1. Pilot Chapter

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Quella notte andai a letto con l'ansia alla gola, il mio cellulare era scomparso dal pomeriggio del giorno precedente, con la suoneria spenta e la modalità aereo attiva.

Pessima idea, se ci si dovesse mai trovare in una situazione simile!

Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto e avevo un solo pensiero fisso in testa: il mio cellulare!

Sì, non avrei mai potuto farne a meno, e men che mai la sera prima "dell'ultimo primo giorno di scuola"...

Quella notte non chiusi occhio, mi addormentai solo verso le cinque e quaranta.

Come del resto mi accadeva spesso quando dovevo svegliarmi presto e avevo qualcosa di importante il giorno dopo... ma comunque, in quei rimanenti venti minuti, prima della fatidica sveglia crudele, sognai qualcosa...

Era poco chiaro ciò che stava accadendo in quel sogno, l'unica cosa chiara che riuscivo a ricordare di quei pezzi spezzati era un uomo. Un uomo alto, muscoloso sulle braccia, con il collo lungo, la mascella calcata, il naso perfettamente lineare, le sppracciglia incurvate e folte, gli occhi azzurri e i capelli neri. Ma la cosa che rese questo sogno ancora più strano, fu il fatto che quest'uomo scomparve al suono di un campanello, incamminandosi verso una strada ricoperta di petali di ciliegio.

Mi svegliai improvvisamente con un colpo al cuore contrastato da una serenità appagante. Ma nonostante fossi sveglia e cosciente, continuavo a sentire il campanello del mio sogno. E poi realizzai...

Mi alzai velocemente dal letto, e appena misi i piedi per terra suonò anche la mia sveglia, a questo ulteriore suono si aggiunse anche il bussare alla porta.

- Alexa, stop - dissi con voce frettolosa per spengnere la sveglia.

- Elena, ma chi è a quest'ora?! Sono le 6:10! - disse mia madre ancora in vestaglia e con i capelli arruffati, diretta verso la porta d'ingresso.

- Ma che ne so! Controllo io - dissi con voce infastidita.

Mia madre aveva questa concezione nella quale metteva me al centro di ogni singolo problema di questo universo e non avevamo mai avuto un ottimo rapporto.

Mi affacciai allo spioncino della porta e vidi Devon con le sue cuffie al collo e il mio cellulare in mano.
Aprii immediatamente la porta, senza nemmeno pensare al fatto che mi ero appena alzata dal letto.

- Ma perchè hai tu il mio telefono!? - gli urlai contro, strappandoglielo via dalle mani.

- Buongiorno anche a te, Elena. Bel pigiama! - disse ridendo.

- Ah, ciao Devon. Ma che fai qui a quest'ora? Dai entra non stare alla porta. Elena, fallo entrare! Non essere maleducata come al solito! - disse mia madre passando per andare a preparare la colazione.

Guardai il mio amico e scossi la testa portando su gli occhi, per manifestare il mio disappunto contro mia madre.
Devon fece spallucce, dicendomi di non farci caso.

- Allora? Perchè lo avevi tu? - gli chiesi.

- Perchè sei una persona molto disattenta - rispose.

- Su questo sono proprio d'accordo - annuì mia madre, mettendo su il caffé.

- Dio, dammi la forza ti prego! - sussurrai a denti stretti.

- Comunque...lo avevi lasciato nella tasca della... - si avvicinò al mio orecchio - limousine - continuò a bassa voce Devon.

Professore, può ripetere? Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora