CHAPTER THREE.

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Drizella se ne stava sdraiata sul suo letto. Erano passate ventitrè ore da quando aveva detto a Peter che avrebbe pensato alla sua proposta, le ventirè ore più lunghe della sua vita. Era stata una giornata oziosa, ma avvolta da un certo alone di mistero; era piuttosto strano, ma si era resa conto che quell'uomo era stato la cosa più interessante che le fosse capitata da mesi, ed il fatto che avesse la mente occupata da qualcosa finalmente era meraviglioso. Ed allo stesso tempo odiava sentirsi così interessata da lui, da una persona che da lei voleva solo qualcosa di materiale.

Guardò l'orologio affisso alla parete, ore 7:05 solo un'altra ora prima che Peter ritornasse alla sua finestra, sperava per l'ultima volta. La verità era che Drizella sapeva esattamente cosa voleva dire a Peter. La parte difficile era stata scavare nella sua testa per trovare una sola ragione che razionalizzasse la sua scelta. Si era svegliata già sapendo la risposta alla sua domanda. Anzi, forse era già andata a dormire conoscendo la risposta, ma dopo ventitrè ore ancora non aveva trovato un modo per giustificare sè stessa.

Per un attimo, sovrappensiero, pensò a cosa avrebbe fatto Peter se lei gli avesse detto di no. Probabilmente avrebbe chiesto a qualcun altro di dargli metà del suo cuore, e lei sarebbe passata in secondo piano. Era abbastanza infastidita da quel pensiero, ma la sua mente vagava tanto da non riuscire a concentrarsi su una sola cosa per volta.

Ripensò a tutto quel che aveva letto riguardo Peter Pan nei suoi libri. Alcuni lo descrivevano come un salvatore, un benefattore, altri come il diavolo fatto persona, o forse il diavolo e basta, erano il giorno e la notte le descrizioni fatte di quell'uomo, ricordarle le faceva venire i brividi lungo la schiena.

E poi il loro incontro. Il modo in cui la aveva guardata, lo sfidarsi, quando poi le aveva preso il polso prima che lo prendesse a sberle- si era sentita forse intrigata, quasi attratta? Aveva tanto carisma quell'uomo, e lei era piuttosto fuori di testa a pensarlo, ma non riusciva a scollegare la mente da lui.

8:05.

Con delicatezza, Peter appoggiò i piedi sul davanzale della camera di Drizella, e lei alzò la testa. Lo osservò dal basso verso l'alto, indossava dei pantaloni marroni ed una casacca dello stesso colore, con un bavaglio attorno al collo e degli stivali che gli arrivavano al ginocchio. Non lo aveva mai visto vestito così, nè dal vivo nè nelle illustrazioni dei libri che lo riguardavano. Ma non gli stava affatto male.

Sembrava molto meno rilassato della sera prima, giocherellava compulsivamente con uno dei suoi polsini, ed era un gesto che dava decisamente fastidio alla ragazza, ma non poteva dirgli niente, o forse non voleva dire nulla che non fosse la risposta alla sua domanda.

"Buonasera principessina" cominciò Peter, e riuscì a prevedere il roteare degli occhi della ragazza ancora prima di pronunciare quelle parole. "Ti sono mancato?"

Drizella prese un rapido respiro prima di alzarsi in piedi, passando le mani sull'abito che indossava. Peter non potè non notare che indossava l'abito che aveva detto le stesse bene la sera prima, ed effettivamente aveva ragione, quei colori complimentavano parecchio i colori del suo viso. Lei lo guardò dritto negli occhi, in un piuttosto debole tentativo di dimostrare coraggio. Lui sorrise lateralmente, osservandola cercare di fronteggiarlo.

"Ti darò il mio cuore" sentenziò Drizella, e Peter fece fisicamente un balzo all'indietro. Non si aspettava che arrivasse dritta alla risposta, ma non poteva non esserne contento. Sorrise, ma fu talmente rapido che lei pensò di non avere visto niente.

"Molte altre lo hanno detto prima di te, sai principessina?" Disse con voce grave, alzando un sopracciglio nella sua direzione. Drizella arrossì leggermente, e Peter sorrise nuovamente. "Solo che molte di loro si trovavano in posizione supina, ed altre-"

"Comunque" riprese lei, e Peter la guardò abbastanza confuso. "Ho dei termini per questo contratto"
Peter cercò di mascherare la sua sorpresa, ma fu piuttosto difficile. Anzi, sbottò, in modo piuttosto teatrale inoltre.
"Termini? Contratto?" disse quasi in falsetto. "Chi diamine pensi di essere?" Drizella fece finta di non avere sentito la sua frecciatina piuttosto volgare, e continuò il suo discorso.
"Per cominciare, voglio conoscerti" disse quasi vergognandosi di sè stessa. "Non darò il mio cuore ad un inquietante stalker pretenzioso, quindi quando saprò che ne varrà la pena, lo avrai"
Peter stava per controbattere, ma lei continuò. "Immagino che ti serva entro un tempo limite, quindi cerca di dimostrarmi in fretta che ti meriti il mio cuore"

"In secondo luogo, non hai più il permesso di toccare la mia roba, uccidere nessuno qua per raggiungere i tuoi scopi, o di toccare me. Se ci provi ti stacco le dita un ad una." Peter roteò gli occhi, poi fece scoccare la lingua sul palato. Ivy riuscì a percepire il suo commento rieccheggiare prima che lo dicesse.
"Non ti sfiorerò se non lo vorrai" Peter si stupì di sè stesso. Non era solito essere un playboy, ma qualsiasi cosa lei dicesse lui sentiva il bisogno piuttosto pulsante di sembrare più affascinante di quanto già fosse, e non ci stava neanche provando.
"Perciò, sei disposto ad aspettare finchè non mi fiderò di te? Anche se non è certo che io mi fiderò mai di te?"
Peter aspettò un istante prima di rispondere, e lui e Drizella ebbero lo stesso pensiero. Lui sarebbe semplicemente potuto andare via, trovare una sempliciotta qualsiasi e strapparle il cuore dal petto, ma per cominciare di certo un cuore a caso non sarebbe mai stato forte come uno magico, e poi, dov'era la sfida? Peter si annoiava da morire, e lei era interessante.
"Ci sto, certo"

"Dovrai però insegnarmi come si fa amicizia e ci si rende affidabili, di solito sono abituato ad andare dritto al sodo, se sai cosa intendo" Ivy roteò gli occhi, sospirando, ma Peter continuò a rincarare la dose.

"Tu sai cosa intendo, no?" Lei si sdraiò infastidita sul letto, chiudendo gli occhi. "Credo che anche quel tavolo abbia capito cosa intendi, Pan"
Lui ghignò, sedendosi sullo stipite della finestra ed osservandola attentamente.
"So che non sei una bambina, visto il modo in cui ti intrattieni con certe persone. Ragazze, poi? Accidenti, principessa, ci vai giù pesante"

Drizella girò la testa dall'altra parte, sperando che Peter non vedesse che era arrossita. "A malapena la conosco" Si alzò in piedi, andando verso il suo vanity e iniziando a spazzolarsi i capelli, fingendo di essere assorta da questo. "Visto che dobbiamo passare del tempo assieme, non avrai bisogno di vedere certe conoscenze, quindi evita di portarle attorno, grazie" 

"E tu non provare più a stalkerarmi guardando dalla finestra, è inquietante, se sei qui entra e parlami, ma non mi guardare. Non è un modo per sembrare affidabile, anzi."
Peter capiva il suo punto di vista, ed in fondo aveva ragione, quindi annuì e basta, per poi mettersi a suonare il flauto.

Nel resto del tempo, entrambi non dissero niente, passarono tutta la serata in silenzio, Peter suonava, mentre Ivy aveva passato il tempo a leggere, scrivere musica, a fare qualsiasi cosa, ma non aveva spiccicato parola neanche un attimo. Quando si fece notte fonda, Peter smise di suonare, e guardò la ragazza, che si stava sbottonando il corpetto dell'abito.

"Si è fatto tardi, immagino dovresti andare" Lui era d'accordo, ma prima di uscire, si avvicinò a lei, togliendo il nastro che legava il retro del suo abito. Non sfiorò niente di lei che non fosse il nastro, che appoggiò sul suo tavolo. Poi si arrampicò nuovamente sulla finestra, pronto a volare nuovamente verso Neverland. Si bloccò solo perchè sentì la voce di Ivy.

"Peter" disse, aveva la voce bassa e tranquilla, e per un istante Peter la immaginò bloccata contro il muro, a sussurrare il suo nome fra un bacio ed un altro. Scosse la testa, che diamine era quello? 

"Dimmi" mormorò, passandosi le dita fra i capelli. E poi due parole, che non sentiva da parecchio tempo, non in modo spontaneo.
"Buona notte" gli disse in un sorriso. Lui non rispose, semplicemente uscì dalla finestra, ed in men che non si dica si ritrovò sulla sua isola.

Quella sera sembrava più surreale del solito, la notte era tranquilla, come Peter, in fondo il clima rispettava il suo stato d'animo, e si sentiva stranamente tranquillo, ciò rendeva tutto statico, con solo una lieve brezza che rinfrescava l'aria.

Newt raggiunse Peter, che si era seduto sul ramo di un albero a guardare l'acqua del fiume che scorreva davanti a lui. Newt gli diede una pacca su una spalla, e Peter lo fulminò con lo sguardo.
"Lei è diversa, o mi sbaglio?"

Peter non rispose. Ma avrebbe voluto tanto prendere a pugni Newt.

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