Capitolo otto

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Aveva capito bene? Dublino? In Irlanda? Hevan si trovava esattamente lì e gli venne quasi da ridere. Che fosse un furto o trovare un uomo indagato per omicidio, le loro strade erano destinate sempre a incrociarsi. Julian non aveva mai creduto alle coincidenze o al destino ma ora ne dubitava.

<<Come mai ha cambiato addirittura nazione?>> domandò Kate.
Jack la fissò con i suoi occhi spenti.
<<Sean aveva sempre sognato di vivere in qualche posto dell'Europa>>

<<Come sappiamo se ha ancora quelle cartelle cliniche? Perché proprio lui?>> chiese Julian.

L'uomo si passò una mano sulla fronte e iniziò a tremare, Rodrigo si avvicinò.

<<Jack...>>
<<Chi siete?! Cosa volete da me?!>> urlò.

Julian imprecò. Era tutto troppo bello per essere vero, stava filando troppo liscio.

<<Jack, sono io, Kate>> disse dolcemente la donna.
<<Stai lontana da me, puttana!>>

Jack le lanciò il telecomando e Kate si coprì il viso con il braccio.

<<È una punizione! Dio ci sta punendo! Prima Carlos e ora io. Sean è l'unico a salvarsi. Povera Elizabeth, povera donna>>

Ormai stava delirando, questo Julian lo aveva capito, ma aveva ancora pronunciato il nome di Elizabeth. Cosa diavolo era successo in realtà?

<<Ora dovete andare, ha risposto a tutte le vostre domande>> disse Rodrigo cercando di farlo calmare.

Kate annuì e uscì, Julian la seguì poco dopo.

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Aveva smesso di piovere e un debole raggio di sole si affacciava tra le nubi scure.

<<Cosa facciamo? È ovvio che le cartelle cliniche siano fuori dalla nostra portata>> disse Kate.
<<Andrò io a Dublino>>
La donna spalancò stupita gli occhi.

<<Cosa? Può farlo? Forse le serve un mandato di cattura estero>>
<<Non avrò problemi. Se questo Sean non ha nulla da nascondere allora perché sparire così? Davvero crede alla favola del sogno europeo? Perché tenere ancora le cartelle cliniche?>>
<<E se le avesse distrutte?>>
<<Vuol dire che effettivamente qualcosa è successo>> rispose Julian.

Kate gli mise una mano sulla spalla.

<<Quella donna, Elizabeth, ho visto la faccia che ha fatto quando Jack ha iniziato a delirare. La conosce, vero?>>

Julian osservò la strada trafficata di Brooklyn e iniziarono a camminare.

<<Era un'amica dei miei genitori>>
<<Quindi una questione personale?>>
<<Certo che no. Il fatto che ci fosse anche Elizabeth in quel centro mi ha spiazzato>> disse.
<<Vuole spingersi fino a Dublino>>
<<Ogni prova è utile se serve a catturare questo folle>>

Kate si morse il labbro e sospirò.

<<A Dublino potrebbero volerci giorni per trovarlo e forse ci saranno altre vittime>>
<<Farò il più velocemente possibile, parlerò con il tenente Hammer non appena tornerò a Chicago>>

<<Il volo è domani, potrebbe stare a casa mia. Abbiamo una stanza per gli ospiti, così può anche riposarsi e risparmiare sull'albergo>>
<<È gentile, ma non voglio disturbare>>
<<Insisto>> disse sorridendo.

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La cena fu così intima e familiare che Julian avrebbe dovuto sentirsi a disagio, ma non fu così. Era come cenare con Amber e Josè, solo che loro li conosceva da anni.

<<Quindi sei un poliziotto?>> domandò la piccola April.
<<Esattamente>> rispose sorridendo.
<<Hai mai sparato a qualcuno?>> chiese curioso Joshua.

<<Josh!>> lo ammonì Kate.
<<Scusa, ero curioso>> rispose ridacchiando.
<<Posso solo immaginare quante cose tu abbia visto>> gli disse Aaron.
<<Abbastanza da perderne il conto>> ammise Julian.

<<E li vedi i cadaveri?>> domandò il bambino.
Kate gli diede un buffetto sulla testa e guardò il detective con aria di scuse.

<<Perdonalo, è un bambino che fa tante domande data la sua immensa curiosità>>
<<Forse vuole seguire le orme di sua madre>> disse ridendo, Aaron.
<<Non hai mai paura?>> domandò April.

Julian si addolcì a quella domanda. I bambini vedevano tutto con purezza e genuina curiosità, come si faceva a far loro del male?

<<Spesso ho paura, ma devo metterla da parte per aiutare gli altri>> disse dolcemente.
<<Troverai chi ha fatto del male al nonno?>> chiese Joshua con gli occhi lucidi.
<<Josh, come sai...>> iniziò Kate.

<<Ho sentito te e papà parlarne molte volte. Lo troverai, detective?>> domandò ancora.
<<Lo troverò, potete starne certi>>

Ora aveva un motivo in più per mantenere la promessa fatta a quei bambini.

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Il ritorno a Chicago fu stancante. A casa di Kate aveva faticato a dormire a causa delle mille domande che gli vorticavano in testa.

Kate si era convinta a restare a New York, aveva già fornito molte informazioni e non voleva assolutamente che diventasse un possibile bersaglio.

Aveva parlato con il tenente Hammer riguardo il suo viaggio a Dublino e gli aveva dato il permesso di partire. Si fidava di Julian e ne aveva avuto la prova durante la mostra di zaffiri. Se solo avesse saputo che voleva lasciare andare Hevan in cambio delle pietre, cosa che effettivamente era successa.

Zaffiri al sicuro, Hevan sparito e lui con un proiettile nella spalla.

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<<Hai un aspetto di merda>>

Sorrise e si voltò verso Amber, si trovava a casa sua per la festa di benvenuto per il piccolo. Tra lei e Josè non sapeva chi dei due avesse più parenti.

<<E tu sei un raggio di sole>>
<<Modestamente>> rispose la Lopez agitando i meravigliosi capelli corvini.

Julian ridacchiò e Amber lo prese per un braccio.

<<Qualunque siano i tuoi problemi, oggi dimenticali per una volta e divertiti. Hai fatto colpo su mia cugina Adelina, lei ha un debole per i tipi misteriosi>> disse facendogli l'occhiolino.
<<Ma...>>
<<Mi racconterai tutto dopo. Ah, se non ci fossi io a pensare a te>>
<<Ti voglio bene>>
<<Anche io, sciocco>> rispose ridendo.

--------------------Note dell'autore----------------

Eccomi qua ^^. Il nostro Julian ha deciso di andare a Dublino, intanto si gode un momento di relax con i suoi amici ^^.

La resa dei conti (Sequel dell'Ultima sfida)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora