" respinse con fermezza l'idea, la banalità la disgustava e poi non c'era bisogno di dirlo, Fabio lo sapeva.

STAI LEGGENDO
Volevo chiamarmi Anna
NouvellesLa normalità della sua esistenza era la ragione per cui continuava a rimanere in silenzio, era convinta che parlare fosse inutile tanto nessuno faceva mai attenzione a quello che gli veniva detto. Quando voleva comunicare con qualcuno gli si parava...