Capitolo XV: " Antologia di una proposta"

11 0 0
                                    


                                                              Giugno 2019


Quell'idea lo aveva letteralmente folgorato in una giornata di inizi Giugno. Non ricordava con esattezza quando, figurarsi se lui avesse mai dato attenzione a dettagli come quello; ricordava che faceva un caldo del cazzo, ricordava di aver dovuto aprire tutte le finestre del suo ufficio perchè il condizionatore era rotto e non c'era un fottuto tecnico che pareva essere rimasto a Roma.
Aveva cominciato a sventolarsi con un atto di proprietà di una villetta di Ostia. Un lotto del cavolo che gli era rimasto per troppo tempo sulle spalle e che, tra gli urli del proprietario, aveva cercato di vendere in fretta, quella che teneva tra le mani era la vendita dell'ultima villetta. C'era riuscito, non che avesse avuto dubbi, ovviamente, era riuscito a vendere quel piccolo sogno a qualcuno. 
Era in quel modo che Mattia descriveva il suo lavoro: vendeva sogni, vendeva un progetto, una promessa. Ne aveva visti tanti di compratori: alcuni alla ricerca di un nuovo inizio, altri alla ricerca del nido perfetto per una nuova famiglia, altri ancora semplicemente stufi della vita di città, a tutti loro, Mattia, aveva dato la speranza di trovare ciò che cercavano in quelle quattro mura di mattoni e calce. 
Ricordava bene di aver guardato sulla scrivania, deciso a chiamare la sua segretaria nell'altra stanza e ad ordinarle di trovargli un maledetto tecnico, a qualsiasi prezzo, per riparare il condizionatore; i suoi occhi , però, si erano fermati sulla piccola cornice in vetro di murano che imprigionava una delle prime istantanee scattate di lui ed Elena insieme. La ricordava quella serata; come avrebbe potuto dimenticare l'Elena- Show? Così aveva chiamato quel modo assurdo di mettersi al centro dell'attenzione che, la sua fidanzata, aveva usato per intrappolarlo nel giogo di un fidanzamento che non aveva programmato.
Un cliente era entrato per ritirare le chiavi del suo nuovo appartamento
<< Signor Lombardi , salve, sono venuto per prendere le chiavi>> aveva esordito l'uomo corpulento e sudaticcio. Ricordava di aver spostato i suoi occhi azzurri sulle chiazze bagnaticce sotto alla camicia azzurrina dell'altro
<< Signor Verti, la prego, mi chiami pure Mattia, e queste sono le chiavi>> si era alzato dalla poltrona lasciando il mazzo nella mano aperta dell'altro e, per sbaglio, aveva urtato la scrivania con le cosce, facendo cadere la cornice che era stata, prontamente, afferrata al volo dal signor Verti.
<< Ottimi riflessi!>> 
<< Saranno le partite alla play station con mio figlio, mi sta facendo impazzire. Si è fissato con un gioco che si chiama call of ... qualcosa >> si lamentò l'altro, tenendo ancora la cornice stretta tra le dita
<< Call of duty, lo conosco >> aveva sorriso gentilmente il Lombardi, allungando la mano per appropriarsi nuovamente della foto 
<< E' sua moglie?>> 
<< Si >> aveva risposto senza pensarci troppo; gli era parso così assurdo che l'altro credesse che un ragazzo giovane, come era lui, potesse essere già sposato ma quella risposta, data per caso, era divenuta la scintilla del suo nuovo desiderio e lui era abituato ad assecondarli tutti.
<< E' molto bella, complimenti . Arrivederci e grazie ancora >>
<< E' stato un piacere>> aveva sorriso congedandolo e tornando a sedere sulla poltrona, le mani intrecciate sullo stomaco e la testa abbandonata sullo schienale. Perchè aveva detto che Elena era sua moglie? Non convivevano neppure! E lì si era convinto che no, non era stato un errore, ne un capriccio, che era un suo desiderio profondo e che l'avrebbe, come sempre, ascoltato. 
                                                            

                                                             ***

                                       

                                         Giugno 2019- La stessa sera.

<< Credi veramente che sia una buona idea?>> aveva chiesto Tommaso incerto, arcuando appena le sopracciglia con fare stupito. Non era esattamente sicuro che, sposare Elena, fosse la cosa giusta, non in quel momento almeno ma, conoscendo Mattia, sapeva anche che provare ad impedirglielo era come mettergli fretta, come assicurarsi che lo avrebbe fatto.
<< Vi dico di si! Insomma io ero lì okey? Il tizio mi ha chiesto se lei fosse mia moglie ed io ho detto di si, è chiaro che significa qualcosa>> aveva replicato Mattia; battendo ripetutamente i palmi sul tavolo in legno che si trovava all'esterno del solito pub dove si incontravano ogni Venerdì.
<< Si; significa che sei il solito coglione che non sa discernere quello che vuole per capriccio da quello che vuole perchè lo vuole>> lo aveva redarguito Filippo, con il solito mono-tono che veniva spezzato solo da piccoli slanci di tonalità sugli insulti che dedicava al minore, erano il sale della sua vita in fondo, pensava di essere nato per farlo.
<< Non è così, io lo voglio davvero, io la amo e voglio stare con lei >> aveva piagnucolato quasi il più giovane dei Lombardi, sentendosi profondamente incompreso
<< Senti se tu sei convinto io ti appoggio, lo sai ... Ma amare e voler stare con una persona e sposarla, promettendo di starci tutta la vita, insomma sono cose diverse ... Tutta la vita è ... Tutta la vita!>> era intervenuto Tommaso, seduto accanto a lui, stringendogli appena una spalla
<< Oh ecco, grazie delle parole illuminanti futuro Dalailama!>> lo aveva preso in giro Filippo, di fronte agli altri due, rifilandogli un calcetto sotto al tavolo 
<< Fil ho bisogno che tu sia dalla mia parte per una cazzo di volta, solo una volta >> aveva protestato puntando gli occhi azzurri in quelli speculari dell'altro.
Filippo prese un profondo respiro, socchiudendo appena le palpebre e dando una sorsata alla sua coca cola. Non beveva lui, convinto che gli alcolici gli avrebbero bruciato i suoi preziosi neuroni e, visto che credeva di essere più o meno l'unico, in quel tavolo, a ragionare con la testa e non con qualcosa che aveva in mezzo alle gambe, beh, i neuroni gli servivano tutti , e sani possibilmente.
<< E va bene, va bene ma ti dico una cosa solamente: pensaci bene. Tu sei mio fratello ed Elena è mia amica da tutta la vita; se fai stronzate e mi metti in una posizione del cazzo giuro su Dio che ti salvo il culo solo per spaccartelo io stesso a calci , intesi?>> ed era stato serio, estremamente serio, specialmente perchè di rado usava espressioni così colorite se non quando era davvero irritato e fu , a tutti, di facile comprensione.
 

                                                                 ***


                                             Settembre 2019 - Presente

I mesi erano passati e aveva soppesato quella proposta ogni giorno. Le sue poche incertezze erano state, poi,spazzate via da quel continuo cianciare sul medico. Doveva sbrigarsi a toglierla dal mercato, si come una casa, poco importava a lui di pensare a sua moglie come ad una proprietà da acquistare o, meglio, da non far acquistare a qualcun altro, il concetto rimaneva invariato: doveva sbrigarsi.
<< Pronto?>> il telefono lo scosse da quei pensieri, costringendolo a portare di nuovo la testa nel presente, al suo ufficio e alla chiamata in entrata
<< Sono tuo fratello >> 
<< Che gioia sentirti>> replicò Mattia volutamente ironico, era un rapporto strano il loro, ricucito a malapena solo grazie all'intervento di Elena
<< Sabato c'è la festa di Tommaso>>
<< Non va a Milano come sempre?>> chiese confuso, poggiando i gomiti sulla superficie lignea della scrivania 
<< Nah, ascoltami bene, devi aiutare Tommy a portare un pò di roba da Elena>>
<< Da Elena?>>
<< Si idiota, da Elena, che c'è ora sei pure sordo oltre che scemo?>> replicò ridacchiando attraverso la cornetta
<< Che c'entra la mia ragazza scusa?>>
<< La festa si farà da loro; Tommaso ti spiegherà perchè. Ora alza il culo, esci da quell'ufficio e vai all'appuntamento, vi vedrete in facoltà tra mezz'ora, dovete parlare >>
<< Io ed Elena?>> chiese allarmato
<< Ma no, tu e Tommaso, muoviti, ciao>> 
E Mattia avrebbe pure provato a replicare qualcosa se l'altro non gli avesse tolto il diritto di parola attaccandogli in faccia, come sempre. Un piacere essere il fratello minore di Filippo Lombardi, un piacere che avrebbe volentieri dato a qualcun altro. 
Tra lui e Filippo era stato tutto, sempre, complicato. Erano uniti, molto, da bambini. Ricordava chiaramente che suo fratello maggiore non poteva spostarsi senza avere lui appeso alle spalle; era totalmente dipendente da Filippo e poi avevano perso il padre , da piccoli, troppo piccoli perchè Mattia riuscisse a superare degnamente quella perdita senza coprirla di superficialità inutili. Aveva colmato quel vuoto enorme con gli oggetti, con le cose, incapace di elaborare un lutto così grande. Filippo , invece, si era sentito addosso tutta la responsabilità di essere il nuovo uomo di casa, nonostante avesse appena nove anni, aveva buttato tutti i suoi giochi, aveva cominciato a leggere, ad andare benissimo a scuola e a divenire il figlio che chiunque avrebbe voluto, non trovando però mai più il tempo di giocare con Mattia. Quella crepa nel loro rapporto era divenuta presto una lacerazione, solo Elena era riuscita a farli riavvicinare appena ma non c'era niente, in loro, che ricordasse com'erano legati da bambini. 
<< Insomma che devi dirmi? Il generale ha chiamato >> esordì Mattia, allargando le braccia e sorridendo verso Tommaso che era seduto sulle scale d'entrata dell'edificio di Matematica e che gli fece cenno di prendere posto accanto a lui 
<< Ti ha detto della mia festa?>>
<< Si, infatti, che cazzo è sta storia che dobbiamo farla da Elena? Casa mia è più grande e ci siamo solo noi >> replicò confuso, tamburellando le dita sottili sulle ginocchia 
<< Devi chiederle di vivere con te>>
<< Quel giorno?>>
Tommaso si limitò ad annuire
<< Ma non mi pare esattamente il momento giusto, non trovi? E' il tuo compleanno e ci sarà un sacco di gente ...>> cominciò a farfugliare, gesticolando eccessivamente, come faceva ogni volta che era nervoso
<< Appunto, devi farlo di fronte a tutti , fidati di me >> cercò di calmarlo, puntellando i gomiti sulle ginocchia e fissando gli occhi scuri in quelli chiaro dell'altro
<< Continuo a non capire , prima mi dici di aspettare, poi mi dici di farlo ora >> 
<< Ascoltami bene: il mio compleanno è Sabato e noi vogliamo garantirci che non ci siano altri Sabati tra lei e il Doc; giusto?>>
<< Si>>
<< Ecco, chiediglielo questo Sabato, se lei dice si la aiuteremo tutti a traslocare prima della settimana successiva e una volta che abita con te ...>>
<< Non uscirà con lui!>> esclamò Mattia, improvvisamente raggiante
<< Din-din-din! Abbiamo un vincitore Signori e Signore>> lo prese in giro dandogli una spallata 
<< E' un'idea di mio fratello vero?>> 
<< Diciamo di si, un'insieme di idee ... Quindi funzionerà>>
<< Credi che Filippo pensi che io sia ... Stupido?>> chiese improvvisamente serio, puntando lo sguardo in un punto indistinto di fronte a loro
<< Non lo crede, vuole solo assicurarsi che tu sia felice, è il suo modo di aiutarti >> concluse Tommaso stringendo la spalla dell'amico; perchè, forse, Mattia poteva darla a bere a tutti con i suoi atteggiamenti distaccati ma non a lui. Tommaso lo conosceva così bene da sapere che, nel profondo, Mattia era ancora quel bambino che avrebbe voluto starsene sulle spalle del fratello maggiore.

&quot; Prego inserire moneta&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora