A volte riusciva a sembrargli tutto estremamente opprimente. Tutto, anche le cose che aveva sempre amato o apprezzato, le persone con cui passava la maggior parte del proprio tempo, tutto quanto le dava la nausea. Si diceva che era tutta colpa di quella dannatissima malattia ma non era così, la colpa risiedeva tutta nel suo senso di inadeguatezza perenne che si tramutava, facilmente, nello specchiare quell'inadeguatezza sugli altri. Tutti la annoiavano terribilmente. Sfogliò distrattamente un paio di pagine del giornale che aveva comprato all'edicola di fronte quando, stranamente, l'infermiera le aveva comunicato che il Dottor Testa aveva avuto problemi con l'auto e che sarebbe arrivato, come sempre, in ritardo. Non era mai stato puntuale Riccardo, non alle visite, e lei non se ne era mai fatta un cruccio; probabilmente perchè non lavorava più e, a parte l'università, non è che avesse impegni così cadenzati o castranti da farla andare nel panico per un ritardo ad una visita. Forse avrebbe dovuto chiamare sua madre, dirle quello che le stava succedendo. Non l'aveva avvisata di niente: della malattia, dell'operazione, assolutamente nulla; da quando se ne era andata di casa per vivere da sola e sua madre si era trasferita a Firenze era come se il rapporto si fosse sbrindellato completamente. Non avevano mai avuto un ottimo rapporto, Elena era cresciuta solo con sua madre, visto come, suo padre, se l'era data a gambe a poco più di due anni dalla sua nascita, le doveva tutto, lo sapeva bene e la ringraziava ogni giorno dentro di se per questo ma , per carattere, era completamente distante da chi l'aveva cresciuta. Sua madre era una donna allegra, intelligente ed estremamente socievole, lei era l'esatto contrario, somigliava troppo forse a quel padre che aveva perso prematuramente. Suo padre era morto quando lei aveva diciannove anni, era stato doloroso e difficilmente avrebbe saputo descrivere quel dolore. A volte aveva creduto che quel lutto avrebbe pesato così tanto sulle sue spalle esili da poterle spezzare le clavicole, ed invece era rimasta salda, alla fine, come le diceva sempre Lorenzo, lei superava tutto e aveva superato anche quello. Forse era stata quella mancanza comune, tra lei e Mattia, a renderglielo più simile. Nessuno può capire il dolore di una perdita simile se non qualcuno che lo abbia provato e loro, in quell'esperienza, trovavano il loro terreno comune. Riccardo giunse come un uragano in reparto, il camice spiegazzato e l'aspetto trafelato
<< Rinaldi, avanti>> la richiamò, lasciando la porta aperta ed infilando un paio di guanti di lattice. Elena pensò che sembrava decisamente sovrappensiero quel giorno. Fece qualche passo all'interno della stanza, richiudendo la porta alle sue spalle
<< Devi visitarmi? Credevo dovessimo solo parlare delle pasticche che mi hai dato>> si permise di dire, confusa, guardandolo mentre sfilava nuovamente i guanti di lattice gettandoli nel contenitore apposito e sprofondando nella poltrona ; facendole cenno di sedere di fronte a lui, lei ubbidì, visibilmente confusa. Riccardo non era mai distratto.
<< Scusami è stata una pessima mattinata, mi si è fermata l'auto >> confessò, tamburellando nervosamente le dita sulla scrivania, anche quello era strano, vederlo nervoso. Non credeva che uno come il Dottore fosse in grado di provare dei sentimenti reali, quindi lo aveva sempre creduto immune ad ansia, stress e qualsiasi altra cosa prendesse ad un umano
<< E' tutto okey ora?>> chiese incerta, chiedere qualcosa all'altro era sempre come camminare sulle uova, non sapeva mai quanto ci avrebbe messo a romperne una e a combinare un pasticcio come l'ultima volta che si erano visti
<< Si, all'incirca ... Ho visto il tuo amico oggi, insomma lui mi ha aiutato con la macchina ... Credo>> non era sicuro di come definire la sensazione che quell'incontro gli aveva lasciato addosso. L'aveva aiutato ma non avrebbe saputo dire esattamente come o in cosa.
<< Amico?>>
<< Il barista>>
<< Ah , Lorenzo!>> esclamò lei annuendo e cominciando a tirar fuori dalla borsa una scatola delle medicine che le causavano i peggior effetti collaterali
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" Prego inserire moneta"
Romansa" Il problema non è che vi troviate bene, per l'amor del cielo! Felici voi , felici tutti, il problema è che è più grande di te, ha una pessima influenza su di te ed è il tuo cazzo di medico Elena, ti dovrebbe tenere lontana dall'alcool, non offrirt...