L'inquadratura esterna si voltò rapidamente, mostrando un volto inumano con un'espressione talmente irreale e tremenda che a fatica riesco a ripensarci senza tremare. Aveva la pelle bruciata, mostrando muscoli e tendini mentre i suoi occhi erano rossi, simili a quelli del commesso/direttore. Ero ormai certo che sì trattassero degli stessi di quell'uomo ributtante e pian piano iniziai a capire cosa stesse accadendo. Dalla bocca di quel volto infernale uscivano basse ed inquietanti parole, in una lingua sconosciuta. La cosa che mi inquietò di più fu il suo sguardo, fisso sul bambino. Più si avvicinava, più le urla si facevano stridule e colme di terrore. Poi sentii come un picchiettio sulla finestra. In preda al terrore mi voltai e dopo essermi accertato di essere da solo, guardai nuovamente lo schermo del cellulare, constatando con sgomento che il bambino sull'altalena era scomparso e insieme a lui erano finalmente scomparse quelle urla strazianti. La tendina dei messaggi apparve nuovamente dalla parte superiore dello schermo e stavolta mi lasciai andare ad un urlo di terrore.
"SCAPPA"
Mi voltai di scatto e vidi il bambino orribilmente mutilato sul pavimento in legno di casa mia, ed il demone simile al commesso/direttore che lo stava seviziando con dei lunghi artigli marcescenti. Indietreggiai a carponi, mentre tutto intorno a me sembrava muoversi come se il tempo fosse immerso in una colla appiccicosa. Mi alzai in piedi con fatica e corsi per le scale, cercando di rifugiarmi nella mia stanza. Alle mie spalle sentivo una voce che diceva "IN QUESTA CITTA' NON CI SONO GIOVANI DISPOSTI A SPORCARSI LE MANI". Fu quando sentii la risata di quella "cosa" che non ebbi alcun dubbio su chi fosse. Solo quel pomeriggio avevo sentito una risata tanto inquietante, ed ora la sentivo nelle mura di casa mia, a pochi passi da me. Corsi per le scale come un dannato, ignorando qualsiasi cosa stesse accadendo e pensando unicamente ad un modo per potermi salvare. Alle mie spalle iniziai ad udire dei passi sempre più veloci e la risata che aumentava man mano d'intensità. Gridai in preda al panico e la distrazione mi fece perdere l'equilibrio. Caddi rovinosamente, rischiando di precipitare giù per le scale uccidendomi. Mi rimisi in piedi più in fretta che potevo, con i passi veloci orami alle calcagna. Un guizzo di dolore mi illumino gli occhi e guardando il mio piede capii il perché. La caviglia era orribilmente storta e penzolava da un lato come un elastico. Mi accasciai a terra, chiusi gli occhi e aspettai la mia fine, sperando di non soffrire troppo. Nell'oscurità, sentii l'odore dei pancake al burro che mia madre mi preparava quando ero bambino. Quell'aroma mi fece ripensare a lei, ai suoi capelli lisci come la seta e profumati. Piansi sussurrando il suo nome e pregando di ritrovarla dall'altra parte quando quella cosa mi avrebbe ucciso.
Ma quando i passi furono praticamente a due gradini di distanza da me, si interruppero. Ci vollero diversi secondi per farmi trovare il coraggio di aprire gli occhi ma quando lo feci, vidi che erano spariti sia il demone che il bambino mutilato. Mi trascinai lungo le scale, facendo sbattere dolorosamente il piede rotto sugli scalini. Con una smorfia di dolore mi avvicinai al telefono e vidi che ora lo sfondo era solamente il bambino che sbatteva gli occhi. Iniziò a parlarmi ma l'audio non proveniva dal telefono. Suppongo che avesse stabilito una sorta di contatto telepatico con me.
«Ciao...non ho molto tempo signore. Purtroppo io sono morto e ad uccidermi è stato proprio colui che ti sta tormentando. Lui prende le anime e le imprigiona in qualsiasi cosa possa contenerle. Tu puoi liberarmi, farmi salire in cielo e mettere fine alle mie sofferenze. Anche da morto, lui continua a tormentarmi senza fine, ancora ed ancora...Per favore liberami, sottraimi da questo mostro e consentimi di poter morire in pace.»
Il suo volto scomparve, lasciando spazio a quello del commesso/direttore
«Né tu né il moccioso riuscirete a fuggire da me. Tu sei il prossimo a morire, e mi divertirò a tormentarti per l'eternità.»
La risata demoniaca si propagò per tutta la casa, gettandomi nel terrore. Sullo schermo apparve l'immagine del bambino che veniva divorato da quel demone che aveva aperto le sue fauci tremende e lo stava facendo a pezzi. Gemetti ed iniziai a piangere. Riuscivo a sentire le ossa del bambino frantumarsi e il rumore di carne sanguinolenta che veniva ingurgitata. Dovetti aggrapparmi ad ogni briciolo di volontà per non svenire. Quelle urla erano tremende ma la cosa più terribile erano le risate demoniache di quell'abominio, che si facevano più forti e divertite quando il bambino chiedeva disperatamente pietà. Ad un tratto quell'infernale frastuono si fermò. Sentii la voce di mia madre che mi chiamava.
«Erik, figlio mio...liberaci, lasciaci fuggire da quest'inferno. Ci sono altri bloccati qui, obbligati a vivere per l'eternità in questa tremenda agonia. Scusami se non sono tornata a casa per il tuo compleanno, ti volevo prendere un bel regalo. È stato lui a farmi questo, a uccidermi e imprigionare la mia anima qui dentro. Ora vuole anche la tua per completare il suo cuore. Devi sapere che se si uniscono le anime di due consanguinei, soprattutto madre e figlio, si sprigiona una potenza inimmaginabile. Non permettergli di compiere questa atrocità, liberaci tesoro...so che puoi farcela. Ti voglio tanto bene...»
Fui scosso da un brivido che mi paralizzò. Realizzai che la scritta "Rossella", vista alla prima accensione non era una coincidenza. Ripensai alla soffitta buia e umida, alle mie lacrime sul legno marcio e al funerale senza salma di mia madre. Iniziai a capire perché il commesso/venditore rideva in modo tanto sguaiato. Lui si era preso la sua anima. Non riuscii nemmeno a concludere il pensiero che la figura che il demone iniziò a dilaniarle il corpo in modo brutale. I suoi occhi mi guardavano pieni di sfida, ardenti d'un rosso ancor più infernale. Dalla sua bocca mostruosa colava copiosamente il sangue denso, e un braccio sporgeva penzolante dalle sue fauci. Con un'ultima brezza di vita, l'arto si allungò verso di me, per poi ricadere morente nella bocca del mostro. Urlai con rabbia, giurando a quell'orrida bestia che gliel'avrei fatta pagare. Ciò che fece mi turbò a tal punto che dovetti allontanarmi dal telefono per qualche minuto.
Smise di masticare e si voltò fissandomi, mentre reggeva il corpo dilaniato di mia madre e del bambino. La faccia orribilmente sfregiata si sostituì con quella del commesso/venditore, che prese a ridere senza fermarsi.

STAI LEGGENDO
The hearth of the devil
TerrorErik è un uomo riservato e tremendamente solo che lavora presso un'agenzia assicurativa, scrivendo qualche racconto horror per arrotondare il suo stipendio. La scomparsa di sua madre lo ha turbato rendendolo triste e solitario. Un giorno, stufo di e...