Capitolo 2. spechiodellanima

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Quel giorno il trio malefico stava raccogliendo delle iscrizioni e mi chiesi riguardo cosa. Scoprii, ben presto, dalle voci che giravano per la scuola, che si sarebbe tenuto un torneo di pallavolo maschile/femminile la prima settimana di scuola.

Essendo sempre stata un'amante dello sport, visto che a prendere le firme erano le persone che più odiavo, decisi di negare a me stessa la possibilità di mostrare il mio talento.

Mi recai nella classe con lo sguardo basso, pensieri che mi divoravano la mente e la mia voglia di giocare al torneo di pallavolo, i sussurri malevoli dei miei compagni e di tutti i ragazzi della scuola.

Odiavo tanto quella sensazione, quel sentirsi giudicati per le apparenze, il sentirsi inutili, buoni a nulla... Mi sedetti al banco, posando lo zaino con non curanza.

Alle prime due ore c'era matematica, poi storia, diritto e legislazione turistica e, infine, scienze motorie... All'inizio dell'ora di diritto, il trio malefico aveva iniziato a girare per le classi per finire di prendere le iscrizioni del torneo di pallavolo.

Come arrivarono in classe mia spiegarono le caratteristiche di questo torneo, il regolamento per parteciparvi.

Ad un certo punto Crystal esclamò: <<bene... Chi vuole iscriversi?>> vedevo che tutti i ragazzi la guardavano, ma nessuno rispondeva. Mi feci coraggio e alzai la mano dicendo il mio nome. Vidi che prendevano il mio nome e quello di altre 5 compagne e poi se ne sono andate sghignazzando e sparlottando tra loro. Sentii le loro parole, mi fecero male all'anima, una fitta di quelle che non si dimenticano.

Giovedì 19 settembre
In questo giorno avrebbero avuto inizio i provini per la squadra di pallavolo ed ero nello spogliatoio quando il trio malefico mi si avvicinò . <<Guardatela. È ridicola. Con quella tutina da pallavolo, le ginocchiere>> esclamò Jade facendo ridere sguaiatamente il loro capo, Crystal, la ragazza che prese il mio nome e sghignazzò.

<<Non capisco perché una perdente come te voglia iscriversi a un torneo di pallavolo. Non sai neanche giocare, sfigata>>. Non era vero. Giocavo e anche bene grazie a mia madre, che era una campionessa prima che si sposasse.

Era dalla terza media che mi chiamava così. Mi dava altri nomignoli cattivi che non sto qui a citarvi, cari lettori. <<Fai pena>> finì il suo discorso.

Piansi per un momento, le lacrime mi avevano solcato il viso in tante righe rossastre che mi bruciavano. Mi sono sempre sentita diversa a causa loro, in senso negativo. Fortunatamente qui con me c'è la mia amica Kayla. L'angelo della mia vita a supportarmi in questa ascesa verso il successo. <<Tu sei meglio di tutte e tre loro messe insieme. Non ne azzeccano una. Tu invece sei brava a scuola, negli sport, sei generosa. Non c'è persona migliore di te al mondo>>.

Mi sentii leggermente sollevata dalle sue parole. Ma continuavo a sentirmi una perdente. A che servo al mondo, pensavo ogni tanto.

Improvvisamente la professoressa di scienze motorie ci chiamò per provare. Non potevo più sentire le belle parole della mia amica. <<Va' e spacca tutto. Sei la numero 1>>. Io entrai in campo e lei andò a sedersi sugli spalti.

La partita iniziò con la decisione di palla o campo. Crystal, nella squadra avversaria, scelse palla. La mia compagna di classe con la maglia numero 5, Carly, scelse di rimanere nel campo dov'eravamo già.

Il fischio dava inizio definitivo alla partita. Crystal batté il pallone con una forza incredibile che quando lo presi con un baker mi si arrossì tutta la mano. La sua faccia aveva l'espressione COME HAI FATTO A PRENDERLA SFIGATA. Leggevo quella parola anche in ogni suo sguardo. Non bastavano le parole, anche gli sguardi.

Mandai la palla dall'altra parte che ritornò. Dissi a Carly, affianco a me di alzare la palla. Quando arrivai sotto la rete dietro la quale si formò un muro compatto grazie a due ragazze belle alte e muscolose, provai a schiacciare, ma le ragazze pararono la mia schiacciata. Dovetti pararla o sarebbe diventato loro il punto. E non avrei potuto sopportarlo. La palla arrivò nel loro campo, qualcuno le alzò la palla, Jade si alzò in volo e schiacciò incredibilmente nella mia direzione. La palla centrò il mio viso. <<Oh scusa. Impara la lezione, sfigatella>> esclamò Jade prendendosi il 5 da Jayla e Crystal. Dal naso colava un fiume di sangue. Mi girava la testa in una maniera incredibile. La professoressa mi mandò nell'ufficio deve c'era il ghiaccio. Il naso doleva. Mi si era schiacciato perché se lo toccavo si sentivano le piccole ossa.

Proprio in quel momento passò per l'ufficio Sebastian con i suoi amici. Derek disse: <<Ma tu guarda. La sfigata si è rotta il naso. Peccato>>.

Io mi dispiacqui che Sebastian non gli avesse detto niente. Dissi alla professoressa che se sapeva come fare me lo avrebbe dovuto mettere a posto. La professoressa tentò di aggiustarmelo, le dissi di provare dato che non sentivo molto dolore visto che il ghiaccio mi aveva addormentato tutta la zona. Ci riuscì, come fanno nei film. Mi prese il naso e me lo torse per farlo tornare alla posizione iniziale. Un brivido di dolore percorse la mia schiena. Meno male che avevo messo il ghiaccio, se non l'avessi fatto?

<<Se non te la senti lascia stare>>.

<<Me la sento>>.

Corsi in campo e vidi il viso soddisfatto del trio. <<Ora la distruggiamo>>.

Vedendomi paonazza in viso e con la tutina sporca di sangue tutti iniziarono a ridere. <<Di chi è il punto?>> chiesi.

<<Nostro>> disse Carly.

Presi la palla dalle mani di lei sotto le risate di tutti. Sebastian si poggiò nel suo solito modo sexy sul piccolo steccato che separava il campo di pallavolo dagli spalti. Iniziai a palleggiare. Palleggi sicuri come quelli che non avrei mai immaginato. Aspettai il fischio. Avevo in tutto il corpo una scarica di adrenalina. Il fischio arrivò, lanciai leggermente il pallone in aria e, da sotto, lo colpii con una tale foga che si sentì lo scoppio. Il pallone cadde subito nel campo avversario. Nessuno tentò di pararlo. La partita finì con la vittoria della mia squadra e gli applausi da parte dei rugbisti. Derek mi venne vicino e mi disse: <<Brava o non brava, sempre una sfigata rimani>>.

Non lo degnai di uno sguardo. Finsi di non guardare neanche Sebastian che era rimasto ancora in quella posizione a chiacchierare con Kayla che era scesa per congratularsi con me. Quando si avvicinò le chiesi: <<Sono una sfigata per il più bello della scuola?>>

<<Credo che sia il contrario>>.

<<Che vuoi dire?>>

<< Ha detto che non avrebbe mai immaginato che battessi in quel modo. Nella pallavolo, intendiamoci. Anche se non ho capito, credo, se avesse allusioni a quel... genere di cose>>.

Quando finalmente lo guardai, notai che stava ancora fissandomi e non capivo il motivo. Lui, un fico spaziale, che guarda una come me? Ma non sembrava essere intenzionato a volgere lo sguardo da un'altra parte. Dunque scappai via con la mia amica.

La pioggia non ci tocca. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora