Capitolo quindici

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Il sole non era ancora sorto e Julian si godeva quel momento di assoluta pace con la mano di Hevan che gli sfiorava delicatamente la schiena nuda.

<<Non ti facevo così audace>> disse il corvino ridacchiando.

Il detective sbuffò un sorriso contro il cuscino e lo guardò negli occhi.

<<Ci sono ancora tante cose che non sai di me>>
<<Anche questo è vero>> rispose.

Julian si voltò e la mano di Hevan gli sfiorò il collo e il petto, ma l'uomo gliela bloccò dolcemente.

<<Raccontami>>
<<Cosa?>> domandò.
<<Mi hai detto di essere stato con degli artisti di strada. Vorrei sapere>>

Gli occhi blu di Hevan si fecero tristi.

<<Non è un periodo di cui parlo volentieri>>

Il detective si mise a sedere e l'uomo sfiorò la cicatrice che aveva sulla spalla, il segno del proiettile. Gliela baciò dolcemente, poi salì al collo e alle labbra di Julian. Aveva voglia di rifare l'amore con lui, ma il bel biondo non era dello stesso preavviso.

<<Hevan...>> mormorò.
<<Prima mi avevi chiamato con il mio vero nome>> rispose mordendogli piano il labbro inferiore.

Fu divertente vederlo borbottare qualcosa e gli accarezzò il viso.

<<Puoi chiamarmi come ti pare, se vuoi. Il discorso cambia quando siamo in pubblico visto che uso la mia vera identità>>

Julian lo fissò negli occhi e poi il corvino sospirò, sprofondando con la testa sul cuscino.

<<Cosa vuoi sapere?>> chiese.
<<Come sei sopravvissuto a New York>>

Hevan fissò il soffitto mentre i ricordi iniziarono a riaffiorare.

<<Ero davvero messo male, non sapevo quando era stata l'ultima volta che avevo mangiato decentemente e stavo letteralmente morendo di fame>>

Chiuse gli occhi e fece una smorfia al ricordo dei crampi lancinanti allo stomaco. Julian, senza rendersene conto, gli stava accarezzando piano i capelli e sembrò rilassarsi.

<<Pioveva quando persi i sensi e pensai che fosse davvero la mia fine, ma almeno potevo raggiungere i miei genitori. Poi qualcosa mi coprì, era un ombrello e c'era questa ragazzina sui quattordici anni che mi fissava preoccupata, con gli occhi sbarrati. Chissà che aspetto dovevo avere, me ne accorsi solamente quando mi portò con lei. Era un'artista di strada e si esibiva con la sua compagnia, inutile dire che mi aiutarono immediatamente. Mangiai con gusto una zuppa di carne e dopo un bagno caldo indossavo vestiti puliti. La ragazza che mi aveva salvato si chiamava, ironia della sorte, Angel ed era veramente bella come un angelo. Aveva boccoli dorati e grandi occhi verdi talmente limpidi che potevi specchiarti al loro interno>>

<<Hai mai detto loro la verità?>> domandò Julian mentre con un dito gli tracciava il profilo perfetto del naso.

Quando scese alle labbra, Hevan baciò teneramente il polpastrello.

<<Solo ad Angel, perché mi fidavo di lei e mi disse che mi avrebbe aiutato. Entrai nella compagnia con il nome di Hevan Edenberg, orfano che non aveva più nulla, cosa effettivamente vera. Ma se avessi detto agli adulti chi ero avrebbero informato la polizia e non volevo ripassare tutto quell'inferno. Angel era la mia confidente, una sorella maggiore, e la guardavo esibirsi nei suoi numeri di magia con stupore. Alcuni trucchi li ho imparati da lei>>

Detto questo, l'uomo passò una mano dietro l'orecchio di Julian e gli mostrò una moneta, dopo la fece sparire nel suo palmo. Il detective rise stupito.

<<Ora capisco la tua abilità>>

Hevan ricambiò il sorriso e poi continuò :

<<Sono stato con loro fino al compimento dei diciotto anni, dopo ho preso una strada diversa>>
<<Il ladro>> lo rimproverò.
<<Ho studiato però, non sono rimasto ignorante come una capra>> disse ridacchiando.

<<Perché hai detto che è un periodo di cui non parli volentieri? Mi sembra che tu sia stato...>>
<<Bene? Sì, lo sono stato, in particolare grazie ad Angel. Ma ritornare con la mente in quel luogo, in quei vicoli, prima che lei mi trovasse...>>

<<Hevan, so che c'è altro>>
<<Non ti si può nascondere nulla>>
<<Che razza di detective sarei?>> rispose usando la frase che era solitamente pronunciata da Amber.

L'uomo sospirò e gli baciò il palmo della mano che si era fermata sulla guancia.

<<Ho imparato con loro a commettere i primi furti, orologi, portafogli e altri piccoli oggetti di valore. Ricordo ancora quel Rolex da migliaia di dollari che riuscii a sfilare ad una riccona senza che se ne accorgesse, tanto era impegnata a parlare con Angel>>

<<Come ci sei riuscito?>> chiese stupito.
<<Segreto>> rispose facendogli l'occhiolino.

Il detective scosse la testa.

<<Quindi erano anche ladri e il tuo talento era già questo>>
<<Più o meno è così, ma Angel non voleva che diventassi come loro. Mi diceva di studiare per avere un futuro migliore e cambiare vita. All'epoca non mi piaceva rubare, ma se non lo facevo allora non mangiavo. Questa era la regola>>

<<Però hai continuato anche dopo e con una certa soddisfazione>>
<<Lo facevo in modo da rifarmi completamente una vita dopo, nonostante gli studi ero stanco di aspettare>> disse.

Julian gli lanciò un'occhiataccia che lo fece ridere.

<<Ehi, se non rubavo non ti avrei mai incontrato. Comunque ora non lo faccio più, parola di scout>>
<<Sei incredibile>>
<<È una delle mie tante qualità>>
<<Non era un complimento>> disse pizzicandogli il fianco.

Hevan ridacchiò e Julian lo fissò quasi incantato, non era il solito sorriso malizioso o sghembo ma una risata genuina.

<<Hai ancora contatti con loro?>> domandò.
<<Non proprio>>
<<Nemmeno con Angel?>>
<<Angel perse la vita in un incidente d'auto, fu investita>> rispose con sguardo basso.

Stupore negli occhi di Julian.

<<Io non...>>
<<Tranquillo. Rimanevo lì per lei, gli altri mi tolleravano a malapena, però ho passato alcuni bei momenti con loro. Mi sono davvero divertito e sentito bene>>

Il detective rimase in silenzio a fissarlo. Quanto poteva aver sofferto Hevan in tutti quegli anni? Prima i suoi genitori e dopo Angel.

<<È successo prima o dopo che tu...>>
<<Dopo che me ne andai. Avevo scoperto che anche lei aveva lasciato quella vita e si era sposata>>
<<Davvero?>>
<<Sì, ebbe una bambina. La intravidi solo una volta al funerale, stretta al padre. Da quello che so, ora vivono in una piccola cittadina del Vermont>>
<<Capisco>> sussurrò.

<<Come puoi ben vedere, ora è questa la mia vita. Sei soddisfatto, Julian?>>
<<Sei stato sincero>>
<<Con te lo sono sempre>>

Hevan si mise a sedere e gli baciò la fronte. Julian osservò la sveglia e si alzò dal letto iniziandosi a vestire. Era ora di chiamare l'agente O'Brien e di fare visita a Sean Foley.

---------------------Note dell'autore---------------

Ed ecco che il passato di Hevan viene totalmente alla luce ^^.

La resa dei conti (Sequel dell'Ultima sfida)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora