Avrebbe dovuto mettere i bicchieri per gli amari nella mensola più alta e quelli per la grappa in quella più bassa, aveva sbagliato, avrebbe dovuto ricominciare da capo ad impilarli con pazienza: quella era l'unica qualità che non credeva gli mancasse ma era ancora presto, avrebbe avuto tempo dopo, verso chiusura magari. Con questi pensieri Lorenzo se ne stava dietro al bancone del bar dove lavorava, osservando assorto le mensole in vetro e cercando di capire come e quando spostare i dannati bicchierini; un compito del cazzo che Christian, il suo capo, gli aveva dato da fare; "pulizie di primavera", così gli aveva detto, salvo poi lasciarlo solo in negozio all'ora di punta. Il piccolo bar di Christian, ragazzo che conosceva dal liceo tra l'altro, era grande quanto un francobollo ma sempre dannatamente pieno per diversi motivi:
- primo: Lorenzo piaceva ai clienti
- secondo: il bar era in un punto strategico, esattamente di fronte agli uffici della loro zona
- terzo: Christian sapeva farsi amare da tutti e , soprattutto, conosceva tutti in quel quartiere
In breve quel bar sgangherato e appena aperto, che nessuno conosceva, era diventato il centro di raccolta di tutti i negozianti nei paraggi e dove c'era un bar c'era un barista o, meglio, un "confessore", come amava definirsi Lorenzo.Il bar gli era sempre piaciuto; le chiacchiere mentre beveva un caffè con Elena, i progetti fatti con Christian quando erano poco più che due bambini; tutto nella sua vita era nato e finito al tavolino di un bar. Gli piaceva aiutare le persone, consigliarle, ascoltarle, era ciò che sapeva fare meglio ed era stato quindi elementare il connettere i due elementi portanti della sua vita. Il barista non era solo quello che faceva il caffè, specialmente in un quartiere piccolo come il loro, che tanto ricordava uno di quei paesini sperduti della Calabria settentrionale; il barista era qualcuno che ascoltava e Lorenzo era pronto a farlo, sempre.<< Capisci Lorè? Si è incazzata solo perchè mi sono scordato l'anniversario! Ma giocava la Lazio!>> si lamentò il Signor Quirini, meccanico di zona, con le mani ,sporche di grasso dei motori ,che stringevano la tazzina<< Ho capito Luca, mi dispiace. L'altro giorno tua moglie è venuta qui con un'amica, parlava delle terme, ha detto che le sarebbe piaciuto andarci ma che non sapeva se tu saresti riuscito a liberarti qualche giorno dall'officina>> butto lì , era il suo modo di dare i consigli, non diceva mai agli altri quello che dovevano fare, gli dava solo una spinta nella direzione giusta, a loro coglierla o meno
<< Le terme! Potrei portarla lì, le piacerebbe di sicuro >> si illuminò l'adulto
<< Hai avuto una grande idea, sbrigati a bere sto caffè va, hai un sostituto da trovare>> soffiò ridendo e tornando a servire il successivo cliente.
<< Salve vorrei un caffè ristretto al vetro >>
<< Certo, arriva; come va oggi? E' nuovo nel quartiere?>> chiese Lorenzo incuriosito nel vedere un nuovo cliente avventurarsi nel piccolo bar. Forse si era appena trasferito o forse aveva appena cominciato a lavorare in uno dei grandi palazzi di fronte che ospitavano gli uffici della Unicredit
<< In realtà no, mi si è fermata la macchina e stavo andando all'ospedale, mi hanno detto che avrei trovato il meccanico qui >> replicò mollemente l'altro. Lorenzo fischiò appena verso il signor Quirini ormai alla cassa
<< Luca lascia stare, è pagato, il signore qui deve andare in ospedale, puoi dargli una controllata all'auto?>>
<< Ma certo, se l 'ha portata in officina vedo di controllarla subito>>
<< E' la jeep argentata>> rispose lo sconosciuto lasciando che un sorriso gli illuminasse appena il volto
<< La ringrazio, è stato gentile>> disse poi, voltandosi verso Lorenzo
<< Si figuri! Spero non sia nulla di grave, sà ... L'ospedale>> aggiunse timidamente il barista, cercando di chiedere senza essere indiscreto e poggiando la tazzina sul piattino già disposto di fronte all'altro. Lo sconosciuto era un uomo sulla trentina, alto, dal viso spigoloso e la barba curata, le mani pulite e le unghie corte, sicuramente non qualcuno che faceva un lavoro manuale.
<< No, ci lavoro in ospedale, sono un medico, nessun parente per fortuna>> sorrise girando il cucchiaino nella tazzina
<< Un medico, di cosa si occupa esattamente? Se posso chiedere >>
<< Non è un segreto, credo sia su qualsiasi motore di ricerca quindi nessuna domanda indiscreta. Oncologo, mi occupo di quello >> Lorenzo si fermò un momento, osservandolo con più attenzione
<< Al San Giovanni?>>
<< Si, perchè? Le serve una visita? Mi pare in salute >> rispose l'altro senza dargli troppa attenzione, sfogliando la gazzetta dello sport che se ne stava pigramente adagiata sul bancone
<< Mi prenderà per matto ma è ... Il Dottor Testa?>> chiese umettando le labbra
<< Si, come sa il mio nome? Non mi dica che ho attaccato il cartellino alla giacca di nuovo>> si lamentò osservando la propria giacca e scoprendo che no, non c'era alcun cartellino<< Lei è il medico di una mia amica : Rinaldi>> Riccardo tirò giù il caffè, chiudendo la gazzetta e sospirando appena
<< Quella ragazza mi insegue ovunque a quanto sembra, in ogni caso si, sono io e ora dovrei andare a vedere come se la cava il suo amico con la mia auto. Non vorrei fare tardi in reparto >> Lorenzo capì perchè Lola gli aveva detto che sembrava uno stronzo, in effetti lo sembrava davvero ma lui non era tipo da fermarsi alle apparenze e, soprattutto, da credere alle coincidenze, credeva ci fosse un motivo, sempre , doveva solo trovarlo in quei pochi secondi che dividevano il Dottore dalla porta.
<< Credo che la tradizione del Sabato faccia bene ad Elena, peccato che questo Sabato non ci sarà >> non sapeva minimamente cosa diavolo stesse facendo ma era l'unica cosa che aveva trovato per fermarlo ed, in effetti, funzionò. Il medico tornò indietro di qualche passo, parandosi di nuovo di fronte al bancone
<< Senta io non so che cosa stia facendo la Rinaldi ; l'altro giorno la sua coinquilina è venuta a studio parlandomi di magia, ora lei ... Insomma, sono felice che Elena stia bene , tutto qui >> replicò vistosamente seccato
<< Semplicemente questo, Sabato c'è una festa per Elena >>
<< Mi fa piacere, sarà lei a comunicarmi se non può uscire no? >>
<< Elena crede che lei sia arrabbiato >> sussurrò in un soffio, come fosse un segreto di stato
<< Non sono arrabbiato, sono solo il suo medico, tutto qui >>
<< A volte serve che le cose ci vadano ripetute Dottor Testa, buona giornata>> lo congedò con un sorriso placido sul volto e Riccardo non fece altro che riflettere su quelle parole per tutto il viaggio da lì all'ospedale.
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" Prego inserire moneta"
Romansa" Il problema non è che vi troviate bene, per l'amor del cielo! Felici voi , felici tutti, il problema è che è più grande di te, ha una pessima influenza su di te ed è il tuo cazzo di medico Elena, ti dovrebbe tenere lontana dall'alcool, non offrirt...