Gɪᴏʀɴᴏ ₉

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Sei sempre così altero, in quel tuo lungo spolverino chiaro che ti slancia e spicca nella folla: è davvero improbabile che non ti sia ancora accorto di qualcuno impegnato a osservarti spesso, di recente, ma è ancora più decisamente probabile che tu faccia finta di nulla. Un'alzata di spalle dal tuo metro e novantacinque, un movimento appena accennato mentre tieni le mani in tasca  e cammini solitario per le vie di questo paesino troppo poco importante.
Sei dipendente da quel gesto tanto quanto lo sono i fumatori incalliti dalla nicotina, sai?
Tu e il tuo fastidioso cappello incomprensibile con quei bizzarri decori dorati: mentirei se dicessi che mi piacciono, ma mentirei due volte se non dipingessi invece i tuoi occhi acquamarina. Dovresti mostrarli più spesso, sono profondi e fieri, mi ricordano il mare nelle sue tinte più limpide, accompagnate dalla bianca spuma delle onde nei ritmici istanti in cui lambiscono il bagnasciuga in territori esotici e lontani.
Pari non fare caso a niente, ma ormai so come sei fatto realmente. So che raramente ti sfugge un dettaglio. So che sei veloce. So che ti infastidiscono le persone inutilmente chiassose. So che non degni di uno sguardo nemmeno le giovani donne colte a lanciarti occhiatine ammiccanti.
Sorridi poco e, quando succede, semi celata dalla pacata dolcezza della maturità, s'intravede ancora un poco, di tanto in tanto, l'aria da sbruffone che tanto ti era cara anni fa.
Non vuoi dare nell'occhio, lo capisco da come passeggi indisturbato fra marciapiedi e piccole aiuole fiorite, eppure si vede da lontano un miglio quanto poco comune tu sia.
Ho speso molti anni a studiare la tua storia, tremendamente incuriosita dai reportage dei telegiornali egiziani di cui sei stato protagonista per mesi.
Non era tutto chiaro, anzi, quasi per nulla. Ho proseguito le ricerche, ho visitato l'America e persino condotto qualche indagine sulla Fondazione che ti copre le spalle in ogni occasione.
Non sei uno sprovveduto, ci siamo incrociati a qualche semaforo e se non rammento male anche in un famoso caffè di New York. Se non fossi come sono, mi avresti notata senza dubbio alcuno e ti avrei avuto alle costole prima di subito.
Ma a me manca qualcosa. Ed è questo il motivo per cui posso starmene relativamente tranquilla anche ora, mentre ti spio con questo tecnologico binocolo dalla mia stanza d'albergo e tu fai avanti e indietro davanti al portone d'ingresso.
Da qui, oserei dire che aspetti qualcuno con impazienza, caratteristica in genere ignota al tuo vocabolario personale. Eppure hai alzato il sopracciglio destro per un millisecondo, hai corrugato la fronte. E, purtroppo o per fortuna, la sottoscritta non è da meno quando si tratta di captare particolari.
Si tratterà del ragazzo alto con i capelli cotonati anche questa volta? Quello accompagnato dall'amico che sbraita e mi strappa sempre una risata, intendo. O, piuttosto, dell'anziano signore che culla sempre una stramba bimba con cuffietta e occhiali da sole? Gli sei affezionato. Molto. Lo vuoi nascondere ma è così.
'Click', fa la macchina fotografica quando il mio indice preme appena il pulsante di scatto, immortalandoti in una cornice quotidiana che potrà sembrare banale soltanto a sguardi profani. È un bel souvenir, devo convenire.
Manca poco al giorno segnato sul calendario da una X in pennarello rosso, così come manca poco al momento in cui potrò finalmente abbandonare un anonimo strumento da ornitologo a favore di una placida camminata all'aperto. Un passo indietro, uno avanti, chissà cosa porterà il Destino?
So per certo che la situazione sta per cambiare e tu ne farai inevitabilmente parte.

Venerdì 1O Luglio,
ore 5.OO a.m.
Hotel M.
Morio-Cho.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 10, 2020 ⏰

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𝐀 𝟑𝐎 𝐃𝐀𝐘𝐒 𝐍𝐎𝐓𝐄𝐁𝐎𝐎𝐊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora