Just The Way You Are

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«When I see your face,
There’s not a thing that I would change,
 Cause you’re amazing,
Just the way you are.»
Just The Way You Are – Bruno Mars.

 
 
 
Bip, bip.
 
«Rispondi Zayn.»
 
Bip, bip.
 
«Dai, rispondi.»
 
Bip, bip.
 
«Cazzo Zayn.»
 
Hey amico, sono Zayn, lasciami un messaggio, appena posso lo riascolto.
 
«Vaffanculo, vaffanculo.»
 
Era l’ottava volta che Amber provava a chiamare Zayn, ed era l’ottava volta che rispondeva la segreteria.
 
«Dove cazzo lo hai questo cazzo di cellulare del cazzo?» la rossa ormai era arrabbiata dalla punta dei capelli a quella delle dita dei piedi.
 
«Vorrei averti davanti e tirarti un bel pugno dritto in quel tuo faccino da fagiolo magico.»
«Cazzo Zayn, ti odio, ti odio, ti odio.» e tirò un pugno dritto sullo stipite della porta della cucina.
 
All’improvviso sentì le nocche gelare e vide del sangue uscire dalla spaccatura.
 
«Merda, tutte a me devono capitare? Che cazzo ho fatto di male? Porca puttana.» urlò lei ormai al culmine della rabbia e della sottopressione.
 
«Con chi ce l’hai oggi, principessa?» sentì una voce che la chiamava da dietro, la sua voce.
 
Si girò cautamente e vide il riccio appoggiato al bancone della cucina, dove tutte le mattine i tre facevano colazione, come nei telefilm americani.
Peccato che quello non fosse un telefilm.
 
«Con nessuno.» rispose fredda lei.
 
«Sicura di stare bene? Mi sembri piuttosto strana oggi.» domandò lui infilandosi una mano nei suoi ricci morbidi e voluminosi.
 
«Nessuno ha chiesto la tua opinione, Styles. E ora puoi anche andartene, grazie.» affermò la ragazza, guardandolo con un’acidità che poteva benissimo essere intuita negli occhi e incrociando le braccia a mo’ di so tutto io.
 
«Mh, siamo alquanto acidi oggi, non direi? Hai mangiato per caso uno di quegli yogurt che hai trovato nel frigo? Sai, mia sorella non tende a buttare le cose scadute.» rise.
 
Intanto Amber lo ignorava completamente, continuando ad osservare il cellulare impaziente.
In quel momento Styles e le sue battute squallide potevano benissimo andare a farsi fottere. Pensava a ben altro in quel momento:

Dov’è Zayn? 
Perché non risponde al cellulare?
Gli sarà successo qualcosa?
Perché non richiama?
Perché mi sto preoccupando per lui?
Che mi sta succedendo?
 
«Chi stai chiamando da tre quarti d’ora, rossa?» la interruppe Harry.
 
«Nessuno che ti possa interessare.»
 
«Dammi il cellulare.» disse lui.
 
«Fai davvero Styles? No, dici sul serio? Questa è la miglior battuta che hai fatto in cinque giorni di  convivenza.» scherzò Amber, facendo finta di sbellicarsi e tenendosi la pancia per le troppe risate.
 
Il ragazzo si avvicinò di più a lei, che nel frattempo smetteva di fingere di ridere a crepapelle vedendolo davanti a lei.
«Non era uno scherzo, Amber.» affermò il riccio «Dammi quel cellulare, ora.» quella richiesta fece scomparire il sorriso fasullo che Amber aveva stampato in faccia.
 
«Vediamo se ti è chiaro, razza di idiota, io non mi faccio ordinare nulla da nessuno, specialmente da un tipo strambo che conosco a malapena da meno di una settimana e che mi sta pure sulle palle. Hai capito o devo farti un disegnino?» se prima la rossa era nervosa, in quel momento era davvero davvero incazzata.
 
A quel punto, Harry la spinse contro la parete. Cominciò a lasciare una scia di baci umidi sul collo della ragazza, mentre lei cercava di allontanarlo con tutta la forza che potesse avere in corpo. Arrivato all’attaccatura dei capelli, il riccio si avvicinò all’orecchio della ragazza e si fermò.
 
«Cara Amber, non hai capito ancora come funzionano le cose con me, vero? Non devi fare la bambina cattiva, specialmente con Harry Styles, dovresti averlo capito. Altrimenti non finisce bene, non finisce bene.» disse sussurrando alla ragazza, intonando e ripetendo le ultime tre parole «Perciò, ora dammi quel cellulare e non parliamone più.» finì.
 
La ragazza tremava, teneva la testa alta e gli occhi chiusi. Non capiva il comportamento del riccio, fatto sta che le faceva paura.
Amber Green aveva paura, già.
Così, per la sua sicurezza e per quella di Zayn, diede il cellulare ad Harry e, quando lo vide allontanarsi dal suo corpo, tirò un sospiro di sollievo e si gettò a terra, con le mani fra i suoi lunghi capelli biondi.
Harry, intanto, si sedette su uno degli sgabelli presenti in cucina e iniziò a trascinare le dita sull’iPhone della ragazza. Usava il pollice per andare avanti e indietro sulla schermata delle chiamate, mentre con le altre dita reggeva il cellulare e toccava la rigida cover di Amber. Una semplice cover nera e su di essa era stampata una frase.
 
“Cause you’re amazing, just the way you are.”
 
Just the way you are, Bruno Mars.
Era una delle canzone che era ormai abituata ad ascoltare nei suoi momenti no, ecco. Solo il suo Bruno, con quelle parole, riusciva a tirarle su il morale e l’autostima. Certe volte, quando era a casa sua, sul suo lettone morbido, si levava le cuffie dell’iPod e pensava a quanto potesse essere inutile la sua vita senza la musica. Come le piante senza l’acqua, come lo shampoo senza il balsamo, come il pane senza la nutella, come Londra senza Starbucks, come la Terra senza persone. Inutile e inesistente. In fondo, grazie alla musica, le persone hanno imparato a divertirsi, a ballare, a cantare, dalla musica seccante del Medioevo alla electro-pop di adesso. Senza la musica, il mondo sarebbe una noiosa sfera che gira, piena di gente depressa e triste.
 
«Zayn, Zayn, Zayn, Zayn. Che cazzo cerchi da lui?» chiese Harry infuriato.
 
«Non te ne deve importare nulla, hai capito?» rispose Amber.
 
«Che c’è, ti piace eh?» esclamò.
 
«Okay, ho cercato di essere ragionevole, ma niente. Mi hai davvero rotto il cazzo, tu e i tuoi modi balordi e incoscienti di fare, perché sì, sei una persona spregevole. Non devi permetterti assolutamente di farti i fatti miei o di impicciarti in cose che non riguardano te e la tua vita da puttaniere. Devi smetterla di crederti il dio dell’universo, facendo così non sembrerai altro che un asociale sfigato, senza amici. Smettila di seguirmi e di  prenderti certe confidenze con me, io non ti conosco, non so chi sei, so solo il tuo nome, Harry Styles. E chiunque oserebbe dirmi questo nome ora, vuole vedermi piena di ribrezzo negli occhi. Sì Harry, mi fai ribrezzo. Tu, i tuoi atteggiamenti, la tua casa, la tua vita. Io non ne posso più. E sì, cercavo Zayn, proprio per dirgli che stasera ce ne andiamo, mi hai sentita? Stasera andiamo via.» Amber sbottò, non riusciva più a tenersi dentro tutta quella verità, e se prima cercava Zayn per dirgli altro, in quel momento voleva solo chiedergli di cambiare aria.
Strappò il cellulare dalle mani di Harry, che rimase stupefatto dal discorso della rossa, e corse in camera sua. Avrebbe iniziato a raccattare le sue cose dagli armadi, Zayn avrebbe capito.
 
Intanto Harry cercò di riflettere su tutto ciò che la ragazza gli aveva detto pochi minuti prima, davvero le dava quell’impressione? Poi realizzò che Amber aveva detto di partire quella sera stessa, quella sera.
Sfilò subito il suo cellulare nero dalla tasca dei jeans scuri e compose velocemente quel numero che ormai sapeva a memoria.
 
‘Jack, sono Harry.’
‘Styles, che c’è?’
‘Partono stasera, non abbiamo tempo da perdere.’
‘Davvero? Beh, se è così, vai al pub e raduna tutti, stasera ci divertiamo.’
Bip, bip, bip.
 
«Già, Harry. Stasera ci divertiamo.» ripetè lui, alzando lievemente le labbra.
Prese le chiavi di casa e uscì dal portone, chiudendolo a chiave. La rossa non sarebbe uscita.
 
 
 
 
«Amber? Apri cazzo.» Zayn era davanti allo zerbino di casa Styles, per metà sotto la pioggia, per metà coperto dalla piccolo tettoia sopra il portone.
 
«La porta è chiusa a chiave, Malik. Come vuoi che la apra?» rispose la rossa dall’altra parte del portone.
 
«Aspetta, ho un’idea. Va’ ad aprire la finestra della cucina.» ordinò il moro.
 
La ragazza corse subito in cucina e spalancò la finestra, lasciando che le fitte goccioline di pioggia entrassero dentro. Aguzzò la vista e vide un ragazzo alto che correva sotto il diluvio.
 
«Svelta Green, aiutami.» Amber lo prese per un braccio e lo aiutò ad entrare.
 
«Si può sapere dov’eri, Malik? E’ quasi tre ore che ti chiamo.» chiese Amber mentre cercava di chiudere la finestra senza bagnare il pavimento.
 
«Perchè mi cercavi?» rise lui, ma appena vide la faccia arrabbiata della rossa continuò a parlare «Okay, okay, calma. Stavo solo scherzando. Il fatto è che avevo il cellulare scarico e mi si è spento all’improvviso. Dov’è Harry?» mentre il moro dava spiegazioni ad Amber, i due avevano raggiunto la loro camera e il ragazzo stava indossando vestiti asciutti.
 
Pronunciato quel nome, la ragazza sentì un vuoto dentro. «Harry.» ripetè. «Harry è uscito, credo.» ammise la ragazza, non aveva intenzione di raccontare a Zayn ciò che era successo una mezz’ora prima. Però doveva avvertirlo, dovevano andarsene da lì, e subito.
 
 
 
«Sicuro Styles? Se stavolta non riusciamo a farlo fuori, finisci male anche tu.» eccolo.
«Sicuro. Zayn Malik ormai è un morto che cammina, parola mia.»
 
 
 
 
 
«Amber, vuoi svegliarti?» gridò Zayn, interrompendo il flashback della rossa, che intanto assunse una faccia preoccupata. «Green, ti senti bene?» chiese lui, vedendola in quello stato.
 
Amber si stese sul letto, con le mani prese a massaggiarsi le meningi. Il moro, ad un tratto, notò i vestiti della ragazza sul pavimento e un borsone che si intravedeva da sotto il letto. A quel punto, la guardò interrogativo, chiedendole spiegazioni. La rossa prese un sospiro di sollievo e, dalla sua posizione a pancia in su, si sedette sul morbido materasso.
 
«Zayn, dobbiamo andarcene. Non sei più al sicuro qui.» disse soltanto.
 
«Amber, ma che…» non fece in tempo a finire la frase che la ragazza lo precedette.
 
«Tu, la tua vita, sei in pericolo... Harry.»
 
«Harry?» chiese di rimando.
 
«Harry.»
 
 
 
 
«Hey Zayn, abbiamo incassato altre settecento sterline.» ammise la rossa.
«Tu sei pazza.» rispose lui.
«Mi sa che qui, il pazzo sei tu.
 Chesire? Che accidenti andiamo a fare nel Chesire?»
«Vuoi dormire gratis sotto un tetto, Green?»
«Ovvio.»
«Allora andiamo nel Chesire, d’accordo?»
«Puoi dirmi almeno chi è?»
 Il moro prima di dare una risposta sorrise. Già, sorrise.
«Harry.» disse solo.
«Harry?» ripetè lei.
«Harry.» continuo.

twentyfive ➳ z.m.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora