Capitolo dieci

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Trovare un volo ravvicinato per Dublino non era stato facile, ma Julian ci era riuscito. Aveva lasciato Chicago due giorni dopo la chiacchierata con Amber e Kate lo aveva chiamato dicendogli di non aver trovato nulla sul veleno che il killer aveva usato sui pazienti.

Keller si era offerto volontario di scoprire qualcosa in più, dato che aveva amici che lavoravano in alcuni laboratori scientifici. L'aiuto di un medico sarebbe stato di grande aiuto.

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Il volo era stato lungo e arrivò all'aeroporto con la valigia e una foto di Sean Foley. Non si sarebbe trattenuto parecchio, doveva solo trovarlo e aveva chiesto la collaborazione della polizia irlandese.

Nella tasca del giubbotto, la cartolina di Hevan iniziò a sembrargli ingombrante, come se pesasse alcuni chili. Non seppe nemmeno perché l'avesse portata, o forse non voleva ammetterlo. Doveva andare da lui e dirgli su ciò che stava indagando, meritava di sapere cos'era realmente successo a sua madre.

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Il taxi lo portò nell'hotel dove avrebbe soggiornato in quei giorni. L'aria fresca di Dublino gli accarezzò il viso e, nonostante fosse Primavera, faceva leggermente freddo. Tutto questo a causa del clima oceanico e dei venti provenienti dal mare, l'Irlanda non aveva catene montuose che potessero bloccarli.

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L'albergo si trovava nel quartiere di Temple Bar, punto principale della vita notturna turistica e teatro di esibizione degli artisti di strada, inoltre c'erano svariati pub. Se fosse stato davvero un turista avrebbe osservato ogni cosa, Dublino era davvero bellissima e, da quel poco che aveva potuto vedere, ricca di vita.

Forse capiva perché Hevan avesse scelto proprio l'Irlanda per iniziare una nuova vita.

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La stanza non era grande ma nemmeno piccola, era adatta a lui, e c'era una grande finestra che dava uno splendido panorama sul quartiere. Julian posò la valigia sul letto, i colori chiari dell'ambiente erano rilassati e persino i fiori del vaso, posto al centro del tavolo, erano sgargianti. Amava Chicago con tutto il suo cuore ma spesso la trovava davvero cupa.

Aprì la finestra e si beò dei timidi raggi di sole che facevano capolino dalle nuvole, dopo notò di sotto un poliziotto che lo fissava. Aveva capito chi era, il tenente Hammer si era messo personalmente in contatto con loro. Prese le chiavi della stanza e scese.

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<<Detective Moore, piacere di conoscerla, sono l'agente Conor O'Brien >> disse con voce profonda.

L'uomo era alto, dai capelli biondo-rossiccio e dagli incredibili occhi verde acqua, la pelle chiara presentava qualche lentiggine sul volto.

<<Piacere di conoscerla, agente O'Brien>> rispose Julian stringendogli la mano.
<<Il mio capo è stato contattato dal suo, brutta faccenda quella di un probabile serial killer>>
<<Esatto, per questo ho bisogno del vostro aiuto. Cerco quest'uomo>> gli disse mostrando la foto di Sean.

Conor osservò attentamente e Julian restò in attesa.

<<Potrebbe volerci tempo per trovarlo, Dublino è una città molto grande e potrebbe essersi spostato in un altro posto>>
<<Dubito, la fonte era abbastanza attendibile. Mi dispiace metterle fretta, agente O'Brien, ma dobbiamo agire prima che a Chicago ci siano altre vittime innocenti e lui sembra essere la chiave di tutto>> disse deciso.

<<Ricevuto. Farò mobilitare diverse pattuglie per trovarlo, il mio capo ha detto che era un infermiere. Potremmo provare in vari ospedali>>
<<Sembra un buon inizio>> rispose Julian.

<<Il viaggio sarà stato stancante, dovrebbe riposarsi e godersi un po' Temple Bar>>

Il detective sorrise appena.

<<Agente O'Brien, non sono venuto qui come turista ma come poliziotto di Chicago. Mi permetta di venire con voi>>
<<Come vuole>>
<<Grazie>>

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La ricerca si era rivelata un buco nell'acqua, nessun ospedale sapeva chi fosse questo Sean Foley e la mente di Julian iniziò a formulare varie ipotesi :

Poteva essere definitivamente in pensione oppure, e sperò che non fosse vero, Sean aveva assunto un'altra identità ed essersi sottoposto ad un intervento di chirurgia plastica. In tal caso sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio. L'intervento potrebbe averlo fatto a Parigi oppure nella stessa Dublino? O magari altrove? Ammesso che lo avesse fatto davvero.

Era passata la mezzanotte ma il quartiere era pieno di turisti. Chi era una coppia di novelli sposi o chi era con gli amici per divertirsi e sbronzarsi in uno dei tanti pub, fatto sta che lui era davvero stanco. Non aveva riposato per niente da quando era arrivato, per questo quando si buttò nel letto crollò nel mondo dei sogni.

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Il giorno dopo si sentì decisamente più riposato, specialmente dopo una lunga doccia e un'ottima colazione. Aveva fatto un fiasco, ma non si arrendeva. Forse c'era una persona che poteva aiutarlo, era inevitabile che prima o poi sarebbe andato da lui.

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Il taxi lo lasciò esattamente nel luogo indicato dalla cartolina e Julian rimase stupito dalla bellezza di quella piccola villa dal prato perfettamente curato.

Con un sospiro, scese dalla macchina e camminò verso il portone. Il cancello era stranamente aperto, forse si stava preparando per uscire. Prese un bel respiro e suonò il campanello.

Cosa avrebbe fatto una volta che lo avrebbe rivisto? La loro ultima conversazione telefonica era stata un disastro. Sospirò stizzito, sembrava un ragazzino alle prime armi.

La porta si aprì e lo sguardo stupito di Hevan fu stranamente appagante, con i grandi occhi blu leggermente spalancati.

<<Detective>>
<<Ciao, Hevan>>

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E alla fine si rivedono XD. Vedremo ora cosa succederà. Un mega abbraccio

La resa dei conti (Sequel dell'Ultima sfida)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora