Capitolo 7. Stellina2168 E spechiodellanima

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La mamma mi venne incontro e  si avvicinò alla mia porta chiusa a chiave. Bussò e notando che non aprivo, iniziò a parlarmi da dietro la porta. <<Josie apri la porta e spiegami perché hai fatto quella scenata. - diede un colpo fortissimo alla porta tanto che la sentii scricchiolare. - Non ti sono venuta a prendere a scuola, qualche volta succede... Perché ce l’hai con me?>>

Senza aprire la porta le risposi turbata e irritata: <<Non ti sopporto più, mi metti sempre da parte per quel Edward, che non conosci nemmeno bene. È il tuo avvocato. Tutto qui. Può sembrare un santo, ma che ne sai se non si comporterà come...>> Stavo per dire la parola "papà". L'uomo che l'aveva fatta avvicinare a Edward.

Mi interruppe subito urlando. Pensando che rischiasse di sentirsi male, - quell'urlo sembrò spezzare l'aria in tanti piccoli frammenti che avrebbero potuto ucciderla - aprii la porta e la vidi con la schiena poggiata al muro, con gli occhi lucidi, continuando a ripetere che la dovevo finire, molto arrabbiata. <<Basta Josie, basta. Non lo devi nemmeno nominare a tuo padre, Edward non è come lui e devi capirlo. So che è dura accettare il passato ma dobbiamo andare avanti; non è dando la colpa a lui che risolveremo la situazione, ora vai a fare una doccia che fra poco dobbiamo mangiare e... ti prego... smettila>>.

Chiaramente dopo avermi sgridata per 2 minuti come se fosse stata colpa mia, andò da Edward che la consolò e la fece sdraiare sul divano. Si abbracciarono, li notai dalla scala prima di andare in bagno. Odiavo Edward. Lui era il motivo per il quale mi ero allontanata definitivamente da mia madre.

Mi limitai a fare quello che mi aveva detto e appena pronto il cibo lo portai in camera, - non volevo cenare con loro che si baciavano ogni tre per due - guardai un po’ Instagram, accorgendomi che ero stata aggiunta in un gruppo dove c’erano molti ragazzi che non conoscevo e tra loro Sebastian, - amministratore del gruppo - che invito’ tutti i membri ad un'uscita insieme per mangiare qualcosa.

Non mi andava molto di uscire con gente che non conoscevo, ma poi ci ripensai.

Notai infatti, che c’era anche Kayla così la chiamai al telefono per parlarle dell’uscita e per chiederle se le andasse di andarci con me, ma risultò linea occupata. Decisi di mangiare un po’ e farmi una dormita per distrarmi anche perché ero abbastanza stanca.

[7:55]
<<Accidenti e’ già mattina.>> Mi alzai di soprassalto. Mi ero completamente dimenticata di mettere la sveglia, e ovviamente mia madre era già andata a lavoro senza neanche farsi vedere. Non feci colazione perché non mi andava. Dovevo entrare alle 8:10 e  Kayla era anche offline, non potevo sapere se lei era già a scuola. Non so come, riuscii a prepararmi in 10 minuti ma avevo pochissimo tempo per arrivare in orario.

Sebbene non volessi, come unica alternativa decisi di chiamare Sebastian. Non avevo acquisito ancora molta confidenza con lui, ma non avevo altra scelta. Rispose subito e rimase quasi sorpreso dalla mia telefonata. <<Ma buongiorno, guarda un po’ chi mi chiama!>> Quasi urlò con aria divertita.

<<È tardi e mia madre non c’è... puoi passarmi a prendere a casa? Ti prego>>.

<<In cambio che ottengo?>>

<<Dai ...per un passaggio a scuola...!>>

<<Facciamo così, fai solo tu il lavoro che ci ha assegnato la prof, e io ti accompagno a scuola>>.

Avrei voluto strozzarlo in quel momento, ma risposi semplicemente di sì.

Dopo qualche minuto scesi di sotto e uscii sul pianerottolo dove era parcheggiata la sua macchina. Col suo sorrisetto da idiota mi salutò e durante tutto il tragitto continuava a pormi domande per infastidirmi, ma non avevo molta voglia di rispondere; difatti rimasi per tutto il tempo in silenzio a guardarlo mentre guidava.

La pioggia non ci tocca. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora