Un equilibrio da ritrovare

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La sveglia suona come ogni mattina e la solita filastrocca con mia madre si ripete.
Stamani  sento che devo scaricare i nervi, stanotte non ho dormito bene e il mio  costante malumore non mi ha abbandonato, anzi forse si è intensificato  ancora di più.
Da quando non prendo la moto per i miei spostamenti, non riesco a trovare un minimo di sollievo. Quel risveglio al mio torpore.
Ma adesso neanche mi importa.
Adesso non lo voglio.
Decido di andare a scuola a piedi. Necessito proprio di una bella camminata.
Indosso i soliti jeans con un lungo cardigan di cotone e stavolta metto gli scarponcini bassi.
Arrivo in cucina e stranamente mio fratello non è ancora uscito.
"Buongiorno sorellina, caffè?" domanda sorridendomi.
Acconsento sedendomi di schianto sulla sedia.
"Che ci fai ancora in casa?" domando mentre mi passa la tazzina.
"Un cucchiaino?" e faccio cenno di si con la testa.
Riprende  "Sto aspettando un amico che ha bisogno di una mano per organizzare un  motoraduno... in realtà è più un week end tra amici motociclisti!"
Lo  guardo incuriosita mentre bevo il mio caffè, quando un rombo assordante  arriva alle mie orecchie facendomi scoppiare il cuore nel petto.
Resto incredula dalla mia reazione così forte.
Da quanto tempo non sentivo il mio corpo così vivo?
Da quanto non lo sentivo fremere?
Sono paralizzata dalla mia reazione istintiva.
Spiazzata da questo semplice suono che ha risvegliato ogni parte del mio corpo.
Forse non un semplice suono, ma una forte vibrazione.
Quella di cui necessito per ristabilire il mio equilibrio interiore.
Mentre  sono persa nei miei pensieri, non mi accorgo che mio fratello è già di  ritorno con al seguito il suo ospite. E come una pioggia fredda  inaspettata, rimango congelata sulla mia sedia quando lo vedo.
Quegli  occhi neri entrano nei miei ed io non riesco ad abbassare lo sguardo  mentre mio fratello ci presenta: "Cami, lui è Matteo.... Matte lei è  Camilla, mia sorella minore!"
Io gli faccio un cenno con la testa e lui mi si avvicina sorridendomi e porgendomi la mano.
Con fare incerto guardo la sua mano, poi guardo lui di nuovo.
Mentre  distendo il braccio e gli porgo la mia, lo osservo: Alto più o meno  come Andrea, capelli corti color miele, con un ciuffo che gli ricade  sulla fronte, labbra piene con un accenno di barba e i suoi occhi  scuri... li riconosco.
Faccio un passo indietro senza distogliere lo sguardo e lui mi sorprende dicendomi: "Ci conosciamo?"
"Adesso si!" gli rispondo con uno sbuffo leggero, lascio le sue dite e prendo lo zaino mettendolo sulla spalla destra.
Alex  interviene "Scusala, è un pò irascibile la mattina!..." Poi si gira ed  entra in salotto "Dai sbrighiamoci a buttar giù una sorta di programma,  così poi siamo liberi di farci un giro!" Matteo mi sorride piegando la  testa da una parte e segue mio fratello, dove un computer ed una  scrivania sono sistemati al lato della stanza.
Mi accorgo  solo adesso che è ricoperta di cartine geografiche e biglietti da visita  di vari camping ed il computer è già acceso sulla pagina iniziale di  Google.
Ancora scombussolata dall'inizio di questa giornata, gli volto le spalle ed esco sbattendo la porta.
Mi blocco.
La vedo la Ducati.
Così sfacciata ed elegante al tempo stesso.
Così imponente nel suo momentaneo riposo.
Forte è l'impatto che sento dentro.
Qualcosa si incrina ed i miei piedi camminano frettolosi in una direzione.
Il cuore stavolta non ascolta la testa.
I miei passi sono mossi da una forza interiore che non so controllare.
E la spalanco quella porta.
Con le mani che tremano e il cuore in gola.
E il mio sguardo si offusca, e un singhiozzo esce da dentro inaspettato.
E le mie mani sono su di lei.
E mi sento un pò meno sola adesso.
Ne ho bisogno.
Vado avanti.
La vita corre come le ruote sull'asfalto.

Born to be MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora