1.Prologo

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Siamo anime schizzate
nel deserto all'improvviso
c'è un cartello che ci avvisa:
‘Benvenuti in paradiso’

[Negrita – Un giorno di ordinaria magia]

~
1. Prologo

        Non appena vide Malfoy sulla sua strada, poco più avanti nel corridoio, Harry s’irrigidì. Non rallentò certo il passo, limitandosi ad osservare l’incedere del biondo con fare cauto. Entro pochi istanti il suo sguardo venne ricambiato.
        La distanza che li separava, accorciatasi rapidamente a causa del loro procedere in sensi opposti, era ormai misera; sarebbero bastati pochi passi ed una manciata di secondi per colmarla. Eppure, l’occhiataccia che i due si scambiarono parve ad entrambi durare delle ore.
        Sino all’ultimo, Harry visse nella convinzione che l’altro si sarebbe fermato davanti a lui e che avrebbero iniziato una delle solite, inutili conversazioni ricche di provocazioni. Le sue aspettative vennero però smentite: con nonchalance, Malfoy fece un mezzo passo a destra, distogliendo lo sguardo e assicurandosi di tirargli una spallata.
        Il moro, sorpreso, reagì d’impulso e, voltandosi, fece: « Ehi! » Accanto a lui, Hermione e Ron, che fino a quel momento avevano parlato di cose poco importanti, lo imitarono girandosi a loro volta cercando di inquadrare la situazione.
        Il Serpeverde, che era solo, si fermò, ruotando appena il busto con fare altezzoso. « Che vuoi? » Ribatté cupo.
        Gli studenti che passavano di lì non esitarono a rivolgere qualche sguardo curioso al gruppetto di ragazzi che intralciavano il corridoio. Proprio sotto alcuni di quegli sguardi Harry, scocciato, sospirò appena. « Guarda dove vai, la prossima volta », bofonchiò, scontroso.

        Persino partendo da quell’approccio tanto banale, i due riuscirono a litigare e, provocandosi a vicenda, finirono addirittura col picchiarsi. Niente di troppo serio, ovviamente – erano stati fermati in tempo.
        Ciò che Harry aveva rimediato era stato un piccolo taglietto su una guancia. Una sciocchezza, in pratica, ma bruciava un po’, perciò convinse gli amici a fare una rapida tappa al bagno, così che potesse sciacquarsi il viso.
        « Devi piantarla di farti coinvolgere in queste rappresaglie con Malfoy », lo rimproverò poco dopo Hermione mentre camminavano a passo svelto verso l’aula di Trasfigurazione, preoccupati di arrivare in ritardo. « Non siete bambini, possibile che dobbiate sempre comportarvi come tali? »
        « Quello lì è insopportabile », borbottò Ron a bassa voce, appoggiando implicitamente l’amico.
        La ragazza sbuffò. « Lo so », fece, « infatti non dico che― »
        « La colpa non è di Harry, non puoi prendertela con lui », proseguì il rosso interrompendola, « è quel maledetto Furetto che non smette di darci fastidio ».
        Sospirando, la riccia riprese: « Stavo dicendo– non dico che tu non abbia ragione » rivolse lo sguardo al moro « ma credo che il tempo di questi giochetti sia finito ».
        Lui alzò leggermente le spalle, « È probabile, sì ». Tenne lo sguardo fisso davanti a sé, dando ragione all’amica senza nemmeno pensarci su.
        Il tempo dei giochetti era finito, era vero. Se però da una parte riconosceva a se stesso che quelle meccaniche non avrebbero dovuto ripetersi ancora, dall’altra non poteva fare a meno di pensare che quelli suoi e di Malfoy non erano affatto giochetti. Erano qualcos’altro, qualcosa che neanche lui sapeva definire, qualcosa che, per certi versi, c’era sempre stato e che gli sarebbe dispiaciuto perdere. Tante cose erano cambiate dopo la fine della guerra; quella no, era rimasta la stessa. Per assurdo, si sarebbe potuto dire che faceva parte del suo equilibrio.
        Sebbene fosse convinto di ciò, non disse niente a riguardo: era più che certo che, malgrado il tutto suonasse bene nella sua testa, esprimendosi a parole avrebbe finito con lo spiegarsi male e sarebbe pure sembrato parecchio strano. Per il resto del tragitto, quindi, a parlare furono solo gli altri due che, come al solito, battibeccarono tra loro.

* * *

        Nel frattempo, in un’altra parte di Hogwarts, un soggetto misterioso, oltre a risultare assente alla lezione alla quale avrebbe dovuto assistere, prendeva coscienza di un terribile misfatto avvenuto sicuramente nell’arco di quella mattinata.
        « Eppure l’avevo messo qui dentro », pigolava con disperazione, sfogliando per l’ennesima volta un testo scolastico. « Ci deve essere! »
        Ciò che cercava era un plico di pergamene; un plico non esageratamente voluminoso, ma decisamente importante. In quei fogli erano scritte cose tremende, argomenti che nessuno avrebbe mai dovuto trattare, parole che il soggetto misterioso aveva scritto di proprio pugno e che in quel momento avrebbe voluto non aver nemmeno pensato.
        Sfogliò anche le pagine di altri tomi, sparpagliò le poche pergamene che aveva trovato per ricontrollarle, riaprì il cassetto che aveva custodito a lungo tempo il plico almeno cinque volte nella speranza di vederlo ricomparire. Niente.
        Si detestò profondamente. « Perché l’ho portato via? » Bisbigliò tra sé e sé prendendosi il viso tra le mani, « nel cassetto era al sicuro! »
        Rabbrividì pensando a ciò che sarebbe potuto accadere se quei fogli fossero caduti nelle mani sbagliate.

» …

Angolo non autrice
Ed è qui che conincia il trash gente. Lo so, non si capisce molto all' inizio ma quando comincerete a capire la dinamica dei fatti sclererete cpme ho fatto io, ve lo assicuro. Vi prometto di postare presto. Tanto mi inpiega davvero zero lavoro😘 Un bacio grande e al prossimo capitolo

DRARRY//Le serpi non miagolanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora