† 𝐏𝐀𝐓𝐍𝐀́𝐂𝐓 †
"Nulla di questo mi sembra reale""Salva nos, Domine, vigilantes,
custodi nos dormientes:
ut vigilemus cum Christo,
et requiescamus in pace."
La sera, in quel di Praga, è fresca. Il vento rincorre le foglie cadute e i fogli bagnati da una pioggia durata troppo poco per le terre aspre. La Città Vecchia sembra essere avvolta da un silenzio irreale, ha eretto un muro attorno a sé, in cui nemmeno le luci stroboscopiche e le musiche dei pub e dei locali possono entrare. E quel leggero movimento d'aria continua a rincorrere le anime, a prendersi gioco di loro, a erodere la pietra del Ponte Carlo, a far vibrare la luce gialla dei lampioni del ponte. La Moldava scorre lenta, le sue onde si increspano appena, i vodník staranno ridacchiando al suo interno, sperando che qualcuno getti lì la sua anima per poterla prendere per sempre. L'orologio astronomico non fa esibire i suoi apostoli: anch'esso è silenzioso, in un modo così inquietante e sinistro, da incupire ancora di più la notte praghese, priva di luna – a Praga non manca solo il sole, forse manca proprio una luce che possa rischiarare questo buio
Quel leggero vento passa tra i vestiti di Adam, il capo e i capelli, tutti scombinati, poggiati sulle gambe di Julie, la sigaretta ancora spenta tra le labbra e lo sguardo privo di una qualsiasi emozione. Julie se ne sta seduta su quella panchina, in silenzio con lui: nemmeno lei ha acceso ancora la sigaretta, se la tiene stretta tra le labbra dipinte dal rossetto, i capelli ribelli e scuri lasciati cadere lungo le spalle e la schiena, il corpo coperto da stoffe leggere ora avvolto da un cappotto più pesante, anche se ormai al clima di Praga c'ha fatto l'abitudine. E se ne stanno in silenzio, quei due su quella panchina: Adam pensa a quale sarà la prossima mossa, e Julie cerca di indagare quello che Adam tenta di pensare tra gli inciampi della sua testa così folle. E il vento soffia – in fondo, non ha mai fatto altro, riempie quei silenzi che ora diventano più pesanti.
-L'altro giorno era passato Sebastien; ti cercava. Dov'eri? - indaga lei, rompendo il silenzio venutosi a creare. Il giovane uomo, steso sulle gambe della donna, guarda il cielo scuro sulla sua testa, domandandosi perché in quel momento si senta così tremendamente piccolo. -Mi sono preoccupata... - mormora lei, apprensiva; proprio non le va giù poter anche solo pensare di non vedere più quel giovane uomo: riconosce in lui, dopo tanti anni, uno dei pochi amici più cari che ha, forse l'unica persona in grado di volerle un bene sincero, che va oltre il sesso che si sono dati, che supera quelle barriere. Sente che sia davvero l'unico in grado di poter riconoscerla, in mezzo a tutta quella folla di anime senza storie. Adam resta in silenzio, anche se odia non rispondere – e alla fine parla.
STAI LEGGENDO
𝐍𝐈𝐆𝐎𝐀𝐀
General Fiction«Non mi appartieni, Ma sei carne della mia carne.» Copyright © -TRVCHEITE, 2020, All Rights Reserved. |20/03/2020 - 02/04/2021|