Non fuggii, né tantomeno gettai il telefono in un cassonetto il più lontano possibile da casa mia. Come ho detto prima, sentivo una mano invisibile che mi bloccava, trascinandomi verso uno strano luogo fatto di paura e sofferenza. Ormai riuscivo a sentire la sua presa nauseabonda così distintamente che, oltre al terrore, iniziai a provare una sensazione di oppressione tale da lasciarmi senza fiato. Potrei affermare senza ombra di dubbio che ciò che accadde in seguito a quella chiamata, è stato frutto di uno strano e complicato incantesimo, probabilmente risalente alla notte dei tempi.
Nella mia mente ormai devastata dal terrore vedevo Ilvo, il commesso/direttore del mercatino che rideva, rideva come un folle ed i suoi occhi erano rosso fuoco.
«Si goda il suo cellulare nuovo!», diceva con quel sorriso così irreale da farmi dubitare che facesse parte di questo mondo. I suoi vestiti si strappavano mostrando la pelle sottostante, simile a quella di un uomo gravemente ustionato. Iniziai a tremare e vidi dal termostato che la temperatura di casa mia si era abbassata, tanto che il mio fiato si trasformava in una nuvoletta bianca quando respiravo. Vidi che lo sfondo con i gabbiani e il mare cristallino era nuovamente cambiato, lasciando spazio ad un bambino su un'altalena. Mi sei gelò il sangue quando notai che i suoi occhi spenti mi fissavano e seguivano il movimento delle mie palpebre. Aprii nuovamente la galleria e nella cartella foto ora c'erano zero elementi. Tirai un sospiro di sollievo ma feci un grosso errore. Sembrava quasi che la "cosa" che mi stava dando tormento, si nutrisse della mia speranza in frantumi. Infatti, non appena pensai di essere in qualche modo sfuggito a quello strano rito, lo schermò divenne nero ed una tendina apparve dalla parte superiore dello schermo. Era un messaggio che recitava "NON ABBRACCIARMI, SONO SPAVENTATO". Aprii il messaggio e lo cancellai preso da un impeto di rabbia. Qualsiasi cosa stesse accadendo, volevo che finisse. Ero saturo di tutto e mi ripromisi di distruggere quel dannato aggeggio una volta passato quell'incubo. Quando premetti sull'icona del cestino, un urlo demoniaco uscì dal cellulare. Ancora oggi credo fermamente che quel grido non fosse frutto di una ben elaborata recitazione, ma che sia effettivamente una registrazione di un grido di disperazione e dolore autentico. Gettai il telefono sul pavimento, e vidi che il bambino sull'altalena dello sfondo piangeva lacrime di sangue che...uscivano dal dannato telefono. Era troppo, persino per uno come me che scrive queste storie per guadagnarsi da vivere. Il bambino urlava e piangeva, e sembrava che l'inquadratura si avvicinasse sempre di più a quell'altalena. Riuscii a vedere un piranha sulla sua maglietta ed un paio di occhiali spessi che gli davano un'aria ancora più inquietante. Poi accadde ciò per cui ho pensato di farla finita più volte, senza mai aver avuto il coraggio di farlo.
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The hearth of the devil
HorrorErik è un uomo riservato e tremendamente solo che lavora presso un'agenzia assicurativa, scrivendo qualche racconto horror per arrotondare il suo stipendio. La scomparsa di sua madre lo ha turbato rendendolo triste e solitario. Un giorno, stufo di e...