5|Ametron

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Mi avvicinai ai ragazzi che se ne stavano in piedi come statue.
Non respiravano, non parlavano, non si muovevano.
Il tempo si era fermato e non sapevo come.

Domandandomi ancora se fossi ammattita mi sdraiai per terra e fissai il cielo nuvoloso.

All'improvviso apparve un puntino luminoso, sembrava una stella, sì, una stella che però stava diventando sempre più grande. E mirava a me.

Mi rialzai di scatto e mi spostai appena in tempo per vedere una palla di fuoco schiantarsi dov'ero sdraiata prima.
Non una sola zolla di terra fu alzata e nessun filo d'erba fu bruciato.

Mi avvicinai con cautela e mi inginocchiai di fronte allo strano oggetto.
Le fiamme che lo avvolgevano si spensero lentamente rivelando una spada di media lunghezza.

Che bel regalo, peccato che non ci fosse alcun biglietto o libretto delle istruzioni.
Non sapevo chi me l'avesse mandata e nemmeno cosa avrei dovuto farci.

La estrassi da terra, maneggiandola senza alcuna esperienza e mi scappò una risatina nervosa.
Ero pazza, decisamente, ma almeno adesso ero una pazza con una spada.

L'impugnatura era ricoperta con un laccio di pelle nero, mentre la lama e il resto erano di quello che mi sembrava acciaio. Perché una spada del genere non poteva essere di poco più di 50 cm e pesare poco.
Sicuramente era fatta di una lega resistente e leggera e quale migliore dell'acciaio? Probabilmente molte, ma non importa, lasciatemi sfoggiare le mie conoscenze imparate nella classe di chimica.

Osservai la lama su cui c'era inciso "Ametron" con una precisione impeccabile.
Quindi era quello il nome della spada...

«Ametron» sussurrai rigirandomela tra le mani.

Ma appena pronunciai quel nome l'arma iniziò a vibrare e si ridusse a un piccolo bastoncino di metallo simile a una cannuccia dritta.

Ricominciai a sentire le voci dei ragazzi. Il tempo aveva ripreso a scorrere normalmente, supposi.

Misi in tasca il bastoncino di metallo e raggiunsi il mio gruppo pensando che sarebbero stati in pensiero per me, e infatti...

Appena Elisa mi notò corse da me con un'espressione sollevata e mi strinse in un abbraccio soffocante. «Ho temuto il peggio! Non ti vedevo più e pensavo che gli Élite ti avessero uccisa. Ma per fortuna non è stato così» Mi afferrò per le braccia e mi scosse. «Promettimi che starai più attenta. D'ora in poi cerca di esprimere di meno certi pareri negativi sugli Élite e sii più attenta ad ogni cosa che dici e che fai. Qui non c'è da scherzare, puoi veramente finire uccisa e loro lo farebbero passare per un incidente»

Annuii dispiaciuta e stupita allo stesso tempo.
Teneva così tanto a me a tal punto da essere così preoccupata? Eppure ci conoscevamo da meno di una settimana.

Gli altri compagni del gruppo 7 mi vennero contro con delle espressioni di puro sollievo, ma Eleonora provava tutt'altro. Aveva lo sguardo di chi sapeva che avrebbe potuto perdere una persona a lei cara e che, anche se non sembra, è più felice degli altri.
Nonostante ciò appena mi fu abbastanza vicina mi tirò un pugno forte sulla spalla e mi afferrò per il colletto iniziando ad urlarmi contro i peggio insulti.
Me li meritavo, tutti quanti. 

E come se non bastasse ecco che ritornava il gruppo che tanto odiavo. «Guardate chi abbiamo qui: la novellina impertinente e i suoi amichetti» Ridacchiò giocherellando col suo pugnale. «Quindi sei sopravvissuta, ma che sorpresa! Ma la prossima volta che oserai mancare di rispetto a noi o al direttore e infrangere le regole ti assicuro che non sarò così clemente»

Rimasi zitta, anche se avevo una voglia matta di risponderle male e farle scomparire quel sorrisino impertinente dal volto. 

«Breyanna» la chiamò il biondino del gruppo, uno che aveva l'aspetto di un vero e proprio principe azzurro. Mi stupì sentire un tono di voce gentile all'interno degli Élite. «Lasciala stare. È solo una novellina»

Bryn lo guardò per un attimo, poi si arrese. «Ritorniamo dentro, Thomas ha ragione, è solo una stupida novellina e non sprecherò la mia pausa a minacciarla, nonostante sia divertente farlo»

Se ne andarono. Finalmente potevo restarmene in pace.

E invece no. Mi arrivò un altro pugno sul braccio da Eleonora. «Tu sei in punizione»

Ridacchiai. «Cosa?»

«Sì! Sei in punizione! E ora andiamo a lezione, la pausa è finita per te»

«Ele...»

Scosse la testa. «No! Non fare gli occhi dolci, non funzionano con me. Ti muovi o preferisci che ti prenda per le orecchie?»

«Mi muovo, mi muovo...» Alzai gli occhi al cielo arrossendo dall'imbarazzo e la seguii.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Dopo quella giornata tutt'altro che tranquilla, mi buttai sul letto facendo un riepilogo di ciò che era successo quel giorno. Avevo scoperto l'esistenza di una comunità di guardiani di cui faceva parte anche quella che sembrava essere una mia vecchia amica, avevo ricevuto una spada da non so chi e Bryn aveva tentato di uccidermi.
Non mi sarei stupita se a quel punto fossero apparsi gli alieni, magari ci avrebbero persino aiutati ad uscire da lì.
"Non prendete le mucche! Prendete me!" avrei detto volentieri.

«Giulia, stai bene?» mi chiese Eleonora, notando la mia espressione pensierosa.

«Sì, tranquilla. Stavo solo riflettendo su un paio di cose»

«Tipo?»

Sorrisi. «Tipo quanto sia idiota quella Breyanna»

Eleonora sospirò rumorosamente. «Vuoi per caso un altro pugno? Devi smetterla di fare l'irresponsabile o ti allungo la punizione di un mese!»

«Ma come? Essere un'irresponsabile è ciò che mi riesce meglio» le rivolsi uno dei miei soliti sorrisi da combina guai.

Non si risparmiò dal darmi un altro pugno seguito da una carezza perché pensava di avermi fatto troppo male.
Mi voleva bene, così tanto che mi chiedevo cosa avessi mai fatto per meritare qualcuno così.

«Ora dormi, o sarò costretta a colpirti un'altra volta» mi ordinò incrociando le braccia.

«Pietà!» la pregai, portandomi il dorso della mano sulla fronte con fare disperato. «Non potrò reggere un altro pugno!» Mi colpì ancora, ridendo. «Oh no! Troppo dolore! Troppo... muoio» E piombai sul letto tirando fuori la lingua per far finta di essere morta.

«Interpretazione impeccabile» si complimentò ironicamente la mia amica.

La luce si spense ed entrambe venimmo avvolte dall'oscurità.

«Oh no! Le tenebre!» continuai con voce melodrammatica. «Come si dicono in latino? Tenebrae? Nah, preferisco dire Tenebris, suona più "latino" e più oscuro»

«Giulia, basta»

«Va bene» Mi infilai sotto le coperte. «Buona notte»

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

Riaprii gli occhi sentendo qualcosa di fastidioso sotto la schiena.
Sassi.
Ne presi uno confusa e poi guardai più avanti, verso un lago che conoscevo fin troppo bene.

"Oh no, ti prego non dirmi che sono ancora qui"

Lanciai il sasso e mi rialzai sperando di trovare qualche figura amica in giro, ma non c'era nessuno.
Era notte anche lì e le uniche fonti di luce erano le torce e l'enorme quercia in lontananza che brillava di un lieve bagliore dorato.

«Bentornata» A dirlo fu un uomo con un'armatura dorata, apparso dal nulla. «È ora di iniziare il tuo allenamento»

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