13|Love is in the air

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Era una noiosa mattina di lunedì. Mi trovavo nella classe degli Élite ad ascoltare una lezione di matematica e non sapevo se il professore stesse parlando arabo o ero io che non capivo nulla (molto probabilmente è la seconda).
Nello studio non andavo molto bene, era difficile reggere il passo con ragazzi che avevano un quoziente intellettivo minimo di duecento. Persino Oliver era più bravo di me! OLIVER!

Guardai fuori dalla finestra in cerca di qualcosa di interessante. Le guardie si erano appena date il cambio e alcuni ragazzi si stavano allenando all'aperto. A parer mio quel giorno faceva troppo freddo per uscire, ma era anche vero che quei professori provavano un certo gusto nel vedere i propri studenti soffrire, soprattutto se erano dei novellini.

Il cielo si era appena annuvolato e i caloriferi interni all'aula si erano accesi riscaldando la stanza.
Quel piacevole tepore mi faceva desiderare di chiudere gli occhi e sonnecchiare, ma fui costretta a rinunciare al piacere di un'ottima dormita, poiché se lo avessi fatto il professore mi avrebbe probabilmente tirato il pesante libro di testo in testa (perdonate il gioco di parole).
Nemmeno un'Élite scampava alle punizioni, a maggior ragione se era appena arrivata.

Mi voltai verso Bryn in cerca di un cenno o di un qualcosa che potesse indurla a chiacchierare un po', ma lei era troppo presa a scrivere per accorgersi di me.
Fu allora che incrociai lo sguardo con Thomas. I suoi occhi color del cielo scintillarono di gioia per un attimo, poi si spensero e le sue guance si tinsero di rosso.

Il nostro incontro durò meno di due secondi: il ragazzo distolse lo sguardo velocemente e poi si coprì la faccia che gli era diventata totalmente rossa.
Mi accorsi solo dopo che anche la mia lo era e che avevo delle fastidiose farfalle nello stomaco che non mi facevano concentrare.
Cos'era quell'emozione?

Ritornai a guardare la mia pagina del quaderno completamente vuota e iniziai a prendere appunti, seppur controvoglia.
Pensavo che gli Élite fossero più agevolati rispetto agli altri per quanto riguardava i compiti e lo studio, invece avevano il doppio di cose da fare.
L'unica cosa positiva dell'essere importante in quel posto erano i grandi privilegi che ci venivano dati durante i pasti e i momenti liberi.

La campanella mi salvò la vita e si concluse così la mia prima giornata in quella classe.
Le cinque ore mattutine erano passate tra dissezione di povere rane, esperimenti, lezioni di matematica e fisica e brevi intervalli.

Uscii dalla classe insieme agli altri ragazzi e mi concessi un quarto d'ora di pausa per sgranchirmi le gambe e chiacchierare con Bryn.

«Quindi? Com'è andata la tua prima giornata in una classe da Élite?» mi chiese con un sorrisetto divertito.

«Direi che è andata piuttosto bene, ma io avrò quella rana sulla coscienza per sempre» risposi trattenendo un conato di vomito al solo pensiero.

La capogruppo scoppiò in una fragorosa risata. «Sei davvero divertente» Il suo volto cambiò improvvisamente e diventò seria. Mi stupivo di quanto potesse essere bipolare quella tredicenne. «Noi Élite non proviamo pietà né per gli animali né per le persone. Noi siamo addestrati per combattere e uccidere, avere pietà dei nemici non fa altro che renderci deboli. Cresci un po', Giulia»

Deglutii a fatica allontanandomi di un passo. Era spaventosa quando faceva la sua faccia minacciosa, mi ricordava la Bryn dei primi giorni, quella che mi aveva inseguita nel bosco per uccidermi.

Non feci in tempo a risponderle che Thomas si mise in mezzo tra noi due e ci interruppe tirando fuori un argomento a caso.
Farneticò qualcosa sui professori con una voce leggermente stridula, cercando di distrarre Bryn, e poi mi prese da parte tirandomi per il braccio.

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