✞ 𝐒𝐄𝐃𝐌 ✞

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† 𝐒𝐄𝐃𝐌 †

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† 𝐒𝐄𝐃𝐌 

Ma che senso ha avuto darmi tutto questo, se ora non posso più farmene nulla?

































"Dans tempus acceptabile,Da lacrimarum rivulisLavare cordis victimam,Quam laeta adurat caritas

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"Dans tempus acceptabile,
Da lacrimarum rivulis
Lavare cordis victimam,
Quam laeta adurat caritas."  






























Mon prières vont aux âmes perdus

Il soffitto oscurato dalla notte non è mai stato così angosciante per Adam, disteso a braccia e gambe aperte sul suo vuoto letto matrimoniale, dalle lenzuola tutte sfatte. La matita e il leggero strato di mascara che fino a poche ore prima gli accarezzavano le curve degli occhi, ora scendono rigando il viso roseo, segno del pianto che gli ha straziato il cuore. Si chiede perché si senta sempre così complicato e fuori da quel mondo che non ha mai fatto per lui. Lo aveva capito sin da piccolo che quel mondo non era per lui, lui da cui tutti scappavano perché la madre era una "zingara e strega". Stavolta, però, la sua solita smorfia di disappunto non gli trapassa lo sguardo: si sente così vuoto e in colpa per essere così folle e inguaribile che ormai nulla sembra avere più senso. E allora ripensa a quella stupida di sua madre: è l'unico ricordo a cui può attaccarsi più degli altri.

La ricorda ancora, nel piccolo appartamento che cercava di mantenere su ogni singolo mese, sola soletta, nella sua statura piccola e nel corpicino esile, nelle spalle incurvate dal peso di tutte quelle responsabilità che le si erano abbattute addosso in un'età troppo giovane per affrontarle. Sua madre è ancora in quell'appartamento, nei ricordi vividi di Adam: indossa ancora la sua veletta nera ricoperta di piccoli sonagli luminosi, che facevano pensare al suo figlioletto che stesse aspettando il suo papà per sposarsi ogni giorno della sua vita; ricorda ancora gli occhi neri ed espressivi a colorare il viso costantemente pallido e morbido; rammenta ancora la magrezza e la fragilità del corpo al cui interno custodiva la più grande delle forze: la forza di aver sopportato un parto capace di spezzarle ogni centimetro di cuore e di distruggerle l'utero. La madre, ad Adam, non l'ha mai detto che la sua venuta al mondo fosse stata la sua sofferenza più grande, ma il ragazzo lo aveva capito senza che nemmeno gli occhi di lei potessero spiegarglielo: quella stupida di sua madre, seppur stupida, non riusciva proprio ad essere cattiva; si covava il dolore dentro, era il vaso di pandora nascosto nel profondo dell'oceano, impossibile da raggiungere o da aprire.

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