Chapter 7 - Now my forever's falling down

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Taehyung emise un sospiro, mordicchiandosi il labbro e facendo dondolare le gambe sul pelo dell'acqua. Era seduto sul bordo della piscina esterna di villa Jeon, ed era solo. I suoi genitori l'avevano accompagnato lì poco prima dell'ora di cena, e una volta entrato, la domestica aveva preso il suo zaino per portarlo in camera di Jungkook, dicendogli che l'alpha in questione si trovava nella palestra. Lui aveva solamente annuito, gironzolando per il salone della villa, prima di spostarsi in cucina, dove la madre di Jungkook gli aveva rivolto un sorriso enorme. Taehyung era familiare con quell'ambiente, conosceva ogni angolo della villa, e probabilmente conosceva nascondigli che persino i signori Jeon ignoravano. Lui e Jungkook avevano esplorato ogni centimetro di quel posto, e lui lo ricordava come se fosse accaduto solamente il giorno prima. Aveva passato un po' di tempo con la madre dell'alpha, lei intenta a preparare la cena e lui a studiare. Non aveva altro da fare, insomma...non aveva molta voglia di vedere Jungkook, ne di discutere con lui, soprattutto dopo ciò che era successo quella mattina con Jimin. Le parole che aveva urlato al suo migliore amico ancora a riempirgli le orecchie; non credeva neanche lui di aver tirato fuori tutta quella rabbia e quelle emozioni. Per la prima volta, dopo anni, aveva lasciato che i suoi sentimenti prendessero il controllo e sbucassero fuori con la stessa violenza di un tornado. E non voleva...non voleva perché aveva paura. Perché ogni cosa sembrava star trovando un senso, e lui ne era spaventato. Come se non bastasse, poco dopo, il minore aveva fatto il suo ingresso in cucina, probabilmente credendo che fosse vuota, visto che prima ancora di entrare nella stanza stava parlando al telefono. E Taehyung aveva sentito una fitta allo stomaco quando l'alpha aveva nominato Layla, facendo intuire che stesse parlando con lei. E poi...poi aveva pronunciato quelle parole, quel: "Non so se riesco a trattenermi", che l'avevano mandato in confusione e in agitazione assieme. E poi Jungkook era entrato in cucina, sgranando gli occhi color cioccolato nel trovarselo lì. Taehyung era sussultato appena nel guardarlo; l'alpha era sudato, una canotta nera e i pantaloncini della tuta addosso. Era bellissimo anche in quel modo, e il suo odore...Taehyung non ricordava di averlo mai percepito così forte come in quel momento. L'odore tipico di bosco e pioggia. La madre gli aveva detto che avrebbero cenato di lì a poco, e il minore aveva solo annuito, riportando la sua attenzione alla chiamata ancora in corso, uscendo, e andando al piano di sopra per farsi una doccia. E Taehyung aveva ripreso a respirare solamente quando l'altro era uscito dalla cucina, riportando lo sguardo sui propri libri e cercando di ignorare gli occhi della madre dell'alpha, che sentiva addosso come dei fari. La cena era stata tranquilla, sebbene un po' silenziosa. I genitori di Jungkook gli avevano chiesto della scuola, dei suoi voti, dell'università che sperava di poter frequentare, insomma...se non ci fossero stati loro probabilmente sarebbe rimasto in silenzio per tutto il tempo, proprio come stava facendo l'alpha. Jungkook non aveva detto una sola parola, e lui si era sentito in soggezione. Il pensiero di dover dormire con lui lo stava mangiando vivo, come faceva a dormire con qualcuno che nemmeno gli stava rivolgendo la parola? E così ora si ritrovava lì, sul bordo della piscina, sgattaiolato fuori subito dopo cena per poter prendere un po' d'aria. La sua pace stava durando poco però, perché non erano passati che venti minuti da quando era lì, che sentì dei passi alle sue spalle. Passi che conosceva perfettamente.

"Ehi" disse la voce di Jungkook, carezzandogli l'udito. Taehyung alzò lo sguardo, adocchiando l'alpha a meno di un metro da lui. Jungkook lo stava scrutando, i capelli neri leggermente arruffati, i jeans neri che gli fasciavano le cosce come una seconda pelle e la t-shirt bianca che gli ricadeva morbida indosso. Si poteva essere così belli? Non era molto giusto nei confronti dell'umanità.

"Ti sei deciso a rivolgermi la parola?" gli rispose, scostando lo sguardo dal suo, portandolo dinnanzi a sé, sulla piscina illuminata dalle luci notturne. Si era tolto le scarpe per immergere i piedi, la sensazione era piacevole, visto il calore dell'acqua. Il cielo era scuro ormai e si riuscivano a vedere le stelle. Quella era una cosa che gli era sempre piaciuta della casa dell'altro, il fatto che fosse fuori città, isolata e libera dai rumori del traffico. Da casa sua le stelle non si vedevano, invece.

Sweet Night| Taekook (Omegaverse)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora