14|Benvenuta Marta

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La sera di quel movimentato lunedì mi preparai per uscire a fare una passeggiata insieme a Thomas.
Era da tempo che non mi preparavo così bene per uscire con qualcuno e ammetto che lo avrei fatto altre centomila volte se quel ragazzo me lo avesse chiesto. Non fraintendetemi però quando dico "prepararmi" perché la sottoscritta non ha mai messo nemmeno una parvenza di trucco sulla sua faccia in tutta la sua vita e persino adesso non lo faccio. È una scelta di vita.

Thomas era dolce, gentile e simpatico, il principe azzurro dei miei sogni...
Ammetto che la mia cotta era un tantino esagerata per una persona che avevo conosciuto da meno di un mese, tuttavia sentivo che in qualche modo eravamo legati e forse era un segno che dovevo farmi avanti.
Sì, lo era, ma fidatevi se vi dico che avrei preferito non fossimo legati in alcun modo.

Appena finii di sistemarmi la giacca sentii Thomas bussare alla porta. I battiti erano veloci e ansiosi. Evidentemente non ero l'unica ad essere così emozionata per un'uscita.
Indossai il migliore dei miei sorrisi e andai ad aprirgli.

«Buona sera» salutò facendo un goffo inchino. «Mi concedete questa passeggiata?»

Mi porse la mano tremante arrossata dal freddo. E io che pensavo di essere una persona che gestiva male l'ansia. Lui era centomila volte peggio! Un motivo in più per desiderare di stare insieme a lui.

«Con piacere»

«Fantastico!» Le sue guance si arrossarono facendolo apparire ancora più dolce. «Andiamo prima che gli altri ragazzi ci scoprano»

La sua mano inguantata era tesa verso di me in attesa della mia. Con un pizzico di emozione gliela appoggiai sul suo palmo e sentii la sua stretta decisa ma gentile. Era la stretta di una persona che si allenava ogni giorno con la sua spada.
Il contatto mi fece rabbrividire e senza accorgermene ero diventata ubriaca d'amore per quel ragazzo così misterioso quanto bello e dolce.

Scendemmo le scale in punta di piedi per non farci sentire dagli altri Élite e poi sbucammo fuori nel cortile in mezzo all'oscurità tagliata da qualche frammento di luce emanato dai lampioni.

Non volevamo far sapere ai nostri compagni che stavamo uscendo per fare una passeggiata altrimenti ci avrebbero presi in giro per settimane.
Sapevano essere fastidiosi anche tra di loro e io e Thomas non volevamo che fraintendessero.
Continuavamo a mentire agli altri e a noi stessi su ciò che provavamo, un po' come tutte le coppie all'inizio.
È normale dire "siamo solo amici" quando in realtà si vorrebbe essere qualcosa di più. È scritto nel DNA degli adolescenti.

Passeggiammo sotto il cielo stellato e la fioca luce dei lampioni, contemplando il silenzio e la nostra presenza.
Ero la persona più felice del mondo eppure mi limitavo a mostrargli qualche sorriso timido e a mantenere le distanze.

Il mio sguardo cadde accidentalmente su una coppia di novellini che era riuscita a sgattaiolare fuori dall'Accademia e a passeggiare come noi.
Erano troppo lontani per riuscire a distinguere i loro volti, ma, quando assottigliai gli occhi sforzandomi di scorgere meglio i loro visi, la mia vista zoomò improvvisamente facendomi vedere i due innamorati come se fossi solo a pochi passi da loro. Riconobbi il volto di Shirley insieme al suo ragazzo. Chissà come avevano fatto a non farsi notare dalle centinaia di guardie che proibivano a tutti i novellini di uscire la sera, quando si faceva buio.

L'impatto mi colse così di sorpresa che persi l'equilibrio e mi sbilanciai all'indietro come una grandissima imbranata.
Le braccia di Thomas mi avvolsero prima che potessi toccare terra e mi lasciai sfuggire un gridolino. Quando mi toccò, la mia faccia andò letteralmente in fiamme e il mio cuore smise di battere. Mi aveva salvata e io avevo fatto l'ennesima figuraccia.

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