Tutto ebbe inizio un giorno d'estate, quando il sole splendeva e gli alberi del mio giardino davano i frutti più succosi. Ricordo che il cinguettio degli uccellini e l'odore di polline mi ispirava a creare, ricercare e soprattutto inventare qualche nuova storia. Mi chiamo Erik Spezzano e sono uno scrittore a tempo perso, se vogliamo essere così gentili da definirmi in tal modo. Vivo a Zaleno in Piemonte e scrivo principalmente piccoli racconti per giornali locali, facendomeli pagare una miseria per parola. Dopo la misteriosa scomparsa di mia madre Rossella e la morte di mio padre Alfredo, ho dovuto adattarmi trovandomi una sistemazione scialba e un lavoro altrettanto scialbo. Lavoravo presso un'agenzia di assicurazioni come impiegato, prendendo il minimo indispensabile che mi consentiva di vivere una vita quanto meno dignitosa. Sono sempre stato un uomo piuttosto riservato e taciturno, in special modo nei mesi ed anni successivi alla scomparsa dei miei genitori. Mi ritrovai completamente solo, senza una guida o qualcuno che potesse confortarmi nei periodi più bui.
Nel mio ufficio all'agenzia ero stato un po' inquadrato come il "diverso", il tipico individuo che si esclude da cene aziendali o iniziative di qualsiasi tipo. Negli anni in cui ho lavorato come umile impiegato, parlo del 2005-2006, era scoppiata la moda dei telefoni con touch-screen ed io ero ancora rimasto al mio vecchio Motorola con i tasti. Resistetti ancora per poco tempo alle prese in giro e agli sguardi beffardi dei miei colleghi verso il mio antiquato cellulare. Così decisi che, quando l'agenzia avrebbe chiuso per ferie nel periodo estivo, avrei stupito i miei colleghi tornando con un modello nuovo di zecca. Chissà se avrebbero smesso di giudicarmi, magari includendomi nel loro gruppetto d'élite.
Mi decisi infatti proprio un pomeriggio d'estate di girovagare in vari negozi fuori città, alla ricerca del prezzo più conveniente. L'afa estiva mi costrinse ad indossare una canottiera e un paio di pantaloncini corti. Ricordo quei giorni come i più afosi degli ultimi vent'anni. Mentre passeggiavo per le vie deserte e accaldate di Zaleno, vedevo il leggero tremolio del calore salire dall'asfalto rovente, dando l'illusione che tutto si muovesse come sotto uno starno incantesimo. Non so perché ma mi sentivo leggermente inquietato vedendo la città così silenziosa e le finestre glabre e consumate che si stagliavano lungo la via malmessa. Quei vetri sudici sembravano dei grandi occhi pieni di orrore, consumati dal passare del tempo. Inoltre mi ero addentrato in uno dei quartieri meno raccomandabili, dove qualche mese prima furono frequenti i casi di sparizione o omicidio. Alla calura estiva si aggiunse quindi l'ansia e l'inquietudine che contribuirono ad aumentare la mia sudorazione già eccessiva. Sentivo la gola ardere ed ogni respiro che facevo l'asciugava sempre di più. Se non avessi bevuto qualcosa al più presto sarei anche potuto svenire. Non era di certo insolito che a quell'ora del pomeriggio la temperatura fosse così alta, ma era strano che non ci fosse nessuno in giro per le strade. Avendo sentito parlare di quella parte di Zaleno in modo tanto terribile, negli anni della mia permanenza in città mi guardai bene dall'esplorarla e perciò non avevo assolutamente idea di come orientarmi. Purtroppo però per uscire dalla città, i quartieri malfamati sono una meta obbligatoria e dato che alla mia FIAT 500 era morta la batteria, dovetti obbligatoriamente spostarmi a piedi. Forse se quel giorno avessi deciso di rimanere a casa ad aspettare che la macchina fosse riparata, oggi non sarei qui a raccontarvi ciò che trovai in quel piccolo negozio dell'usato in una parte sperduta di Zaleno.

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The hearth of the devil
HorrorErik è un uomo riservato e tremendamente solo che lavora presso un'agenzia assicurativa, scrivendo qualche racconto horror per arrotondare il suo stipendio. La scomparsa di sua madre lo ha turbato rendendolo triste e solitario. Un giorno, stufo di e...