Elsa
Schivo la pugnalata che stava per colpirmi sul fianco destro.
Riesco a rubare il coltello dalla mano del mio aggressore e bloccarlo a terra, senza tanto sforzo.
Sono sempre più scarsi...
Ormai fanno tutti le stesse mosse, che quasi sono prevedibili.
Sta diventando noioso combattere contro i soliti cacciatori inesperti.
Gli taglio la gola con il suo stesso coltello e mi fiondo contro il secondo "cacciatore".
Appena nota che la mia attenzione non è più incentrata sul suo compagno, ma su di lui, inizia a scappare con una faccia terrorizzata.
E io dovrei rincorrere un idiota che non ha neanche le palle di affrontarmi?
No, grazie.
Esco da quella che sembra essere una caserma abbandonata che sta quasi per cadere a pezzi.
«Hai trovato qualcosa?!» mi chiede Silver, scattando, vedendomi tornare.
«Solo tre idioti che si sono improvvisati cacciatori.» sospiro, indossando gli occhiali da sole.
«Li hai fatti fuori?» chiede, aprendo la portiera del passeggero.
«Due di loro, il terzo è scappato come un codardo.» rispondo, non curante della cosa, entrando in macchina.
«Non l'hai rincorso?!» chiede, spalancando gli occhi.
«No, Silver. Me ne sbatto le palle di un idiota che si improvvisa un cacciatore e appena c'è un irrilevante pericolo scappa a gambe levate.» il mio tono è aspro, violento, non che sia una cosa nuova...
«Elsa... tu non sei minimamente un irrilevante
pericolo.» mi fa notare, ridendo.
Alzo gli occhi al cielo, premendo sull'acceleratore della mia auto.
«Quando torni a casa?» chiede, guardando fuori dal finestrino, già abbassato.
«Il prima possibile.» dico, tenendo gli occhi sulla strada.
«Hai un fratello, giusto?»
«Si...»
«Siete molto legati?»
Cristo, parla troppo.
«Io non mi lego a nessuno Silver, lo sai.»
Avrei dovuto portarmi dietro Erik, almeno lui non mi fa l'interrogatorio ogni volta che apre bocca.
Sento la vibrazione del suo cellulare.
«È Alex, mi chiede come va e se dopo il nostro ritorno sei libera.» mi porge il telefono, facendomi vedere il messaggio.
«Deve smetterla di provarci...» ghigno, picchiettando le dita sul volante.
«Almeno devi ammettere che non si arrende mai.» ride.
«Dovrebbe farlo, non ha possibilità.»
Lo sento ridere in un modo irritante.
«Ma, tu almeno sei mai stata innamorata? O meglio, hai mai avuto dei sentimenti!?» il sorriso con cui me lo chiede mi irrita ancora di più.
«Lo sai, ho sentito che, chi si fa i cazzi suoi, campa cent'anni.»
«Sei sempre così pesante, da quando ti conosco non ti ho mai sentita ridere.»
Tra poco non riuscirà più neanche lui a farlo, sto per frenare e trascinarlo giù dalla macchina.
«Ridi solo con Erik.»
Le mie nocche sono bianche da quanto sto tenendo saldo il volante.
«Potresti ridere anche con me, lo sai? Potresti aprirti anche con me.»
Freno di scatto, facendogli quasi sbattere la testa contro il cruscotto.
«Silver forse non riesci molto bene a leggere tra le righe: non voglio parlare di me, non voglio ridere, non voglio sfogarmi con te e non sono affari tuoi se io ed Erik siamo legati.» ringhio, sporgendomi verso di lui con la rabbia che mi fuoriesce dalle orbite.
Non mi stupirei se mi stesse uscendo il fumo dalle orecchie.
«Ok, ok, sto zitto.» alza le mani in segno di difesa.
Respiro a fondo, cercando di calmarmi.
Ripristinato il respiro, premo l'acceleratore e riparto, pregando per lui che non riapra la bocca.
Sento il mio petto pesante, come schiacciato da qualcosa, sta succedendo di nuovo.
Mi porto una mano sotto il collo, respirando profondamente, il dolore scompare dopo poco.
Erik aveva ragione, non trasformarmi mi sta dando problemi; fino a un mese fa non non ne ho mai avuti e, non mi trasformo in lupo mannaro da tre anni.
Le mie rabbie represse mi stanno prosciugando e il mio "non trasformarmi" non sta aiutando.
Finalmente arriviamo a destinazione, all'Accademia militare che frequento da ormai cinque anni.
Sbatto violentemente la portiera dell'auto, uscendo da essa, devo scaricarmi.
Corro in palestra, indossando i guantoni da box.
Trovo Alex che tira pugni contro il pungiball.
«Ciao bellezza!» urla, allargando le braccia e avvicinandosi di pochi passi.
«Non ora Alex.» lo sorpasso, rabbiosa.
«Sei incazzata... strano, non succede mai.» ride.
Dopo un po' di pugni tirati alla cieca mi fermo, con il respiro affannato.
«Stai meglio?» mi chiede lui, che è stato tutto il tempo a fissarmi, seduto sulla panchina della palestra.
«No.» butto a terra i guantoni con rabbia, riprendendo fiato.
«Sai cosa ti serve?»
«Fammi indovinare, stai per dirmelo...» incrocio le braccia, alzando un sopracciglio.
Questo idiota, che devo ammettere, è anche molto sexy, crede sempre di sapere tutto, non lo sopporto.
«Ti serve contatto, Elsa.» si alza, girandomi intorno. «Hai bisogno di contatto fisico e hai bisogno di mani che ti tocchino, di calore.» dice, in tono teatrale.
«Tu hai bisogno di me.» si posiziona davanti a me.
«Io, bisogno di te?» chiedo, corrugando la fronte.
Non gli sono bastati i pali che continua a prendere, ogni volta che ci prova con me?
Silver aveva ragione, il coglione non si arrende.
«Allora, cerco di fartelo capire con parole chiare e semplici, così sono sicura che anche tu capisca: IO E TE NON AVREMO MAI UN RAPPORTO FUORI DAL LAVORO, CHIARO?» scandisco.
Forse la parola "rapporto" lo sta confondendo, credo non capisca bene la mia lingua.
«Non sai cosa ti perdi, Mccall.» ghigna, alzando i tacchi.
Domani torno a casa, voglio rivedere Noah, e Hayden.
Se n'è andata da Beacon Hills con sua sorella per il suo lavoro, ma un anno e mezzo fa lei è morta durante una retata.
Mio fratello e sua sorella erano grandi amici e ha promesso che si sarebbe preso cura di Hayden.
Tra pochi mesi avrà diciotto anni e potrà scegliere dove andare, cosa fare, con chi stare, io non mi opporrò e neanche lui.
So cosa significa perdere una sorella e se è per questo, anche una madre.
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QUELLO È IL PASSATO... -Theo Reaken-
FanficSe avessi saputo subito cosa si provava a baciarlo, la prima volta che l'ho visto gli avrei chiesto di scendere dalla mia auto e salire su di me... Prima storia (e fanfiction) che scrivo✌🏻 Scene 🔥