25 novembre.

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                                                          «I was the one you care after all.»

 
                                                   Skrillex  ft. Ellie Goulding – Summit.

 
25 novembre

Quel giorno l’ora di letteratura sembrava passare in fretta. Forse perché la professoressa Collins aveva assegnato ventiquattro pagine di lettura singola, oppure per il semplice motivo che il cuore di Amber sembrava perdere battiti. Aveva capito in che dannato guaio si era cacciata e ora una stretta allo stomaco le impediva di concentrarsi su Shakespeare. Era tutta presa dal rimorso di aver accettato quel criminale in casa sua. Contavano poco i soldi ora, la ragazza doveva trovare un modo per cacciarlo di casa, senza fargli capire nulla.
Però un’altra cosa la preoccupava, era una sensazione strana, che lei non riusciva a spiegarsi.
Aveva paura, paura per lui.
No, no, no, no. Forse era paura di lui.
Dannazione, era preoccupata per lui.
Aveva paura che quei tizi gli avrebbero fatto del male, che lo avrebbero ucciso.
Amber doveva fare qualcosa. Maledetta bidella, lei e le sue storielle.
 
 
«Hey Am, co-»
«Beth, ti prego, dimmi che stasera Liam ne organizza una delle sue.»
Amber aveva un maledetto bisogno di divertirsi, di bere e di ubriacarsi, di dimenticare tutta quella strana storia dell’orrore.
«Wow, leggi nel pensiero per caso? Stavo giusto venendo a chiederti se potevi accompagnarmi.» rise Bethany.
«Si, si e si. Passami a prendere alle nove e mezza, ci sarò, voglio divertirmi, voglio ubriacarmi, voglio ballare.» disse decisa la rossa.
«Così ti voglio amica mia, allora ci vediamo stasera. Devo rimanere tutto il pomeriggio qui, sai, punizione.»
Per Bethany Smith la detenzione era uguale a svago e divertimento. Era forse la lezione più divertente a cui lei partecipava.
«Beh, allora buon divertimento.» Amber la seguì nel ridere.
 
 
***


A: Amber
Da: Beth
‘Am, tra venti minuti sono da te.’
 
A: Beth
Da: Amber
‘ Tranquilla, sono quasi pronta. A dopo.’
 
Quella sera Amber non aveva ancora visto Zayn, non era ancora rientrato a casa.
Non era preoccupata.
«Avanti Amber, stanotte ci si diverte.» si disse tra sé.
E infatti quella notte Amber non badò all’eleganza, ma alla trasgressione.
Un corpetto nero e rosso fasciava il suo busto, dei leggings attillati le ravvivavano le curve e delle scarpe tacco dodici la rendevano molto più alta. Aveva legato la chioma rossa in una coda alta, i capelli non le avrebbero dato fastidio mentre ballava o beveva. L’ombretto nero risaltava i suoi occhi azzurri e il rossetto rosso dava forma alle sue labbra poco carnose.
«Amber Marie Green, sei davvero uno schianto.» affermava guardandosi davanti allo specchio.
Già, Marie era il suo secondo nome, lo odiava. Ma nessuno lo sapeva, escluse le professoresse, i suoi genitori e, naturalmente, Beth.
 
Parlando dei suoi genitori, stavano a Dublino, e lei era nata lì, altra cosa che in pochi sapevano vista la sua riservatezza.
Nicholas James Smith, comunemente Nick, era il padre che tutti avrebbero voluto avere, generoso, altruista e comprensivo. Era stato lui a decidere di far studiarla figlia a Londra, voleva il meglio per lei, e infatti Amber non aveva mai esitato a deluderlo.
Barbara O’Connell, nonché sua madre, era la classica mamma irlandese, sempre preoccupata per la sua bambina fuori nazione. E con Amber si sentiva quasi tutti i giorni, si volevano un bene dell’anima.
  
Pochi minuti dopo, il citofono trillò. Beth era arrivata con cinque minuti di anticipo, evidentemente la mora non vedeva l’ora di andare a trovare il suo ragazzo, o come lo chiamava Amber, il suo scopamico.
La rossa, prima di scendere, decise di lasciare un post-it attaccato alla mensola dell’entrata.
 
‘Sono fuori, chiudi a chiave quando arrivi. Notte.
xx -Amber.’
 
 
«Eccoti finalmente, sei davvero uno schianto Am.»
ecco Beth, capelli neri corvino ribelli, vestito attillato arancione, tacco a spillo dodici pieno di brillantini, voleva proprio farsi notare.
«Dio, anche tu sei splendida.» disse Amber sincera.
«E il tuo amico?» chiese Beth.
Amber si sentì morire dentro. Era come se un vortice avesse preso tutto ciò che si trovava nel suo stomaco, nel suo intestino, nella sua testa, nel suo cuore.
«Ehm, non so dove sia, non è ancora rientrato.» disse lei con poca voce.
«Andiamo bella rossa, quando mai te ne è importato? Su, stasera si dimentica tutto.» rese più tono all’ultima parola.
Tutto.
Beth aveva ragione.
Quella sera avrebbero dovuto dimenticarsi entrambe di tutto, specialmente Amber.
 
 
Le canzoni remixate a casa Payne risuonavano dappertutto. La gente era ormai sbronza dalla testa ai piedi. L’odore di alcol, sudore e marijuana occupava l’aria. C’erano ragazzi e ragazze in ogni angolo della casa, chi sdraiato e sudato fradicio, chi era in preda a preliminari intensi, chi ballava ormai incosciente di tutto, chi beveva direttamente dalle bottiglie di vodka alla frutta e Jack Daniel’s.
Amber e Beth erano al centro della pista da ballo, nonché il salotto, fumavano come turche, si strusciavano con chiunque passasse davanti a loro, erano ormai andate.
 
«Uh, amo questa canzone! Balliamo.» era Amber che parlava e che ormai era intenta a ballare sulle note di Summit di Skrillex.
I suoi movimenti erano così sensuali da fare andare in palla tutti i genitali dei maschi lì presenti, Beth intanto la guardava appena, mentre era “impegnata” con Liam.
Amber si era dimenticata di tutto, dei criminali, di Bradford, della casa e di Zayn.
 
Ma lui non si era dimenticato di lei.
 
Infatti la guardava ballare e trovava tutto ciò davvero eccitante.
Già, a quanto pare il moro era amico di Liam Payne e sapeva di questa festa.
Deciso, Zayn si diresse da lei, lasciando la mano della rossa che aveva portato con sé, ormai ciò che l’attirava era ben altro. Amber aveva perso la cognizione di tutto, però lo riconobbe.
 
«Guarda guarda chi si vede.» parlò Zayn.
«Zayn? Ciao tesoro mio, dove siamo? A Las Vegas? Amo Las Vegas, ho sete.» la rossa era ubriaca, anche il ragazzo lo aveva capito.
«Andiamo a casa Green, sei ubriaca fradicia.»
«Ubriaca? Io? Pft, che dici. Forse ho bevuto un bicchiere di vodka, due, tre.. o forse una bottiglia.» iniziò a ridere lei.
Zayn la guardava.
Amber lo guardava e, nonostante non capisse più niente, si fiondò su di lui e iniziò a baciarlo con foga.
Lui non si staccò, anzi, era ormai preso dalla situazione. Sentiva la vodka, il fumo e menta, mentre lei iniziò a usare la lingua. Lui la sollevò da terra e le mise le mani sui glutei, continuando a baciarla.
Ad un tratto lei si staccò.
«Piano signorino Malik, che ne dici se continuiamo a casa?» disse lei, trovando tutto troppo eccitante.
 
Il moro la seguì, insieme uscirono dalla casa e, pochi isolati dopo, si ritrovarono davanti al loro appartamento. Lei cercò immediatamente le chiavi ed aprì il cancelletto, poi presero l’ascensore e lì ricominciarono a baciarsi, tutti e due appassionatamente. Arrivarono davanti al portone, il moro lo aprì con le chiavi di lei e si chiuse la porta alle spalle con un piede. Ecco che lei iniziò a sfilarsi il corpetto, mentre lui le baciava il collo. Erano così presi che non si accorsero di alcune voci sotto di loro.
 
«E’ qui che quel bastardo dovrebbe stare, ora finalmente Zayn Jawaad Malik la pagherà cara.» disse una voce.
Immediatamente Zayn si staccò dalla ragazza.
Lui aveva riconosciuto quella voce, lui sapeva chi era, erano in pericolo.
Una flebile imprecazione scappò dalla bocca del moro.
Prese le distanze dalla rossa, che ancora lo teneva con le braccia dietro il collo, e decise di fuggire dalla finestra. Ma quando si girò un attimo e vide Amber sdraiata per terra ormai  incapace di riconoscere qualsiasi cosa, rifletté e decise di non poterla lasciare lì da sola, avrebbero potuto torturarla per farla parlare oppure l’avrebbero direttamente... no.
Ormai anche lei era in pericolo.
 
«Cazzo Amber, vestiti, dobbiamo andarcene da qui.» esclamò lui passandole i vestiti.
Amber era ancora troppo sbronza per capire cosa stava succedendo, così Zayn la prese in braccio e insieme si buttarono dalla finestra sul retro della palazzina, per fortuna che la bionda abitava al primo piano.
Lì era parcheggiata la Jeep di Zayn, così prese il ragazzo le chiavi e sgommò con Amber che si era addormentata sui sedili posteriori.
 
«Dobbiamo andarcene lontano da qui, o moriremo tutti e due.» disse Zayn, sapendo che la rossa non poteva sentirlo.
 
Erano ufficialmente sulla strada diretta alla morte. 

MY SPACE.

Ehiiiii. 

Sono tornata con un nuovo capitolo, spero vi piaccia.

Buon anno a tutti. 

Alla prossima. 

twentyfive ➳ z.m.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora