32.Il Ballo

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Beatrice

Ho passato la notte in bianco.

Me ne rendo conto, solo quando le prime luci dell'alba iniziano a filtrare attraverso i vetri della portafinestra.

Ho passato la notte in bianco a guardare il mio riflesso allo specchio e a pensare a quanto sia stata stupida. E non solo ieri sera, ma per tutto questo tempo.

La verità - quella che ho agognato così tanto da parte di Umberto - era sempre stata davanti ai miei occhi, e io ho preferito credere che il problema fosse il non sentirmi dire da parte sua cosa provasse realmente. Invece il problema sono io. Perché mi sono fatta asfaltare dalle mie paure, ho fatto in modo che mi divorassero.

«Sono davvero una stupida.» Dico al silenzio della stanza. E dirlo ad alta voce, lo rende più reale e umiliante di quanto non lo sia nella mia mente.

Mi passo una mano sul viso, per l'ennesima volta da ieri sera. Da quando Umberto mi ha detto "Ti amo".
Perché Umberto mi ama, e questo non c'è bisogno di ripeterlo a voce alta per renderlo più reale. C'è una registrazione che lo dimostra.

La registrazione che ieri sera stessa, ho immediatamente inviato a Ilaria.
Avrei potuto aspettare e inviargliela questa mattina, ma avevo il disperato bisogno che lei mi dispensasse uno dei suoi preziosi consigli. Speravo che mi illuminasse su cosa fare per risolvere il casino che ho combinato. Ma non mi ha ancora risposto; non ha neppure ancora visualizzato il mio messaggio su WhatsApp. Perché presumibilmente ieri sera già dormiva, e adesso ancora non è sveglia.

E io ho passato la notte in bianco.

A guardare il mio riflesso, ad autocommiserarmi e a sentire in loop la suddetta registrazione. Giusto per farmi male a più non posso.

Guardo l'orologio rendendomi conto che normalmente a quest'ora sarei già in piedi a prepararmi per la scuola. E immediatamente mi ricordo che ho ancora l'ultima interrogazione di biologia, oggi. E che stasera c'è il ballo. E che io ho solo la forza - ma soprattutto la voglia - di piangere restando a letto.

Non faccio neppure in tempo a pensarlo, che gli occhi mi si riempiono di lacrime e sono costretta ad alzare il viso per evitare di scoppiare proprio ora, che non ho tempo da perdere.

Così quando questo momento passa, faccio per alzarmi e andare in bagno.
Rigorosamente con il telefono alla mano, perché non si può mai sapere che Ilaria si svegli, e ascoltando la registrazione vocale mi risponda.

Ansiosa, quando entro in bagno per rinfrescarmi, vado sulla sua chat e controllo se è online. Non lo è, ma il mio è stato un grave errore; perché la registrazione è proprio davanti ai miei occhi e io non posso fare a meno di pigiare di nuovo sul tasto play.

La prima cosa che sento, sono alcuni rumori, poi la mia voce ovattata e quasi agitata; dopodiché dico a mia madre che scendo giù e che non ci metto molto.

Dopo questi primi secondi, decido di passare avanti. Perché sono in ritardo, e perché la parte che mi interessa sentire è collocata al minuto 14:56.

Quindi trascino il mio indice sul cursore fino a quel punto, poi faccio un respiro profondo e lo lascio andare.

Quella che si propaga nelle mie orecchie, è la voce di Umberto Loffredi, che con rabbia mi urla contro: «Sì. Ti amo, cazzo!»

Poi ci sono alcuni secondi di totale silenzio. Fruscio. E ancora: «Ti amo, cazzo.» Detto con tutto l'amore che lui riesce a esprimere.

Ho lo spazzolino tra le mani e dentro di me, la voglia di sentirlo ancora.

Così, nuovamente poggio il polpastrello del mio dito indice e lo riporto al minuto 14:56, poi - di nuovo  - lo rilascio.

Umberto che mi dice ti amo con rabbia. Umberto che me lo ripete con amore.

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