✞ 𝐃𝐕𝐀𝐂𝐄𝐓 𝐉𝐄𝐃𝐍𝐀 ✞

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† 𝐃𝐕𝐀𝐂𝐄𝐓 𝐉𝐄𝐃𝐍𝐀 †

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𝐃𝐕𝐀𝐂𝐄𝐓 𝐉𝐄𝐃𝐍𝐀

sconta finalmente l'inferno che ti è destinato









































sconta finalmente l'inferno che ti è destinato

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"Lilith necessito del tuo cospetto.
Che la mia chiamata da te sia ascoltata.
Venendo qui, dove ti ho evocata"











































-Chi è?

-Apri subito la porta o ti faccio ingoiare tutti i miei trucchi. - Adam, le occhiaie più evidenti, il viso stremato quanto la sua mente e i pugni serrati con così forza da affondare le unghie nel palmo, dondola con le gambe nervoso: ha appena finito la terza sigaretta in mezz'ora, avverte la rabbia e l'adrenalina percorrere ogni singolo condotto delle sue vene e sente di poter esplodere e urlare da un momento all'altro.

Cosa è successo a me e Lilith?

È questo quello che si chiede ormai da una notte intera, che ha passato per lo più girovagando per Praga, cercando indizi che non esistono e non sarebbero riusciti a portarlo da nessuna parte; ha completamente evitato Karlozvy Lane e Julie, ha evitato la casa editrice e l'ombra di Lev, ha schivato qualsiasi esoterico che voleva cercare risposta alla sua dannazione interiore. Ha evitato qualsiasi contatto che non potesse corrispondere allo sguardo profondo e alle lacrime di Lilith che in una notte sono riusciti a farlo tornare di nuovo sott'acqua a boccheggiare alla ricerca di ossigeno. Cosa è successo a me e a Lilith?, e più se lo chiede più non trova risposta, più se fosse nelle sue forze distruggerebbe qualsiasi cosa, perché non si perdona di aver dimenticato quei sentimenti. Julie non aveva mai scavato così a fondo nel suo cuore, il terapista non era mai arrivato così nel profondo della sua psiche, Sebastien non aveva toccato con così delicatezza la sua anima. Nessuno era arrivato dove Lilith, con la sua aura e il suo pianto di fronte quella sonata, era riuscita ad arrivare. Rientrato in quel ricordo con così ferocia e forza, era annegato di nuovo in tutti quei sentimenti che provava a vent'anni: e c'era una virtuosità, una potenza inaudita in ciò che provava verso Lilith, era un fuoco eterno che lo accendeva e non lo saziava, che non sapeva gestire e che più si alimentava più lo consumava. E lui si faceva consumare con passione e con cupidigia da quel fuoco, si faceva divorare con gola e audacia nel peggiore dei modi, ne diventava schiavo, ne anelava il demoniaco calore fino a farsi squarciare le carni. Era questo tutto ciò che durante quella sonata aveva avvertito: più si perdeva negli occhi di Lilith e nelle sue sensazioni, più era cosciente non sarebbe mai più tornato a sé stesso; sarebbe rimasto a riposare tra le pieghe delle sue sensazioni e delle sue percezioni, beandosi di restare solo cenere tra le mani di lei. Lasciando di sé solo le ossa e null'altro, se non ciò che dio anelava di più da lui.

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