25|Casa dolce casa

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Dopo la traumatica serata alla "The walking dead" io ed Eleonora, come il resto dei guardiani, andammo a letto a riposarci, ma ci mettemmo una vita ad addormentarci così decisi di farle qualche domanda del tipo: "Di cosa hai parlato con Athariel?"
Ma quando glielo chiesi non ottenni risposta. Inizialmente pensai che non mi volesse rispondere, ma poi mi accorsi che invece si era addormentata e allora fui costretta a lasciar perdere e a vivere col dubbio.

L'indomani, al nostro risveglio, la caviglia di Eleonora era miracolosamente guarita grazie alle cure impeccabili dei guardiani e così potemmo finalmente incamminarci insieme verso il lago per tornare a casa dopo tutto quel tempo.

Era passato solo un mese, ma mi era sembrato un anno. Quell'esperienza mi aveva fatta maturare alla velocità della luce, ma vi assicuro che non l'avrei rifatta per nulla al mondo.

«Quindi si ritorna a casa» disse Eleonora guardando l'acqua del lago.

«Sì, dopo tutto questo tempo...» risposi stringendole la mano.

«Non vedo l'ora di riabbracciare la mia famiglia»

«Anch'io...»

«Cosa diremo ai nostri genitori per giustificare la nostra lunga assenza?»

«Improvviseremo, non dovrà essere così difficile»

Mi abbracciò improvvisamente e mi diede un bacio sulla guancia. «Grazie di tutto. Io ti supporterò sempre, in qualsiasi cosa tu faccia, quindi non avere paura a chiedermi aiuto quando ti servirà»

«Va bene, me lo ricorderò»

E dopo esserci staccate iniziammo ad immergerci in acqua rabbrividendo.
Eleonora si guardò intorno e sorrise malinconica. «Mi mancherà tanto questo posto...»

«Chissà, magari un giorno... potrai tornarci»

«Sì, forse un giorno...»

La presi per mano e ci immergemmo del tutto lavando via tutte le paure e i momenti orribili che avevamo passato, ma facendo bene attenzione a lasciare la consapevolezza che insieme eravamo riuscite a fare grandi cose.

E con questo pensiero tornammo a casa dalle nostre famiglie e vivemmo per sempre felici e contente...
Scherzo.
Vi pare che io abbia vissuto una vita post-Accademia felice? Hahahahaha NO
Ma questa è un'altra storia.

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A proposito di vite post-Accademia, Shirley non se la cavava molto bene. Con suo padre era stata costretta a trasferirsi in una cittadina dimenticata dal mondo, ma almeno viveva in una lussuosa e gigantesca villa rurale stile novecentesco che comprendeva un enorme giardino dove il padre poteva mettere una serra per coltivare... be', quello che gli serviva.

Quello psicopatico si era dato al giardinaggio per un certo periodo per trovare il suo "io" interiore e a distanza di qualche settimana dalla distruzione del suo sogno ci era riuscito.

Adesso si dedicava a cose più grandi e per farlo si era servito della magia e in particolare di Shirley.
Avete presente quei film in cui addestrano i soldati a diventare delle vere e proprie macchine da guerra? Bene, Slave fece anche di peggio con la sua povera figlia. La fece diventare una strega.

Aveva scoperto come immettere il sangue demoniaco nelle vene delle persone senza che queste lo rigettassero e morissero e poi aveva reso sua figlia una perfetta assassina armata di magia e coltelli affilati.

E la cosa più disturbante fu che a Shirley piacque tutto ciò. Sentirsi potente era la sua sensazione preferita e avrebbe calpestato chiunque pur di sentirsi così ancora.
Si può dire che in questo caso fosse molto simile a suo padre...

Quella sera di fine novembre Shirley si trovava nella sua stanza a fissare fuori dalla finestra in attesa che Lidia bussasse alla sua porta per portarla in palestra ad allenarsi insieme a lei.

La cosa più pericolosa non era il fatto che, oltre ad essere diventata più abile con i coltelli, era in grado di usare un incantesimo per bruciare viva una persona, ma il fatto che dal momento in cui aveva visto il sogno di suo padre venire distrutto il suo odio verso di me era cresciuto esponenzialmente e continuava a farlo ogni giorno.

Mi odiava per aver avuto una vita perfetta, per averle rubato la sua migliore amica, per aver tradito la fiducia di Slave e per aver distrutto l'unico posto dove veniva rispettata e adulata.
La colpa era mia, solamente mia, e non aveva intenzione di darsi pace finché non avrebbe appeso la mia testa sopra il camino.

Be' Shirley, accomodati. Io sono qui ad aspettarti e sono sicura che muori dalla voglia di farmela pagare, ma ti avverto... potrebbe non essere facile come pensi.

FINE

Bene, siamo giunti alla fine della narrazione della mia storia

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Bene, siamo giunti alla fine della narrazione della mia storia. Piaciuta?

Se sì e siete curiosi di scoprire come andrà a finire... dedicherò uno dei prossimi capitoli a qualche curiosità su di essa.

Be' che dire... grazie per aver letto la mia storia!

-GiulS

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