PARTE DICIOTTO

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Theo
Mi risveglio, accecato da una luce al neon sopra la mia testa.
È come se i miei occhi volessero rimanere sigillati.
Mi fa male il petto e, non lo so, sento che c'è qualcosa di diverso in me, qualcosa di nuovo.
Mi abituo piano piano alla luce, e mi alzo con una lentezza disumana.
Mi massaggio la nuca e, successivamente, mi accorgo di essere a petto nudo.
«Buonasera, bello addormentato.» una voce mi distrae.
«Noah, che ci faccio qui?» chiedo, guardandomi intorno.
Sembra una sala operatoria, ma molto meno attrezzata; in un certo senso mi ricorda il laboratorio del capo si Scott.
«Che cos'è l'ultima cosa che ti ricordi?» mi chiede.
Ci penso un attimo, avendo, per un istante, un vuoto.
«Elsa. Elsa e, un forte dolore al petto.» rispondo, toccandomi.
Ci sono ancora tracce di sangue, ma non ci sono segni.
Ho anche una grande macchia di liquido rosso sul fianco sinistro.
«Sono riuscito a sfilarti i proiettili di aconito, ma, avevano già preso le vene e si stava diffondendo velocemente.» mi informa.
«Sei vivo per miracolo Reaken, o per un angelo.» mi sorride.
Adesso anche lui inizia a chiamarmi per cognome?
«Che intendi dire?»
«Ora, sei un lupo mannaro a tutti gli effetti.»
Cerco di metabolizzare la notizia, anche se, lì per lì, non mi sembra del tutto credibile.
Poi, però, guardo la chiazza di sangue, situata sul mio fianco.
Mi hanno morso seriamente...
«Scott, mi ha morso, per salvarmi la vita?» chiedo.
Se fosse cosi, non sarebbe giusto entrare nel branco di Elsa.
La amo, ma Scott mi ha già dato in passato una seconda possibilità, alla quale, non credeva molto, ma ci ha provato.
«Non è stato Scott.» mi sorprende.
Se non è stato Scott allora, è stata...
«È stata lei?» chiedo, puntando i miei occhi azzurri su di lui.
Annuisce.
«Ha chiesto a Scott di farlo, ma era titubante, probabilmente per i vostri trascorsi, così Elsa si è incazzata. Io ho provato a fermarla, ma non ne ha voluto sapere.» abbassa la testa, incrociando le braccia.
«Hai provato a fermarla?»
Ha provato a far mare Elsa?
Così sarei morto...
«Non prenderla sul personale, ma prima di tutto, io ho pensato a lei. Tu non l'hai mai vista in quello stato, senza autocontrollo, senza una coscienza che le diceva di fermarsi... quella volta, le ho dovuto piantare un sonnifero nel braccio, lanciandolo da una distanza di venti metri.» il suo tono è basso, cupo.
Però, la domanda mi sorge spontanea.
«Perché gliel'hai lasciato fare?» domando, incuriosito.
Mi sorride lievemente. «Perché ha detto, testuale: "Non permetterò che muoia, io lo amo."»
Ha detto che...
«Ha detto che mi ama?» cerco di scendere dalla lastra di acciaio su cui ero sdraiato da un tempo a me sconosciuto.
«Si.» mi aiuta a scendere, tenendomi per un braccio.
Le domando sono tante:
Come ha fatto a trattenersi?
Adesso sta bene?
Il suo lupo interiore si è liberato?
È riuscita a controllarsi?
Come?
Ma c'è solo una domanda che riesco a fare:
«Dov'è ora?» chiedo, mentre mi lavo frettolosamente via il sangue dal petto e dal fianco.
«Sta dormendo, è in camera sua.» informa.
Il mio occhio cade sull'orologio, sono le 3 di mattina.
Vado verso la porta, ma appena tocco la maniglia Noah mi blocca.
«Aspetta!»
Mi volto verso di lui, con sguardo interrogativo.
Sospira e si appoggia con entrambi le mani alla lastra d'acciaio su cui io, poco prima era sdraiato.
«Tu la ami?» mi chiede.
Sospiro rumorosamente. «Io la amo più di ogni altra cosa al mondo, Noah e, ti giuro, che se mai qualcuno, dovesse mai provare a farle del male, io la proteggerò.» gli prometto.
«Va bene, ma lascia che ti dia un consiglio.» mi sorride, per poi scuotere la testa.
«Elsa non ha bisogno di protezione.»
Annuisco con decisione, per poi, uscire dall'infermeria, dirigendomi verso camera sua.
Apro piano la porta, senza farla scricchiolare più di tanto.
La vedo abbracciata ad un cuscino, di spalle, sulla parte destra del letto.
Sorrido a quella vista così bella.
Salgo sul letto, posizionandomi dietro di lei, avvolgendole la vita con le mie braccia muscolose.
Immergo la faccia nei suoi capelli neri, che sanno di buono, o di balsamo alla cannella, è uguale.
Mi sistemo comodo, sentendo il suo beato respiro.
Rimango in questa posizione per un po', avendo "dormito" abbastanza in precedenza.
Nonostante tutto, vorrei vederla trasformata.
Vorrei vedere i suoi occhi rossi, sexy e provocanti.
L'ho immaginata spesso in veste di alfa, anche se lo è sempre stata.
«Theo...» sussurra.
Si gira verso di me, appoggiando la fronte al mio petto, con forza.
«N-non morire, ti prego.» balbetta, spingendosi contro di me, rannicchiandosi.
Sta sognando...
Sembra una bambina di cinque anni, è così piccola, in questo momento, o almeno sembra.
Le accarezzo la testa, abbracciandola.
«Sono qui, piccola, non vado da nessuna parte.» le sussurro.
Non so da dove mi sia uscito il nome "piccola", forse per la situazione.
I suoi muscoli si rilassano, al solo mio contatto.
Sembra così indifesa in questo momento, ed è esilarante, perché, quando aprirà gli occhi, tornerà la sua solita corazza, che solo io, sono riuscito a sorpassare.

QUELLO È IL PASSATO... -Theo Reaken-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora