十四

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Sono passati circa due giorni, due giorni nei quali sono andata a scuola, non ho parlato con mia madre e soprattutto sono stata ignorata da Nishinoya.
Come biasimarlo del resto.
I suoi genitori non si sono fatti problemi ad ospitarmi da loro, anzi, mi hanno accolta a braccia aperte.
Per fortuna né il signore né la signora Nishinoya hanno notato questo distacco tra me e loro figlio, meglio così.
Per esempio quando siamo riuniti a cena facciamo finta di niente, parliamo come se non fosse accaduto nulla e sorridiamo senza problemi.
È dura stargli lontano, lo ammetto, ma ho dovuto farlo per il suo bene, per il nostro bene..non voglio che un'altra persona soffra come ho sofferto io, non lo merita.
Ho parlato della mia situazione a Nakamura e Hinata, ormai sono diventati amici di cui mi posso fidare, mi hanno detto di non preoccuparmi, di parlare con lui quando mi sentirò pronta per farlo e soprattutto di non buttarmi giù emotivamente perché tra qualche giorno abbiamo la prima partita di campionato..
già, un evento importante, talmente importante che alla fine del primo girone determinerà l'accesso ai quarti di finale.
Hanno ragione, per adesso non devo pensarci.

Al momento sto percorrendo, come ogni mattina, le stradine silenziose della piccola Miyagi, godendomi la fresca brezza autunnale che le mattine di settembre riescono ad offrire, (N.A. : so bene che in Giappone la scuola non inizia a settembre, ma per la storia ho deciso di non dare importanza a questo dettaglio) accompagnata dalla musica che più mi piace, facendomi distrarre da ogni mio pensiero.

Ed eccomi qui, dopo la fine di una delle tante canzoni, davanti all'enorme entrata dell'edificio che noi studenti definiamo comunemente scuola.
Una volta messo piede all'interno riesco a scorgere i primi gruppi di amici e le squadre dei vari club che avevano recentemente tenuto un allenamento mattutino.
Tra quelle è presente anche la sua.
Lo vedo, chiacchiera allegramente con Tanaka-senpai, uno dei suoi migliori amici.
Beato lui che riesce ad essere così spensierato.

A passo lento e con la testa inclinata verso il basso, procedo verso l'entrata della grande struttura per raggiungere Nakamura agli armadietti.
Sorpasso finalmente la squadra senza attirare l'attenzione di nessuno e finalmente riesco a raggiungere la mia amica.
«Perché quel faccino?»
dice non curandosi del fatto che non mi abbia neanche salutata,
«Buongiorno anche a te» sospiro «comunque, non so di cosa tu stia parlando»
«Si si, certo come no!» ridacchia per poi tornare subito seria «Avete chiarito?»
«Eh-? Cosa? Ma ti pare! E poi, non credo voglia sinceramente»
« Suvvia t/n, sii un po' ragionevole, si vede che ci sta male, si capisce da come ti sta guardando!»

Lui, mi sta guardando?

Mi volto velocemente verso la sua direzione, sgranando gli occhi quando do una conferma alla precedente affermazione di Nakamura,
sì, mi sta guardando.

Appena si accorge dei miei occhi puntati su di lui, distoglie immediatamente lo sguardo, lasciandomi per l'ennesima volta spiazzata.
Perché lo stava facendo?

Ed ecco che riemergono i sensi di colpa.
Senza nemmeno darle il tempo di realizzare, afferro la malcapitata al mio fianco per il polso trascinandola il più lontano possibile dall'entrata scolastica che pian piano si stava riempiendo di studenti pronti, anche se malvolentieri, ad iniziare una nuovo ciclo di lezioni.
«T/n? Ma che fai? Dove stiamo andando?»
«Il più lontano possibile da quella che di lì a poco si sarebbe trasformata in una catastrofe»
«Catastrofe? Ma di che parli? Ti stava solamente guardando, stai tranquilla»
«Lo so, ma non riesco a sopportare di vederlo in quel modo davanti ai miei occhi, mi sento troppo in colpa e tu sai benissimo il perché» affermo infine puntandole un dito contro, in cambio lei annuisce in segno di conforto e poggia un braccio attorno le mie spalle, perché sì, lei sa.
«Ascolta, per quanto tu possa sentirti in colpa non puoi farci niente, hai voluto non iniziare quella che secondo te si sarebbe trasformata in una brutta situazione e va bene, perché l'hai voluto tu..ma non puoi scappare da tutto nella vita, perché di cose brutte se ne vedono tutti i giorni e di certo non affrontarle non è la cosa migliore»
caspita, ha proprio ragione.
«Non puoi capire quanto tu abbia ragione Nakamura-chan, proverò a parlarci, promesso»
«Così ti voglio ragazza mia!» afferma con tono autoritario per poi stringermi in un abbraccio pieno d'affetto
«Grazie di tutto, ti voglio bene, veramente»
«Anche io te ne voglio»
e rimaniamo così per attimi che paiono un'eternità.
Sono grata di avere una persona così nella mia vita.

«Forza, adesso andiamo in classe, non so se hai sentito, ma la campanella è suonata da, non so, due minuti? E sinceramente, di arrivare tardi all'ora di
storia non ne ho proprio voglia, insomma, la professoressa Minatozaki è proprio cattiva»
«Aish, tu e la scuola non andrete mai d'accordo vero?»
Ridacchio per poi incamminarmi verso la mia aula accompagnata dalla persona più bipolare ma gentile di questo mondo.

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Eccomi tornata con un nuovo capitolo,
forse un po' di passaggio ma vabbé,
spero vi piaccia lo stesso.
Byee

him & I ; nishinoya yuuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora